Il libro

Ecco la nuova Silicon Valley di Peter Thiel

Andrea Venanzoni

"Il momento straussiano" è un testo essenziale per comprendere il presente, in cui la tecnologia è diventata una parte sostanziale della resurrezione dell'anima occidentale, presidio di difesa ed esorcismo contro i nemici. Una visione coerente con la destra post liberale americana

Il libro Il momento straussiano di Peter Thiel, venture capitalist già fondatore di PayPal e di Palantir, finanziatore esterno di Facebook e membro del Consiglio di amministrazione della piattaforma social fino ad anni recenti, sostenitore di Trump sin dal 2016 e il più eclettico e influente degli allievi di René Girard, è un testo essenziale, fondamentale e probabilmente la migliore lente possibile per comprendere il presente. Un presente in cui gli apparati tecno-industriali, la Silicon Valley, l’amministrazione statunitense, non coltivano più, come nell’epoca della “fine della storia” pre 11 settembre, la chimerica illusione di utilizzare l’innovazione tecnologica come soft power, consolidando solo un’egemonia mercatoria.

Ora la tecnologia diventa una parte sostanziale della resurrezione dell’anima occidentale, presidio di difesa, esorcismo contro i nemici, vecchi e nuovi. Thiel è uno dei più importanti venture capitalist della Silicon Valley, ma non insegue soltanto una linea di profitto: nutre una visione che ha scolpito e cesellato nel corso degli anni, partendo proprio dagli insegnamenti di Girard con cui ha studiato a Stanford. Le società che ha fondato, finanziato o semplicemente aiutato a crescere, da Palantir Technologies a Anduril Industries, rispondono agli imperativi concettuali che delinea nel saggio. 


Sbagliano tutti quegli interpreti che cercano il vero senso esistenziale dell’Amministrazione Trump, fortificata dal nucleo duro di imprenditori di cui Thiel è mente pensante e braccio finanziario perfezionato, in bizzarri neomedievismi o in teoriche neocamerali o, più in generale, in un mero populismo dalle venature antidemocratiche. E’ tutto qui, tra le righe, le parole, i concetti snudati ne Il momento straussiano. Libertà attraverso la sicurezza, consapevolezza della forma inquieta della violenza, pericolo della stagnazione culturale, tecnologica e spirituale, tragedia dell’addormentamento catatonico delle forze innovative d’occidente.


Nonostante il titolo lasci trasparire un orizzonte conchiuso nello straussiano La città e l’uomo e nelle opere che Strauss ha dedicato a Machiavelli e al diritto naturale, il saggio di Thiel va oltre; e pur permanendo nell’equilibrio problematico, e oscuro, dettato da Strauss, lo legge e lo trasfigura nel prisma della mimesi di Girard, della teologia politica di Carl Schmitt, del tramonto dell’occidente spengleriano. Citando il Machiavelli letto e interpretato da Leo Strauss, Thiel si sofferma proprio sulla consapevolezza della intrinseca violenza latente nella condizione umana. 


In questo, l’oblio, la dispercezione, sono stati determinati dall’aver abbracciato entusiasticamente un’idea antropologico-positiva di risoluzione dei conflitti, di pacificazione, di razionalità economica, dimentichi della severa lezione dell’antica tradizione filosofica. L’eccesso di tolleranza, un fallace pluralismo declinato in senso debole, la perdita dell’identità, l’apertura a idee e forme religiose incompatibili con l’architettura storica e valoriale dell’occidente sono stati determinati proprio dall’aver silenziato le grandi questioni filosofiche e aver creduto in un’eguaglianza irrealistica. L’occidente ha dimenticato le proprie radici, smarrendo la strada.


Thiel, richiamando la scaturigine del pensiero classico formulata da Pierre Manent, traccia la linea di demarcazione, e di divaricazione appunto, tra la via greca di Atene e quella giudaico-cristiana che origina a Gerusalemme: da un lato, la forma politica del cittadino che innova, progredisce, combatte, elabora un sistema assiologico consapevole del reale e del contingente, dall’altro lato una forma metafisica che si interroga sul senso ulteriore, sulla trascendenza e che non assegna al contingente un valore supremo e beneficiale. La visione di Thiel è coerente con le nuove dimensioni della destra post liberale statunitense. In primo luogo, la riscoperta del sacro, del senso di comunità, della religione come elemento fondante del patto sociale, spiegano in maniera cristallina l’opposizione frontale al woke, letto non più semplicemente come impostura intellettuale ma quale fattore di demolizione, da dentro, dell’identità americana. In secondo luogo, la sinergia tra stato e giganti del Tech per garantire difesa, sicurezza, tenuta del sistema istituzionale.


Citando il Roberto Calasso de La rovina di Kasch, Thiel rileva come da sempre, ma soprattutto dopo il 1945, esistano nei fatti due storie: una lineare, istituzionale, basata su architetture garantistiche e paradigmi armonici, e una invece ombrosa, dove l’esercizio della forza e della violenza, azionato dalle forze di sicurezza, dai servizi di intelligence, garantisce il permanere della prima. E’ una prospettiva che può non piacerci ma che, innegabilmente, è mero dato di fatto. Sono due linee parallele, destinate a non incontrarsi mai, ma l’una esiste in funzione dell’altra.  L’una, rileva Thiel, esiste solo perché l’altra veglia su di lei, nel cuore della tenebra.
 

Di più su questi argomenti: