Hans Rosling alla World Bank, 8 giugno 2015

È morto Rosling, il “maestro dei dati” in lotta contro i pregiudizi pessimisti

Luciano Capone

L’accademico svedese era capace di meravigliare il pubblico semplicemente raccontando la verità

Roma. E’ morto a Uppsala dopo una lunga malattia Hans Rosling, medico, epidemiologo, accademico, statistico, divulgatore, ma soprattutto il “Maestro Jedi dei dati”. Rosling fa parte di quella piccola schiera di “ottimisti razionali” come Matt Ridley, Steven Pinker, Johan Norberg, che cerca di raccontare l’incredibile progresso economico, sociale e scientifico che ha attraversato il mondo negli ultimi decenni e che molto probabilmente continuerà nei prossimi anni. Ma rispetto agli altri Rosling era diverso – non tanto perché più che ottimista si definiva “possibilista” – ma soprattutto perché era il più bravo. Nessuno sa spiegare come sta cambiando il mondo attraverso i numeri come faceva lui, con così tanta semplicità e ironia. Le sue presentazioni pubbliche, facilmente reperibili su internet, su sono diventate popolarissime per la sua capacità di spiegare le statistiche sul benessere, sulla sanità e l’istruzione con oggetti di uso comune e soprattutto per le sue animazioni grafiche che descrivevano la trasformazione del mondo attraverso bolle che si spostavano nel tempo sugli assi cartesiani, raccontando il tutto con un’appassionante telecronaca degna di un grande evento sportivo.

 

Rosling era capace di meravigliare il pubblico semplicemente raccontando la verità, attraverso le statistiche ufficiali e i numeri delle banche dati delle principali organizzazioni internazionali sulla povertà, la sovrappopolazione, l’istruzione e la salute. La realtà è diversa da come la immaginiamo e, soprattutto, migliore di come la raccontano i media e i tanti profeti di sventura che ogni giorno ci dicono che “andrà sempre peggio” e che “si stava meglio una volta”.

 

Nelle sue conferenze Rosling poneva delle domande al pubblico per testare la conoscenza di alcuni fatti base: negli ultimi vent’anni la percentuale di poveri è raddoppiata, rimasta costante o si è dimezzata? Negli ultimi 100 anni il numero di morti a causa dei disastri naturali è raddoppiato, rimasto costante o si è dimezzato? E così via per le vaccinazioni, l’accesso all’istruzione, la fertilità. Solo una piccola quota di persone, tra il 5 e il 20 per cento, dava la risposta esatta, che in ogni caso era quella più positiva. “Gli scimpanzè, rispondendo a caso, fanno il 33 per cento. Sono tre volte più bravi degli svedesi!”, commentava Rosling. Secondo il medico-statistico il problema non era l’ignoranza, che è la condizione dello scimpanzè, ma i nostri pregiudizi e preconcetti, che ci fanno sbagliare più dei primati. Pensiamo che la maggior parte della popolazione globale viva in povertà, che i bambini non siano vaccinati e non vadano a scuola, ma non è così. Pensiamo che tutto va male e non ci rendiamo conto che molte cose vanno bene. “Non c’è niente di controverso, sono fatti che non si possono discutere: io ho ragione e tu hai torto”, rispose a un giornalista che metteva in dubbio alcune sue affermazioni.

 

Memorabile è la presentazione grafica attraverso cui ha raccontato com’è cambiata la distribuzione globale dei redditi: quarant’anni fa il mondo aveva due gobbe, i ricchi e i poveri, come la schiena di un cammello. Poi nel tempo la globalizzazione, con lo sviluppo della Cina, dell’India, dell’America latina e del medio oriente, ha fatto avanzare rapidamente la gobba dei poveri: “Ora il cammello e morto e viviamo in un mondo dromedario, con una sola gobba!”. Non meno affascinante è il racconto del miracolo della rivoluzione industriale attraverso la lavatrice, l’invenzione che ha liberato la donna da grandi fatiche e ha permesso di trasformare il tempo dedicato ai panni sporchi nella lettura di un libro: “Grazie industrializzazione, grazie centrali siderurgiche, grazie centrali elettriche. E grazie industria chimica che ci avete dato tempo per leggere i libri!”.

 

L’accademico svedese non è stato solo un bravissimo divulgatore, per una lunga parte della sua vita ha fatto il medico in Africa, in Mozambico, Congo e recentemente in Liberia per aiutare a sconfiggere l’ebola. E’ stato a Cuba per tentare di contenere un’epidemia, chiamato da chiamato da Fidel Castro, a cui ha spiegato che l’origine della malattia era l’economia pianificata che aveva imposto all’isola.

 

Era una persona che conosceva realmente le difficoltà del mondo e i drammi degli ultimi, ma era convinto che non è necessario ingigantire i problemi. Anzi, mostrare che si fanno grandi passi in avanti è il modo migliore per motivare le persone a risolvere i problemi.

 

Rosling ha mostrato che il pregiudizio pessimista non riguarda solo le persone comuni, ma proprio l’élite intellettuale. Nature ha raccontato che in un meeting di premi Nobel, il “Maestro Jedi dei dati” interrogò il pubblico di scienziati sulla speranza di vita media nel mondo. Delle tre opzioni solo un quarto indovinò la risposta esatta, 71 anni. Meno degli scimpanzé. Negli ultimi anni l’aspettativa di vita media del mondo è aumentata velocemente ed ora è molto vicina a quella del Giappone, il paese con il dato più elevato, 84 anni.

 

Hans Rosling è morto a 68 anni, giovanissimo.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali