
foto Ap, via LaPresse
Di cosa parlare a cena stasera
Motivazioni e conseguenze del Nobel per la pace a Maria Machado
Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi
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Quelli del premio Nobel per la pace sono riusciti un’alta volta a fare un gran bel casino positivo con il riconoscimento a Maria Machado (anticipato dall’Istituto Bruno Leoni, che aveva premiato la campionessa della democrazia in Venezuela un anno fa). Tra i motivi si ripesca l’esortazione a preferire i voti ai proiettili (la traduzione fa perdere l’allitterazione e la quasi rima). Il messaggio contro l’autoritarismo è molto europeo, è molto universalista, è molto interessante perché va contro l’attualità politica e culturale.
I norvegesi del Nobel pacifico hanno mandato in confusione ciò che resta del “perfetto idiota latino-americano” (rubando il titolo al noto saggio di Mendoza, Montaner, Vargas Llosa) e dell’addentellato italiano, sempre perfetto idiota ma, appunto, in versione locale. O anche in versione spagnola. Uno dei primi a reagire male al premio è proprio il leader intellettuale della sinistra battagliera spagnola. Che chiama Machado “golpista”, senza cogliere la contraddizione di una golpista che non ha rovesciato governi, che è perseguitata dal governo in carica, che difende le elezioni libere, la democrazia e lo stato di diritto, che fa quel che può per opporsi a un governo illegale, pervasivo, rapace, dittatoriale.
Donald Trump è candidato al premio Nobel un bel po’ deluso e forse rimandato all’anno prossimo, ma, con una specie di sportività temporalmente sfasata, aveva votato Machado già qualche mese fa.
Il ritratto fogliante per parlarne a cena e la voce emozionata alla telefonata con la comunicazione della vittoria.
Le tre "cose" principali
Fatto #1
Il nuovo equilibrio mediorientale e come può reggere. Intanto Israele si prepara al ritorno degli ostaggi e a Gaza tornano le famiglie sfollate, in attesa della ricostruzione e nella speranza di un periodo (si spera indefinitamente lungo) di sicurezza e pace, anche interna alla parte palestinese.
Fatto #2
La guerra dell’energia tra Russia e Ucraina. E Putin che riprova la carta dell’intesa con Trump per saltare Zelensky (ma forse è tardi). E prova pure la carta Nobel.
Fatto #3
Il governo e i sindacati (tra i segretari anche Maurizio Landini, portatore dell’accusa di concorso in genocidio a Giorgia Meloni) provano a chiudere una (mezza) intesa sulla manovra. Il fisco può aiutare, ma non più di tanto, sulle pensioni si litiga più dentro alla maggioranza che con l’esterno, per la sanità ci sono novità rilevanti, le imprese chiedono meno lentezza.
Oggi in pillole
- Volevano fare un attentato contro il premier belga;
- la convergenza, a volte l’identità, tra putiniani e propal della rete e del dibattito pubblico italiano. E la volontà di mettere qualche intralcio anche sul cammino verso la pace tra Russia e Ucraina;
- non bene;
- piccoli centristi che fanno saltare governi (in Giappone);
- l’aereo in riserva;
- super Jasmine Paolini.