Ci vuole “metodo” con la cancelliera Merkel. Come strappare la Garanzia sui depositi

Veronica De Romanis
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L’atteggiamento di scontro all’ultimo Consiglio europeo su dossier come l’energia, la flessibilità fiscale, l’unione bancaria e l’immigrazione rischia di portare pochi risultati. Per negoziare con chi ha “un metodo” – come Angela Merkel ha dimostrato di avere in questi dieci anni alla guida della Germania –, bisogna agire “con metodo”, anche se non necessariamente lo stesso. In estrema sintesi: 1. scegliere le priorità; 2. costruire alleanze con gli altri leader, e infine 3. decidere cosa concedere in cambio.

 

Per l’Italia, anche alla luce recenti difficoltà, il completamento dell’Unione bancaria, in particolare con la garanzia comune dei depositi (ma anche con l’accelerazione del Single Resolution Fund), è di primaria importanza. La cancelliera per ora è contraria. Ma se si segue un “metodo”, un compromesso è possibile: lo ha fatto, in passato, la Banca centrale europea quando ha dovuto far digerire ai tedeschi strumenti di politica monetaria non convenzionali. Come procedere? Bisogna, innanzitutto, dimostrare che la garanzia comune dei depositi è nell’interesse generale perché riduce il rischio sistemico (e, peraltro, potrebbe servire anche alle banche in Germania). Bisogna, poi, costruire insieme agli altri una proposta che rassicuri i tedeschi, convinti di dover pagare per i dissesti altrui. Il ministro delle Finanze Schäuble ha posto diverse condizioni, alcune delle quali irricevibili, come la ristrutturazione automatica del debito pubblico per chi chiede aiuto al Fondo salva stati. Quella su cui, invece, si potrebbe discutere è l’introduzione di una diversa ponderazione del rischio ai titoli di stato dei vari paesi detenuti dalle banche. Così come pensato da Schäuble, però, sarebbe molto penalizzante per i paesi ad alto debito e senza precedenti in altre parti del mondo. Si potrebbe, allora, contro-proporre un sistema di limiti quantitativi per evitare la concentrazione dei rischi. Ciò indurrebbe molte banche italiane a dover gradualmente ridurre le loro esposizioni in titoli di stato, ma, d’altra parte, la politica di acquisti della Bce dovrebbe favorirne le condizioni. Darebbe, inoltre, un segnale chiaro che la riduzione del debito pubblico rappresenta una priorità. Come controparte l’Italia potrebbe sostenere la cancelliera sul tema dell’immigrazione. Angela Merkel non tornerà indietro sulla decisione delle “porte aperte”, ma è chiaro che da sola non è in grado di gestire l’afflusso record di rifugiati. Dargli una mano, tra l’altro, sarebbe nel nostro interesse.

 

 

Veronica De Romanis, Economista, Stanford University

 

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