Una soluzione? Quantitative easing via Cassa depositi e prestiti

Roberto Russo
Sdoganato l’intervento pubblico per risolvere (o tamponare) le crisi bancarie? Paradossi liberisti, vaccino anti bail-in, soluzione americana. Girotondo di idee.

Tra gli strumenti più immediati per frenare la speculazione sulle banche italiane, il nostro governo dispone di un’arma che a mio parere, data la situazione attuale, dovrebbe utilizzare: l’acquisto di azioni delle primarie banche italiane sul mercato secondario (Borsa), attraverso il Tesoro o la Cassa depositi e prestiti. In questo caso non si tratterebbe di aiuti di stato perché non ci sarebbe alcuna ricapitalizzazione, ma al contrario si tratterebbe di una difesa sistemica delle nostre banche da attacchi speculativi legati a ottuse simulazioni che stanno definitivamente minando la fiducia degli azionisti e del popolo dei piccoli risparmiatori. L’effetto potrebbe essere molto simile al “Quantitative easing” della Bce e sarebbe il modo migliore, in un sol colpo, per blindare il capitale delle nostre banche da attacchi di matrice estera e contestualmente per invertire il clima di scetticismo e sfiducia che regna tra gli investitori i quali, con il Tesoro in prima linea come azionista, sarebbero nuovamente incentivati ad acquistare azioni e obbligazioni delle nostre banche.

 

In questo caso eventuali esiti negativi degli stress test, non richiedendo obblighi di aumenti di capitale, neutralizzerebbero la speculazione ribassista che, al contrario, è già in azione a un mese circa dalla pubblicazione dei risultati degli stessi. Gli attuali azionisti non solo non subirebbero i danni di un’ennesima diluizione dovuta a nuove ricapitalizzazioni imposte da pressioni politiche e dalla speculazione, ma beneficerebbero dello scudo protettivo del nostro Tesoro legato all’acquisto sul mercato secondario di azioni e, in seconda battuta (se necessario), di obbligazioni.

 

Roberto Russo, Assiteca Sim

 

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