DI COSA PARLARE STASERA A CENA

Sul ddl Zan la linea dura del Pd non ha pagato

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

Un manuale della non-politica potrebbe ben ospitare in un capitolo importante la vicenda della (tentata) legge Zan. Per descrivere come non si ottengono risultati e come si perde una battaglia, senza neanche restare poi almeno con la consolazione dell’esperienza fatta e della prova di impegno civile offerta. Certo, Lega, FdI, e, anche se non interamente, qualche esponente di Forza Italia e forse alcune parti dei 5 stelle non si sarebbero accontentati di una mediazione, volevano semplicemente affossare qualsiasi tentativo di allargamento dei diritti, con la speciale ossessione che riservano alla sfera dei diritti sessuali e di genere e a ciò che andrebbe a rendere possibile una piena libertà della persona. Ma, senza cadere in certo propagandismo renziano un po’ infantile, si poteva e si doveva ragionare con chi è più affine e cercare mediazioni di buon profilo e, soprattutto, si poteva e doveva accettare qualche consiglio, concedere alcune modifiche, ritrarsi dall’eccesso di zelo. Roberto Giachetti lo scrive, nelle poche battute usuali, con una certa efficacia.

 

 

Le tre "cose" principali

Fatto #1

Il fatto, però, è che qui si è anche mostrato un parlamento riottoso alla disciplina dei gruppi, cosa molto evidente con i voti segreti. E i prossimi appuntamenti grossi diventano una spedizione nella terra incognita. Dalla nuova legge elettorale alla manovra, dalle riforme qualificanti di Mario Draghi (gira voce che domani intenda portare la legge sulla concorrenza in consiglio dei ministri) alla delega fiscale, per tutte queste tappe c’è un tormento, perché un parlamento che si esprime in modo estemporaneo e non dà nessun ascolto alle decisioni dei partiti, e in modo specifico di quelli che dovrebbero esprimere l’avanguardia dello spirito riformista di questo governo, diventa davvero un pantano con cui nessuno vorrebbe avere a che fare. Fino all’appuntamento clou, quello con l’elezione del prossimo Presidente della Repubblica.

 

Fatto #2

E poi a fare politica finisce per provarci, pensa un po’, Matteo Salvini. Che si permette una svirgolata sulle pensioni, per dire che il prossimo governo farà una riforma piena della previdenza e che, per l’immediato, il governo troverà una soluzione che tuteli i lavoratori. Non dice come, ma non fa niente, perché riesce a sembrare più disponibile e più capace di decidere dei sindacati. Insomma, non si fa scavalcare nella sfida pensionistica ma tiene la scena, anche se, palesemente, sta facendo qualche concessione rispetto all’inderogabile conservazione di quota 100.

 

Fatto #3

La corte europea, in base al diritto dell’Ue, multa la Polonia per la struttura statale che dovrebbe controllare la magistratura, cosa che comporta una evidente violazione dello stato di diritto. L’Unione africana mette fuori dai suoi organismi il Sudan dopo il colpo di stato.

 

 

Oggi in pillole

Di più su questi argomenti: