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1969-2025

Sophie Kinsella non ha scritto libri “per donne”, ma per chiunque abbia senso dell'umorismo

Annalena Benini

Tra shopping compulsivo, estratti conto minacciosi e ospedali, la scrittrice rimarrà la regina di un realismo ironico capace di far ridere anche quando fa male

Gentile signorina Bloomwood, sono addolorato nel sentire che lei ha contratto la mononucleosi infettiva. Quando sarà guarita, gradirei che si mettesse in contatto con la mia assistente Erica Parnell per concordare un incontro e discutere della sua situazione. Distinti saluti, Derek Smeath Manager Endwich - La banca sempre al tuo fianco.

Non avevo mai letto un romanzo che contenesse, nell’incipit, le email di un manager di banca, dapprima formali e via via più personali e preoccupate per lo scoperto di conto, ma sempre beneducate (è un romanzo, infatti). Gentile signorina Bloomwood, mi spiace che le sia morto il cane. Gentile signorina Bloomwood, la sua offerta per un abbonamento gratuito alla rivista “Far fortuna risparmiando” è molto gentile, così come il suo invito a cena. Purtroppo, ai dipendenti della First Bank non è permesso accettare questo tipo di omaggi. Resto in attesa di ricevere al più presto il suo pagamento arretrato di 105.40 sterline.

Era il 2000, un quarto di secolo fa, e la saga di “I love shopping” (“Confessions of a Shopaholic”, pubblicato in Italia da Mondadori e tradotto da Annamaria Raffo) era appena all’inizio. Leggevo Sophie Kinsella (pseudonimo di Madeleine Sophie Wickham, laureata in Economia a Oxford, scrittrice trafitta un mattino dall’estratto conto della sua carta di credito), e ridevo con le lacrime, al tempo stesso soffrivo per i guai di Becky, la giornalista economica che consiglia investimenti sicuri ai lettori ma non resiste davanti a una padella nuova, a un golfino di angora, a un tappeto indiano, a tre paia di occhiali da sole in offerta, a un programma di riduzione delle spese che si trasforma in un effettivo, comico e drammatico aumento delle spese. La ragazza che si difende non aprendo mai l’estratto conto. La ragazza che scrive alla banca: mi sono fratturata una gamba. Madeleine Sophie Wickham ha venduto più di cinquanta milioni di copie dei suoi libri, nei quali le protagoniste sono davvero in grado di mettersi in ridicolo, cioè di mettersi al servizio di una storia divertente, e ha accettato con grazia la stupida etichetta di chick-lit. Ha però specificato, qualche anno fa: “Dire che scrivo per le donne è sbagliato. Scrivo per chiunque abbia senso dell’umorismo”. Se gli uomini non ce l’hanno, non leggeranno mai questi libri, e troveranno invece divertente l’espressione chick-lit. Sophie Kinsella al senso dell’umorismo generato dalla realtà ha affidato tutto, anche la sua malattia: in “Cosa si prova” (Mondadori, tradotto da Stefania Bertola) la famosa scrittrice Eve si sveglia in un letto di ospedale senza ricordare perché. (segue a pagina due)

Le hanno tolto un grosso tumore maligno al cervello. Eve deve reimparare a camminare, parlare e scrivere, deve spiegarlo ai suoi figli. Il futuro è incerto, ma rischiarato da questo sense of humour eroico. Sophie Kinsella resterà sempre la regina della realtà, capace di rendere comici e romantici i creditori alla porta e anche il deambulatore. Comica e romantica questa vita piena di dolore.

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  • Annalena Benini
  • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.