Le emozioni della Brexit, in grafici

Alberto Brambilla
Cosa pensi quando pensi al Regno Unito? Cosa ti piace della permanenza nell'Unione europea? Che emozioni suscita la prospettiva della Brexit? E chi comanda davvero in Europa? Le grafiche e i sondaggi di Lord Ashcroft Polls e Citi.

Roma. Quando pensate al Regno Unito qual è la prima parola o frase che vi viene in mente? La Lord Ashcroft Polls, società di sondaggi, l'ha chiesto a un campione di 28,720 adulti nell'Unione europea intervistati online tra il 20 gennaio e il 1° febbraio. Risulta che "ben educato, cortese" è una delle prime parole associate al Regno Unito (11 per cento), seguito da "cosmopolita" e "patriottico" (9 per cento), poi "status-conscious", consapevoli o eccessivamente interessati allo status sociale, e "arrogante" (8 per cento). E' doppiamente probabile che chi vive nell'Eurozona scelga "arrogante" rispetto a chi vive fuori dall'Eurozona. I cittadini estoni (in Estonia l'euro è entrato in circolazione nel 2011, possiamo non considerarli parte del nocciolo originario) sono ad esempio più inclini a scegliere "intelligente" mentre i polacchi "rigido".

 

 

 

 

 

Quali sono i benefici dell'appartenenza all'Unione europea secondo gli europei continentali e secondo i britannici? Al primo posto per gli inglesi: il libero scambio con i paesi dell'Unione europea. Per gli europei: la possibilità di viaggiare liberamente in tutti i paesi membri.

 


 

 


 

Quali sono i paesi che secondo voi influenzano di più l'Unione europea? Qui inglesi ed europei concordano: la Germania. Gli inglesi pensano di contare "la metà" rispetto a quanto ritengono gli altri. 

 


 

Quale delle seguenti parole descrive meglio le emozioni dei britannici circa l'appartenenza del Regno Unito nell'Ue con la prospettiva del referendum? Un sondaggio pubblicato da Citi Research, branca dedicata alle ricerche dell'omonima banca americana. Vince "preoccupato".

 


 

 


 

Quali sono le possibili conseguenze della Brexit?

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  • Alberto Brambilla
  • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.