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Russia e Iran affossano il vertice di Algeri sul petrolio

Gabriele Moccia
Il problema dei bassi prezzi del petrolio è geopolitico, non economico, e riguarda la guerra tra Riad e Teheran, che gode dell'appoggio di Mosca.

L'Iran butta nel cestino ogni speranza di raggiungere un accordo sul congelamento della produzione di greggio al vertice straordinario dell'Opec - il cartello dei paesi produttori di petrolio - in corso in queste ore ad Algeri. "L'Iran non è pronto a concludere un accordo sul congelamento della produzione. Raggiungere un'intesa in due giorni non fa parte della nostra agenda, abbiamo bisogno di tempo e di consultazioni più ampie", ha detto secco il potente ministro del petrolio della Repubblica Islamica. Bijan Namdar Zanganeh. L'ennesimo fallimento ha ripristinato le tendenze ribassiste del mercato: sul circuito elettronico i future sul light crude Wti hanno ceduto 63 centesimi a 45,30 dollari e quelli sul Brent arretrano di 70 centesimi a 46,65 dollari. Anche Goldman Sachs ha rivisto al ribasso le stime sui prezzi del petrolio per l'ultima parte del 2016 e ha messo in guardia sul fatto che l'offerta continuerà a essere superiore alla domanda . Gli analisti della banca hanno tagliato le previsioni per il quarto trimestre da 50 a 43 dollari al barile.

 

La mossa del regime degli ayatollah è frutto di una rinnovata alleanza energetica con la Russia e della guerra che ormai da mesi vede Teheran contrapporsi all'Arabia Saudita. Come ha spiegato bene il presidente dell'Ecuador, Rafael Correa, il problema dei bassi prezzi del petrolio è geopolitico, non economico, e riguarda proprio la guerra tra Riad e Teheran. "I due paesi giungono da posizioni differenti", spiega Jason Tuvey, economista per il Medio Oriente della società di consulenza Capital Economics. "L'Iran è stato soggetto a sanzioni sino a poco tempo fa, e sta godendo gli effetti di un ritorno degli investimenti e dell'aumento della produzione. Per non parlare dei nuovi contratti petroliferi che dovrebbero presto rilanciare l'appetito delle compagnie energetiche straniere. L'Arabia Saudita, di contro, fronteggia dolorosi tagli al bilancio". Il contrasto tra i due paesi è netto: l'Arabia Saudita farà i conti quest'anno con un deficit di bilancio pari al 13,5 per cento del Pil, contro quello inferiore al 2,5 per cento dell'Iran, stando alle stime del Fmi. Sempre secondo il Fmi, Riad avrebbe bisogno di prezzi al barile pari ad almeno 67 dollari per riportare il bilancio in pareggio; all'Iran basterebbero 61 dollari al barile.

 

Insomma il regime degli ayatollah può ormai approcciare i negoziati interni all'Opec esercitando la sua leva geopolitica e forte del rapporto con Mosca. Non è un caso che al meeting di Algeri, i primi ad essersi allineati alle scelte iraniane siano stati proprio i russi. Mosca ha infatti seguito a ruota l'Iran nella decisione di non partecipare alle riunioni algerine in una sorta di boicottaggio della linea presa dall'Opec a trazione saudita. Ma c'è di più. Il ministro russo dell'energia, Alexander Novak, ha detto che Mosca discuterà con Teheran la questione del "possibile coordinamento" sul congelamento della produzione petrolifera. Russia e Iran giocano, dunque, di sponda nel tentativo di orientare il mercato energetico verso i propri prodotti, consentendo a Mosca di rimettere un piede commerciale nel Golfo Persico, come dimostra il recente accordo tra il costruttore di navi russo Krasnye Barrikady e la compagnia iraniana Todc per la costruzione di cinque piattaforme offshore per l'esplorazione dei fondali del Golfo e la ricerca di giacimenti di petrolio e di gas.