Come scricchiola l'unità di Confindustria

Alberto Brambilla
Il Consiglio generale di Confindustria ha approvato la "squadra" proposta dal presidente designato Vincenzo Boccia ma la frattura all'interno dell'associazione rimane.

Roma. Sembrano falliti i tentativi di mediazione per ricomporre la frattura tra correnti opposte all’interno di Confindustria. Nell’immediatezza dell’elezione del presidente designato Vincenzo Boccia il 17 marzo scorso alcuni sponsor della corrente avversa che sosteneva Alberto Vacchi avevano paventato una digregazione dell’associazione degli industriali in seguito alla sconfitta. Il presidente uscente Giorgio Squinzi aveva richiamato gli associati a ritrovare l’unità nella convinzione che le divergenze potessero ricomporsi con un compromesso politico in fase di nomina dei vicepresidenti e di distribuzione delle deleghe per il quadriennio 2016-’20, ovvero la "squadra" del presidente. Oggi il Consiglio generale di Confindustria ha approvato la squadra proposta dal presidente designato Boccia ma il successo non è cristallino dal momento che quelli che avevano appoggiato Vacchi (o non avevano votato Boccia) non hanno ottenuto (né voluto) incarichi.

 

Della squadra fanno parte 6 vicepresidenti elettivi: Giovanni Brugnoli, con delega al Capitale umano; Lisa Ferrarini, con delega  all'Europa; Antonella Mansi, con delega all'Organizzazione; Licia Mattioli, con delega all'Internazionalizzazione; Giulio Pedrollo con delega alla Politica Industriale e Maurizio Stirpe, con delega a Lavoro e Relazioni Industriali. A questi componenti si aggiungono i 3 vicepresidenti di diritto: Alberto Baban, presidente Piccola Industria; Marco Gay, presidente Giovani Imprenditori e Stefan Pan, presidente del Consiglio delle Rappresentanze Regionali. Il presidente designato mantiene per se' la responsabilità su alcuni grandi capitoli strategici, quali il credito e la finanza per la crescita, l'energia e le reti d'impresa. Per questo, farà capo direttamente alla presidenza la delega al Centro Studi che rappresenta uno snodo funzionale all'attivita' di coordinamento per la politica economica, intesa come politica fiscale e finanziaria, da un lato, e politica delle riforme e della semplificazione, dall'altro.

 

Boccia ha costruito una squadra di persone "di cui mi fido", ha detto durante la presentazione davanti ai delegati del Consiglio Generale. La squadra è passata con 107 voti su 157 votanti (il 68 per cento dei consensi). Boccia aveva superato Vacchi per 100 voti a 91 e la votazione odierna mostra che ha guadagnato solo 7 voti del Consiglio in più, probabilmente per lo spostamento della territoriale di Varese capitanata da Giovanni Brugnoli che ha ottenuto la delega al Capitale umano. L'assenza di 41 persone alla votazione – il Consiglio si compone di 198 elementi ma solo 157 si sono presentati all'appuntamento – è indicativa di una resistenza interna proveniente dalla corrente che aveva appoggiato Vacchi. Dei 157 votanti 37 sono contrari, 12 astenuti (con dichiarazione di non condivisione), e un voto nullo. I 90 delegati in dissenso – 37 contrari più i 12 astenuti e i circa 41 assenti – corrispondono numericamente ai voti che Vacchi aveva ricevuto alla contesa elettorale e che hanno negato il loro sostegno alla squadra Boccia.

 

[**Video_box_2**]Boccia è considerato un presidente in continuità con la macchina confindustriale: è stato sostenuto dalla stessa maggioranza che quattro anni fa elesse Squinzi, mentre la parte sconfitta è la stessa che appoggiò lo sfidante Alberto Bombassei, capo di Brembo. I capitalisti privati dell’associazione non sono riusciti, per la seconda elezione consecutiva, a rivaleggiare con una Confindustria che dopo l’uscita di Fiat nel 2012 ha spostato l’equilibrio verso le società statali che dispongono di un pacchetto determinante di una dozzina di voti in Consiglio attraverso i dirigenti nominati dal governo Renzi.

 

Le nomine nell'advisory board, organo consultivo introdotto dalla Riforma Pesenti e deputato all'elaborazione strategica che deve dare contributi sui temi prioritari dell'agenda economica, confermano la tendenza di Condfindustria a dare rilevanza alle imprese a partecipazione pubblica. I 16 membri dell'advisory Board sono: Francesco Caio (Poste), Francesco Gaetano Caltagirone (Caltagirone Editore S.p.A.), Gianfranco Carbonato (Prima Industrie), Elio Catania (Confindustria Digitale), Claudio De Albertis (Associazione Nazionale Costruttori Edili), Carlo De Benedetti (L'Espresso), Claudio Descalzi (Eni), Vittorio Di Paola (Astaldi S.p.A.), Luca Garavoglia (Campari), Edoardo Garrone (ERG), Claudio Gemme (Federazione Nazionale Imprese Elettrotecniche ed Elettroniche), Mauro Moretti (Finmeccanica), Mario Moretti Polegato (Geox), Giuseppe Recchi (Telecom Italia), Roberto Snaidero (Federlegno) e Francesco Starace (Enel).
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  • Alberto Brambilla
  • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.