Vincent Bolloré (foto LaPresse)

Cosa c'è dietro la guerra senza tregua tra Vivendi e Mediaset

Stefano Cingolani

Nessuna Opa sulla tv di Fininvest, allo stato attuale, niente fusione dei tre gruppi; l’intenzione è quella di creare un’alleanza strategica, mantenendo la reciproca autonomia

Roma. Silvio Berlusconi non lascia dubbi: la scalata è ostile e la famiglia è compatta. Ma anche in Fininvest si chiedono che cosa voglia realmente Vincent Bolloré. Perché ha sferrato proprio adesso l’attacco aperto a Mediaset, dove si fermerà, sarà guerra o pace? Rispondere non è facile e gli uomini che conducono le operazioni tacciono o cercano di spostare il tiro. Ma dalla stanza dei bottoni parigina arriva un messaggio tolstoiano: sarà guerra e pace. Ormai in possesso di un quinto delle azioni, come annunciato, Vivendi può negoziare una tregua, poi comincerà la vera trattativa per chiudere il triangolo con Mediaset e Telecom. Nessuna Opa sulla tv di Fininvest, allo stato attuale, niente fusione dei tre gruppi; l’intenzione è quella più volte trapelata: creare un’alleanza strategica, mantenendo la reciproca autonomia. Bolloré diventa così il trait d’union azionario, Vivendi il nocciolo duro del progetto Euroflix, quel polo che dall’Europa latina (Francia, Italia e Spagna) sfida i colossi americani. C’è chi dice che la settimana scorsa sia stato Rupert Murdoch a increspare le acque facendo trapelare che circolava un pacchetto di azioni Mediaset in attesa di compratore. Berlusconi, prima dell’infarto che ha messo in pericolo la sua vita, nel pieno dello scontro con Vivendi sulla sorte di Premium, aveva di nuovo contattato il magnate australiano. “Lo Squalo”, però, secondo alcune fonti, voleva acquistare la pay tv per chiuderla e in ogni caso offriva un prezzo troppo basso.

 

 

Adesso l’attenzione di Murdoch è concentrata sul riassetto del proprio gruppo, fondendo Fox con Sky, all’insegna del matrimonio tra contenuti e contenitore. La convergenza a lungo inseguita sta diventando più matura grazie alle nuove tecnologie. E proprio i colossi americani si muovono con grande rapidità, come dimostra il negoziato tra Time Warner e At&T. La partita si gioca sul 4K, cioè il digitale ad alta definizione, quattro volte superiore al full HD, per usufruire in pieno delle sue potenzialità, ci vuole la fibra ottica o il satellite. Anche in Francia tutto corre in fretta. Orange, il primo operatore telefonico, è interessato a Canal +, la pay tv che perde euro in quantità e della quale a questo punto Vivendi si libererebbe volentieri. Non solo. Il principale concorrente, Patrick Drahi con la sua Altice, ha lanciato la sfida sui contenuti, offrendo otto canali di intrattenimento televisivo su Sfr, il secondo operatore telefonico controllato dallo stesso Drahi. A questo punto, Bolloré ha pensato di rispondere all’offensiva domestica muovendo le pedine italiane e ha rotto lo stallo in atto fin da luglio, quando era saltato l’accordo per l’acquisizione di Mediaset Premium. Secondo una ricostruzione di fonte borsistica, la decisione di partire all’attacco è stata presa domenica scorsa, una volta soppesati i risultati del referendum e i suoi effetti sugli equilibri politici italiani. Bolloré è convinto che Berlusconi sia oggi più forte; è rientrato comunque in gioco da protagonista e ciò a suo avviso favorisce il progetto Euroflix, al di là degli scossoni momentanei.

 

E’ con Silvio che il finanziere francese vuol trattare, considerandolo un uomo moderato il quale intende assicurare un futuro al proprio gruppo. Bolloré mette le mani avanti: sarà il secondo azionista di Mediaset, un socio industriale che fornisce strategie e denari da investire, senza insidiare il controllo in mano a Fininvest (con i diritti di voto ha quasi il 40 per cento). Certo, è entrato in casa con una effrazione, ma gli affari sono affari. In più, è rimasto scottato sia da Pier Silvio sia, anzi soprattutto, da Marina: la lettera al Corriere della Sera pubblicata il 29 luglio, nella quale parlava la presidente di Fininvest di “capitalismo cannibalesco”, lo ha profondamente ferito e offeso. A Parigi fanno notare che Vivendi aveva annunciato chiaramente le sue intenzioni. A Milano replicano che sono proprio quelle intenzioni (cioè rompere l’accordo di aprile, non acquistare più Premium, ma penetrare direttamente in Mediaset) ad aver fatto scattare la risposta. Mercoledì Fedele Confalonieri, incontrando alcune redazioni del gruppo per gli auguri, ha risposto per le rime: “Sarà dura, però ci difenderemo dalla scalata di Vivendi”, e non ha esitato a ripetere l’epiteto “cannibale” offrendone una interpretazione estensiva. “Non sarà facile”, ha affermato, sottolineando che “le aziende francesi tendono alla cannibalizzazione”. Mediaset dovrà abituarsi non solo alla “concorrenza esterna, ma anche a quella interna”.

 

E sarà necessario guardarsi da quel che “succede nei corridoi”. La concorrenza interna richiama immediatamente Telecom Italia e gli accordi che potrebbe stipulare con Canal +, o le coproduzioni che l’amministratore delegato Flavio Cattaneo ha annunciato nel settembre scorso. I corridoi fanno pensare a manovre oscure. Quanto a Silvio Berlusconi, ha risposto con una nota molto secca: “C’è la compattezza più assoluta della mia famiglia su un punto molto preciso: non abbiamo alcuna intenzione di lasciare che qualcuno provi a ridimensionare il nostro ruolo di imprenditori”. Il governo “monitora”, dice il ministro dello Sviluppo Carlo Calenda e giudica la scalata “inappropriata”, nei modi. Per il momento è solo guerra, nessuna tregua in vista.