Virginia Raggi (foto LaPresse)

La querelle sul piano Salva Roma e gli scontri in Irlanda del nord

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti per sapere quello che succede nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

Il governo litigarello, adesso proprio non si parlano più. Comunicano attraverso richieste di dimissioni. Poi c'è la frase meravigliosa di Salvini quando dice che "la crisi è solo nella testa di Di Maio", come se, appunto, quella non fosse una testa importante per la politica italiana, come se non fosse la testa del vicepresidente del Consiglio, bi-ministro, capo politico e fondatore postumo del primo partito italiano, e che altro aggiungere? Insomma, in qualunque paese, non si dica normale, ma anche di fantasia, anche in un'ambientazione romanzesca, se nella testa di una persona con gli incarichi e il ruolo di Di Maio albergasse la parola "crisi" beh si passerebbe rapidamente dalle parole ai fatti. Invece qui no, a quanto pare, salvo aprire altri fronti di contrasto nella maggioranza, come quello surreale in cui il gruppo leghista al Campidoglio chiede di bloccare i provvedimenti salva-Roma, con spirito molto leghista ma anche poco romano. Ma questa litigiosità continua ad avere effetto sul gradimento di ciascuno dei due rispetto all'elettorato potenziale? Servirebbero studi, ovviamente, ma intanto già a cena potrete verificare se su alcuni temi non si è consumata tutta la possibile attenzione e se non si rischia quindi di sbagliare strategia se non di sbagliare temi.

 

 

Il contratto di governo (ce l'eravamo scordato...) contiene anche un goccino di garantismo, che può tornare utile alla maggioranza in questa fase. Chissà magari potrebbe servire a orientare un bel voto online di Rousseau.

 

Un temino non da poco che dovrebbe tenere su l'attenzione è quello dei rimborsi ad azionisti e obbligazionisti delle banche finite in risoluzione o azzerate. Attenzione perché nel silenzio del già loquace senatore Paragone continua il malcontento delle associazioni che rappresentano le persone in attesa di rimborso e continuano a mancare le firme pur richieste in modo tassativo dal fondatore dei 5 stelle Di Maio. E non si capisce come ne verranno fuori.

 

Ah, intanto Alitalia si è succhiata 900 milioni di soldi pubblici, così, per gradire.

 

 

Ah, intanto Bagnacani (ex Ama cacciato da Raggi) va avanti loquacemente con il suo esposto e smonta la tesi molto grillina e molto modesta con cui la sindaca voleva giustificare il suo interessamento per spingere in rosso il bilancio della municipalizzata e quindi spiega che non c'era in ballo alcun bonus, anche perché l'ultimo risaliva al 2012 e non c'era modo di darne. Raggi sembra obiettivamente disperata, una figura politica senza più riferimenti e senza sostegni.

 

Ecco un bel caso, che farà parlare, di operazione non proprio brillante ancora a Roma con la sua sgangherata amministrazione. Immaginate le conversazioni tra la sindaca e l'amministratore delegato dell'Atac.

  

 

E appunto, come spendere i soldi pubblici, ecco Cottarelli che fa gli auguri coi puntini ai nuovi commissari alla spending review, Castelli e Garavaglia. Sì, Castelli è proprio lei.

 

 

Che poi altro che commissari e altro che review, qui tutti fuggono dalla manovra economica. Col bilancio, quello vero, fatto di numeri, non ci vuole avere a che fare nessuno. Mentre Renato Brunetta cita fonti attendibili su possibili e molto prossimi attacchi finanziari ai titoli italiani.

  

Donald Trump e il rapporto investigativo su di lui e il suo staff sommerso da repliche, commenti, svuotamenti di senso, prima ancora di essere letto e conosciuto. Ma le cose importanti emergeranno ugualmente, la stampa americana non ha alcuna intenzione di mollare la partita. Qui arriva tutto un po' più attutito oppure limitato agli appassionati e ai giornali, pochissimi, che hanno voglia di lavorarci su. Ma anche qui le cose, con calma, arriveranno.

  

Il dibattito in Francia sulla soppressione dell'Ena.

 

  

Mentre è assurdo che si debbano perfino stabilire divieti il sui rispetto è così apparentemente doveroso.

 

 

In Irlanda del Nord si torna a morire nelle manifestazioni di protesta. Colpita una giornalista che era lì per seguire gli eventi. Mentre su tutta la condizione dell'Ulster pesa sempre di più la dissennata avventure della Brexit, perché trasferisce tensione su quel confine con la Repubblica d'Irlanda, che era diventato, con l'apertura garantita proprio dall'Unione Europea, un polmone di sfogo per le tensioni storiche e la garanzia di movimenti liberi per persone e merci.

 

Colpevolmente ci si distrae con le cosette locali e si trascurano altri drammi. Il Venezuela è entrato in quella condizione di stallo, di confronto senza esito tra il potere declinante di Maduro e quello non ancora sufficiente di chi vorrebbe provare a correggere almeno le storture più evidenti. Ma una popolazione provata ed esposta alle minime necessità quotidiane non riesce a esprimere la spinta politica e la ribellione necessarie per superare i blocchi contrapposti.

 

 

Erano in tanti, quasi tutti fuori perché la sala della cerimonia era piccola, una specie di finale ironico con un "dentro ma fuori dal palazzo" per chi ha testimoniato il suo affetto per Massimo Bordin e per la comunità di idee di Radio Radicale.