La cancelliera tedesca Angela Merkel (foto LaPresse)

Paradigma Merkel

Redazione
Cosa manca ancora al modello eurotedesco di politica estera

Durante la sua visita di stato in Cina che inizia domani e dura fino a venerdì, Angela Merkel chiederà al governo di Pechino di partecipare maggiormente nella risoluzione delle crisi e dei conflitti internazionali. Consiglio di buon senso, anche se alla luce del recente atteggiamento di Berlino appare almeno un po’ autobiografico. Merkel, che ha la leadership indiscussa (non solo economica) del nostro continente, nella gestione di alcuni dossier di politica estera sembra infatti riunire ed esaltare i difetti dei suoi omologhi europei. Intervistata dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung, la cancelliera ha tentato di rassicurare l’opinione pubblica tedesca sulla gestione del gran numero di rifugiati in arrivo del paese. Vedremo se sarà riuscita in questo compito, anche se ieri lo Spiegel dava conto di alcune uscite critiche di Wolfgang Schäuble, il fidatissimo ministro delle Finanze, che avrebbe quantomeno contraddetto la visione secondo la quale la Cdu rimane compatta dietro la sua leader. Il lettore non tedesco, invece, è più colpito dall’approccio merkeliano alla crisi siriana.

 

A proposito della quale si schiva ogni intervento diretto per sedare la guerra civile, mentre si annuncia che “Germania ed Europa dovranno fare qualcosa per la ricostruzione. Ma prima di arrivarci, passerà del tempo, i combattimenti sono ancora feroci”. Come dire: citofonate più tardi, la potenza gentile per ora non si muove. Sintomatica anche la risposta sulle primavere arabe e il loro deragliamento; Merkel invita l’Europa a non esagerare con l’autocritica, visto che, innanzitutto, “abbiamo sempre tenuto fede ai nostri impegni di pagamento con il World food programme e l’Unhcr”. L’intendenza (eurotedesca) seguirà, insomma. Ma non si sa bene cosa.

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