LaPresse
"Vendere libri è una cosa seria"
Se le librerie sono ovunque in crisi, la colpa non è solo dei lettori
Il nuovo libro di Graziani, da poco premiato come libraio dell’anno dalla Scuola librai Mauri, è anche in gran parte un manuale su come aprire, gestire e godersi una libreria, con il disclaimer: “A fare il libraio non si diventa ricchi”
Una volta Shakespeare & Company era una libreria-rifugio per expat a Parigi, dove la proprietaria si scontrava con i nazisti occupanti e pubblicava per prima l’Ulisse di Joyce, ora è (anche) una grande scenografia Instagram per i turisti che hanno visto “Midnight in Paris” e un bar dove trovi frappuccini e brownie. Una volta Strand, sulla Broadway, era un posto dove potevi trovare qualsiasi volume assurdo mai pubblicato in inglese e pagarlo pochi spicci e incontrarci David Bowie, ora ci trovi i calzini con i gatti e gli avocado e una marea di tote bag per lettori insicuri e calamite di Frida Khalo. Una volta le librerie vendevano libri, ora spesso per sopravvivere fanno molto altro. Ma ci sono ancora librerie indipendenti dove non vieni invaso all’ingresso dall’odore di toast e dal rumore delle posate o da branchi di studenti di lettere che vogliono una spilletta con una frase di Virginia Woolf. Una di queste rarità, la storica Centofiori di Milano, è stata rilevata nel 2018 da Vittorio Graziani, da poco premiato come libraio dell’anno dalla Scuola librai Mauri.
Dopo anni nel settore, anche di catena, e un breve periodo nel mondo frustrante dell’editoria, Graziani ha deciso di scavallare il Rubicone e scrivere anche lui un libro, "Vendere libri è una cosa seria" (Utet), ovviamente su come si gestisce una libreria. Alla Centofiori le sciure abituali di questa zona milanese ormai considerato centro – dopo che è stata decantata da Calcutta in “Sorriso (Milano Dateo)”, “dal cielo piovono cocktail / Police in helicopter” – si fidano ciecamente di Graziani che impila novità e classici su misura, senza snobbare i grossi gruppi editoriali, come invece fanno altre indipendenti che si pongono come guida morale e che hanno tre mensole sull’ecomarxismo ma nemmeno un Balzac. Graziani, gran lettore di saggistica, è molto seguito sui social dove invita celebrity del settore, da Giuseppe Russo ad Antonio Albanese, da Paolo Rumiz a Piotta, passando per l’ultima vincitrice di “Masterchef” ed Eshkol Nevo. “E’ un errore credere di poter puntare soltanto su una capacità libraria eccelsa, e dietro forse c’è un filo di presunzione nel pensare che questa basti e che non serva investire in comunicazione”, dice Graziani. I video postati su Instagram hanno avuto effetti sul fatturato, dice.
“Il mio obiettivo è di far capire l’importanza di una professione che va a innestarsi in quella che possiamo definire la ‘questione culturale’ del nostro paese”, spiega. Senza tirare qui fuori i dati dolorosi sulla lettura in Italia, su Amazon come nemico, sulla “capillarità e pervasività” delle catene – “per molti Feltrinelli è ormai quasi sinonimo di libreria” – il libro di Graziani è anche in gran parte un manuale su come aprire, gestire e godersi una libreria, con il disclaimer: “A fare il libraio non si diventa ricchi”. Se il Darth Vader dell’editoria Gian Arturo Ferrari ci aveva mostrato con Storia confidenziale dell’editoria italiana quella fabbrica di salsicce che è l’industria dei libri – pseudo Otto von Bismarck diceva: “Se ti piacciono le leggi e le salsicce, non guardare mai come vengono fatte”, e la cosa si applica ai libri – Graziani lo fa raccontando l’arte e l’organizzazione della vendita di volumi al pubblico. “Il libraio deve essere un po’ Maurizio Costanzo, deve innescare il salotto ogni volta che ne ha la possibilità, far parlare tra loro i clienti”, scrive.
Ma anche i social odiatissimi purtroppo devono entrare nel mix, briciole e dita unte, niente vini bio. Sulla London Review of Books lo scrittore Julian Barnes di recente recensiva un saggio sul rapporto tra Flaubert e il suo editore e diceva che uno dei dettagli che più l’ha colpito è che “in tutta la sua vita Flaubert non ha mai comprato un giornale in edicola e, incredibile!, non è mai entrato in una libreria”.