A favore o contro? La misteriosa posizione del governo su Flixbus

Luciano Capone

Nessuno riconosce la paternità dell’emendamento contro i bus low cost. Boccia: “C’è il parere favorevole del ministero”

Roma. C’è grande imbarazzo per la nuova norma anti Flixbus approvata in commissione Bilancio. Non parla nessuno dei protagonisti della vicenda, tutti del Partito democratico, né l’onorevole Liliana Ventricelli autrice di una prima versione dell’emendamento approvato, né il deputato relatore della manovrina Mauro Guerra. Solo il presidente della commissione Bilancio Francesco Boccia spiega com’è andata. Così l’emendamento è formalmente figlio di madre e padre ignoti. Già una volta si era tentato di bloccare la multinazionale che offre autobus low cost con un emendamento al decreto Milleproroghe presentato da quattro deputati pugliesi del partito di Raffaele Fitto Conservatori e riformisti. Contro quella norma che avrebbe vietato Flixbus in Italia si era formato un fronte trasversale, capeggiato da Sergio Boccadutri del Pd, Andrea Mazziotti ex Scelta civica e il fittiano Daniele Capezzone, che aveva spinto il governo a salvare Flixbus in extremis con un intervento del decreto Enti locali. Sembrava una partita archiviata, con un blitz anti concorrenza di parlamentari pugliesi per favorire alcune imprese di trasporto locali sventato all’ultimo minuto.

 

E invece altri parlamentari pugliesi, stavolta del Pd, hanno fatto gol nei minuti di recupero, infilando la stessa norma nella manovrina. Il problema è che questa volta non si conoscono gli autori. In teoria dovrebbe essere Liliana Ventricelli, deputata pugliese di rito orlandiano, ma l’emendamento che che aveva proposto riguardava un altro tema, quello delle maggiori garanzie retributive e contributive per i dipendenti del raggruppamento d’impresa a carico della capofila (Flixbus). In ogni caso la sua proposta era stata accantonata dal relatore Guerra. Ma in serata accade qualcosa di sorprendente: l’emendamento Ventricelli ricompare riformulato e viene approvato. L’emendamento è lo stesso, il 27.24, ma il contenuto è completamente diverso anche se ne ricorda uno: è esattamente identico a quello fatto approvare mesi prima dai parlamentari pugliesi nel Milleproroghe e poi abrogato dal governo.

 

Ma cosa è successo nel frattempo? Chi ha proposto il nuovo emendamento? La Ventricelli, che ora preferisce il silenzio, in un primo momento a Repubblica ha scaricato le responsabilità sul relatore Guerra: “Lo ha riformulato e fatto approvare in Commissione a mia insaputa, al momento non ho avuto spiegazioni”. Ma questo non emergerebbe dal bollettino della seduta, visto che il relatore Guerra dopo aver accantonato l’emendamento non ha proposto alcuna riformulazione, su cui tra l’altro si era espresso in maniera fortemente negativa il governo attraverso il ministero dello Sviluppo economico. Scorrendo il resoconto della seduta l’approvazione sarebbe arrivata in extremis quando il presidente della commissione Boccia, pugliese di rito emiliano (Michele), “prende atto che il presentatore accetta la riformulazione dell’emendamento”. In realtà, però, come si vede la Ventricelli nega la paternità dell’emendamento riformulato e, secondo alcune testimonianze, non era più neppure presente quando è stato presentato nelle nuove vesti.

 

Non si capisce quindi, leggendo il resoconto, chi abbia riformulato il nuovo emendamento, che nei fatti è completamente diverso dalla sua forma originaria. Non la Ventricelli e neppure Guerra, che ha accantonato la prima versione senza chiederne una riformulazione.

 

Indiscrezioni parlano di un riunione infuocata nel Pd, in cui alla fine l’avrebbe spuntata il presidente Boccia, che alla fine, svela il mistero al Foglio con un colpo di scena: “Non c’è nessun mistero, la riformulazione è sempre del relatore – in questo caso Guerra – e c’è stato anche il parere favorevole del governo attraverso il viceministro Morando”. Lo stesso governo che aveva già abrogato l’emendamento anti Flixbus? “Non è un emendamento anti Flixbus, c’è stato dibattito serio in commissione, come quello che ha riguardato l’impatto del digitale sull’economia, da Airbnb alla Google tax. Ora il governo dovrà regolare un mercato dell’autotrasporto in cui un dirigente generale ha concesso all’improvviso una settantina di autorizzazioni”. Il sospetto, vista la provenienza degli autori di entrambi gli emendamenti, è che ci sia dietro la pressione di aziende pugliesi: “Non è così – dice Boccia – ma è vero che molte aziende di trasporti sono del sud, come è vero che le pressioni a favore di Flixbus vengono tutte dal nord”. In assenza di ulteriori interventi del governo – che prima a favore della concorrenza e ora, pare, contro – Flixbus rischia di nuovo di chiudere.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali