 
                FOTO Google Creative Commons
classi sociali
Engels nella ztl e l'isolamento dei proletari inglesi
La “nobile menzogna” dei ceti divisi tra centro e periferia Il problema non è se la sinistra perda voti nelle periferie, ma se la sinistra le periferie le veda davvero o, come i borghesi ai tempi del filosofo ed economista, faccia finta di nulla
Il controverso rapporto fra sinistra e ztl esisteva già nel 1844, se perfino Friedrich Engels aveva dedicato un libro alla distribuzione dei ceti nei quartieri di Manchester. Ne “La situazione della classe operaia in Inghilterra”, descriveva una sostanziale segregazione sociale: i ricchi al centro e nelle aree amene fuori città, i poveri ammassati attorno alle zone manifatturiere. Il sodale di Marx sapeva bene di cosa parlava, essendosi trasferito lì per sorvegliare l’impresa tessile di famiglia. Eppure una dottoranda di Cambridge, Emily Chung, ha appena pubblicato sull’Historical Journal un saggio in cui dimostra che la distribuzione dei ceti era improntata più alla prossimità che alla segregazione: bastava controllare i dati censitari. Il “Manifesto” esce nel 1848, quindi si potrebbe insinuare che l’ideologia comunista si fondi su una fake news: l’idea del riscatto sociale di una classe operaia oppressa ed emarginata sin dalla collocazione urbana deriva da dati non corrispondenti alla realtà.
Sarebbe, tuttavia, quanto meno imprudente. Dal censimento del 1851 emerge, ad esempio, come fosse d’uso comune affittare lo stesso edificio a famiglie di diversa estrazione, con i più abbienti che si accaparravano i piani alti e i poveri che si limitavano all’interrato; talora, però, anche mappe e numeri ci forniscono una realtà che non combacia con quella effettiva. Chung fa notare infatti come le due classi sociali fossero abituate a routine scandite da orari inconciliabili, che rendevano impossibili incontri e scambi tra affittuari anche nello stesso edificio. Del resto, in Inghilterra è tuttora plausibile (e, per certi versi, auspicabile) non avere idea di chi siano i vicini di casa.
Né va sottovalutato il ruolo di Mary Burns, la mancuniana che Engels conobbe non appena arrivato in Inghilterra e amò per tutta la vita. Figlia di un operaio nel settore tessile, verosimilmente lo avrà guidato nei meandri della cupa e produttiva città, nonché degli incomprensibili riti sociali inglesi, facendogli notare un dettaglio su cui il saggio si sofferma a dovere. L’amministrazione municipale di Manchester, per evitare schiamazzi e disordini, osteggiava le attività comuni da svolgersi all’aria aperta, eliminando così le occasioni di incontro fra ceti differenti e confinando di fatto i più poveri a divertirsi nei seminterrati (era in gran voga il combattimento fra tassi, con relativo giro di scommesse). Non solo. L’unico luogo chiuso interclassista sarebbe stata la Chiesa, ma il censimento dimostra altresì che solo metà della popolazione cittadina partecipava alle funzioni; ciò perché, mentre per i borghesi si trattava di un’occasione per sfoggiare rettitudine e magari prosperità, per i lavoratori significava dover mettere in mostra la propria indigenza.
Vinti dalla vergogna, proprio per non farsi vedere da quelle stesse persone che magari abitavano ai piani superiori dell’edificio comune, i proletari si rifugiavano al pub, dove santificavano le feste alzando il gomito e creando un polo moralmente opposto alla Chiesa: non rettitudine ma degenerazione, non prosperità ma (per chi eccedeva) rovina economica. Più che di fake news, è bene parlare di ciò che Platone avrebbe definito “nobile menzogna”. Col presentare come segregata la classe operaia di Manchester, Engels stava sì piegando ai propri obiettivi dei dati censitari, ostentando una versione distorta della realtà; ma stava anche offrendo una prospettiva efficace tramite cui interpretare il peculiare tipo di isolamento dei proletari inglesi, che vivevano fianco a fianco con borghesi che, semplicemente, non li vedevano. La percezione della stratificazione sociale era preminente rispetto alla effettiva distribuzione topografica. Forse da qui bisogna allora ripartire per risolvere l’annosa questione del rapporto fra sinistra e ztl: il problema non è se la sinistra perda voti nelle periferie, ma se la sinistra le periferie le veda davvero o, come i borghesi ai tempi di Engels, faccia finta di nulla.
 
                             
                                