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I diari
Ecco l'edizione italiana delle memorie di Mann. Letteratura in lotta contro il caos
Dopo la pubblicazione dei diari dello scrittore tedesco, si può gettare un’occhiata alla quotidianità dello scrittore seguendo giornate che scorrono all’apparenza sempre uguali, ma che in realtà costruiscono progressivamente lo sguardo acuminato di uno dei maestri del Novecento
In un’annotazione del 1934, Thomas Mann, riflettendo sul perché si ostinasse a riempire pagine e pagine di diari, scrive: “Amo fermare il giorno che fugge”. Adesso che per la prima volta in italiano si dà avvio all’edizione dei suoi diari (pubblicati da Mondadori e l’Istituto di Studi Germanici e curati da Elisabeth Galvan in un poderoso programma che prevede dieci volumi) si può gettare un’occhiata alla quotidianità dello scrittore seguendo giornate che scorrono all’apparenza sempre uguali (la scrittura, il rapporto con la moglie Katia senza cui sarebbe inimmaginabile la sua esistenza, le visite e i pranzi, l’omosessualità latente e ingabbiata che emerge nel sogno) ma che in realtà, attraverso il lento affastellarsi di pensieri e azioni, costruiscono progressivamente lo sguardo acuminato di uno dei maestri del Novecento.
Il primo volume (curato da Luciano Crescenzi) copre gli anni a Monaco tra il 1918 e il 1921 ed è uno strumento preziosissimo per conoscere meglio lo scrittore tedesco che qui annoda l’esistenza quotidiana (le tappe giornaliere, sveglia, colazione, rasatura, passeggiata con il cane, o la crisi davanti alla figlia neonata da cambiare senza la moglie) con gli stravolgimenti della fine della guerra (l’inquietudine per i trattati di Versailles o la fiducia nella Repubblica di Weimar) prestando fede all’idea di “annotare la storia insieme alla mia quotidianità”. L’impressione leggendo le annotazioni di Mann è che il diario non offra tanto il materiale per l’opera (anche se in filigrana nell’uomo attento alle funzioni corporee sembra di rivedere l’attenzione al proprio organismo di Hans Castorp, protagonista della “Montagna magica”), ma che funzioni piuttosto come un agente ordinatore, un tentativo di conoscere e ordinare il reale, come testimonia per esempio la stessa postura analitica davanti agli avvenimenti politici (su cui ha una profetico pessimismo, come quando scrive che “la politica verrà messa all’angolo dall’economia” o lamenta la volontà di “potenza” dei vari stati) e quelli personali (la durata delle sue passeggiate, la scrittura e il rapporto complesso con l’omosessualità).
Dalle annotazioni emerge poi la fitta rete letteraria di Mann, il rapporto con Musil (“sono tornato in albergo dove ho trovato il libro di Musil ‘Congiungimenti’ con una citazione dalla ‘Morte a Venezia’ come dedica”) e Schnitzler (“si è mostrato commosso dalle ‘Considerazioni di un impolitico’”) o le letture di Kafka (“davvero notevole”) e della “grande scoperta” Spengler (“il modo in cui il problema della storia diventa il problema del tempo è, dal punto di vista intellettuale, seducente”). Lo sguardo oggettivo di Mann sulla vita, la rendicontazione economica, le fitte relazioni pubbliche e le difficoltà quotidiane, danno bene la misura della lotta tra un uomo e il caos della realtà in cui, in fondo, non riesce mai del tutto a districarsi. In questo senso si comprende bene la funzione della scrittura per Mann per cui la letteratura diventa veramente salvezza, uno scudo con cui fronteggiare il “male di vivere”.