Così Goldman Sachs asseconda la rivoluzione tecnologica in banca

Alberto Brambilla
Durante gli ultimi 147 anni Goldman Sachs ha gestito le vertiginose finanze di ricchi investitori. Ma adesso chiunque potrà sentirsi parte del giro giusto, visto che il gruppo bancario americano ha deciso di tuffarsi nel credito al consumo online.

Roma. Durante gli ultimi 147 anni Goldman Sachs ha gestito le vertiginose finanze di ricchi investitori. Ma adesso chiunque potrà sentirsi parte del giro giusto, visto che il gruppo bancario americano ha deciso di tuffarsi nel credito al consumo online. Una settimana fa, la nuova divisione online GS Bank ha acquisito un portafoglio crediti da 16 miliardi di dollari da General Electric Capital, branca dell’omonimo colosso energetico. GS Bank offre ai risparmiatori online l’accesso immediato a un conto corrente senza alcuna soglia minima di deposito, al tasso d’interesse migliore sul mercato. La decisione discende in parte dalla spinta dei regolatori americani che, in linea con i suggerimenti del Comitato di Basilea, considerano i depositi una forma di finanziamento più stabile per le banche rispetto agli strumenti scambiati sul mercato aperto. Non di meno gli oneri sono più bassi: Goldman solitamente paga un interesse del 2,75 per cento per ricevere finanziamenti a 5 anni, contro l’1,5 sui depositi. In verità non è la prima volta che Goldman si discosta dal suo storico interesse per gli investitori istituzionali. Insieme alla concorrente più piccola, Morgan Stanley, nel 2008 dovette trasformarsi in holding bancaria per potere accedere ai finanziamenti emergenziali della Federal reserve. L’ingresso nel mercato del credito online porta il colosso bancario a sparigliare i giochi in un’arena affollata da nuove piattaforme di prestiti tra privati (peer-to-peer), come Lending Club o Prosper, oltre che da altri istituti bancari e compagnie di carte di credito. Durante l’estate, Harit Talwar, ex manager della società di carte di credito Discover, è stato assunto per guidare il nuovo business e altri manager sono arrivati, anche dalla Silicon Valley, per affiancarlo.

 

Nei mesi passati alcuni commentatori si chiedevano se Goldman Sachs stesse dormendo sugli allori. Sembrava fare poco per reinventarsi mentre il prezzo delle azioni fluttuava più o meno agli stessi livelli di dieci anni orsono e i profitti del primo trimestre di quest’anno sono più bassi rispetto a quelli dei quattro anni precedenti. Gli scettici possono forse dirsi soddisfatti di quanto sta accadendo, per quanto la strategia base sia quella di ridurre i costi e salvaguardare le possibilità di profitto. Un’analisi di Goldman Sachs suggeriva che 4,6 miliardi di dollari potrebbero essere risucchiati dalle nuove piattaforme di prestiti online, il 15 per cento del mercato del credito al consumo che vale 843 miliardi.

 

La scelta di aprire GS Bank fa parte di questa strategia di contrasto ai newcomer. In parallelo Goldman, al pari di altre grandi banche, da mesi sta approcciando la tecnologia Blockchain, quella sottostante alla popolare valuta crittografica Bitcoin, che promette di rivoluzionare in primis le transazioni finanziarie, e molti altri business. Blockchain è un libro mastro pubblico e condiviso basato su una rete di sistemi multipli di computer che registra e archivia ogni transazione avvenuta nella rete di riferimento: è una tecnologia dalle potenzialità enormi perché consente di eliminare gli enti intermediari nell’ambito in cui viene usata (registri automobilistici, atti notarili, certificati di nascita o matrimonio, contratti d’affari) e potenzialmente rende le transazioni più veloci, più trasparenti, più economiche e più sicure. Nel rapporto “Themes, Dreams and Flying Machines”  del dicembre 2015 Goldman diceva che il Blockchain è la “gallina dalle uova d’oro” che “può vivere indipendentemente dai Bitcoin”, capace di fornire una serie di strumenti per ridurre i costi e rendere obsolete le istituzioni centralizzate. I banchieri ritengono che si possono tagliare costi per 20 miliardi di dollari eliminando i farraginosi processi che governano i pagamenti e i contratti. Goldman sembra avere intenzioni serie: con altre 29 grandi istituzioni finanziarie americane ed europee (cinesi escluse) – Barclays, JP Morgan, Unicredit, Bnp Paribas, Bbva, ecc. – riunite nel consorzio R3, ha stretto di recente una partnership con ConsenSys, start-up di Microsoft dedicata ai servizi che usano la tecnologia Blockchain. E nulla sarà come prima.

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  • Alberto Brambilla
  • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.