Letizia Moratti compete per la guida della Lombardia e guarda a sinistra

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Lo strappo di Letizia Moratti alla regione Lombardia è un passaggio da segnare negli sviluppi del nuovo assetto politico forte in Italia. Lascia la giunta a guida leghista, viene sostituita dall’esperto panchinaro del berlusconismo, Guido Bertolaso, polemizza apertamente con il governo sulla politica sanitaria e sulle scelte di allentamento delle misure sulla pandemia, con l’abbandono ingiurioso delle regole che furono necessarie. Sembra evidente che Moratti non lascia per tornare a occupazioni private.

Competerà per la guida della regione, con una sfida che già promette scintille politiche. Perché lo spazio per la sua candidatura non può essere ovviamente più nel centrodestra o in qualunque altra soluzione che tenga dentro la Lega. Girano ovviamente voci su un suo dialogo avviato sia con la parte centrista (è più comodo chiamarli così anche se non apprezzano) sia con la sinistra. Un’intesa lombarda che potrebbe portare verso nuove aggregazioni, anche perché nascerebbe attorno a un nome che ha attraversato da protagonista la stagione berlusconiana.

Le tre "cose" principali

Fatto #1

Giorgia Meloni al vertice europeo preceduta da citazioni vespiane e, per l’Italia, i programmi di spesa da concentrare sui costi energetici

Fatto #2

Come la vede Moody’s, che intanto abbassa il rating del sistema bancario italiano e stima un 2023 di zero crescita (ma non di recessione) per il pil italiano

Fatto #3

Una festa di giuristi e costituzionalisti per demolire il decreto contro i raduni (occasionalmente detti rave). Il segretario della Cisl, Luigi Sbarra, chiede chiarezza per esentare le iniziative sindacali da qualunque forma di controllo sulla legalità dei raduni (e ci mancherebbe altro)

Oggi in pillole

• Ha ragione Giuliano Ferrara, organizziamo rave sotto l’ambasciata iraniana
• Ma la vera spinta viene dalle donne e dai giovani iraniani. La sfida è certamente basata sulla forza, ma parte dai simboli e da lì si capisce come andrà a finire
• Il Brasile resta, probabilmente, filorusso
• L’arrabbiatura del ministro Gennaro Sangiuliano
• La vita di Mauro Forghieri