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Negli Stati Uniti

I libri diventano tristemente irrilevanti, ma per i censori sono un pericolo

Mariarosa Mancuso

Ogni anno il PEN Club presenta l'elenco degli autori cattivi da bandire dalle scuole americane. Quest'anno ci è finito anche Stephen King. Nessuno legge più, ma gli unici a credere ancora nel potere dei libri sono i conservatori più conservatori e i rivoluzionari più rivoluzionari. Entrambi convinti che le persone siano gattini ciechi a cui indicare la via 

"Sono lo scrittore più messo al bando nelle scuole americane”. Lo ha scritto Stephen King su X, quando ha saputo la notizia. Ha aggiunto: “Hanno vietato la bellezza di 87 miei romanzi. Posso suggerirvi di prenderne uno in mano, per scoprire cosa ha scatenato tanta censura?”. Non è la prima volta che succede, e che King si ritrovi nella classifica dei libri proibiti nelle scuole Usa – va detto che di romanzi ne ha scritti molti più di quelli che i colleghi possono mettere in curriculum.


L’elenco dei cattivi – o degli impresentabili, vietati o espulsi dalle biblioteche scolastiche – viene compilato ogni anno dal PEN club sezione americana. L’associazione combatte per la libertà di lettura, e in qualche caso per la vita degli scrittori poco graditi ai governi. Gli Stati Uniti hanno collezionato in questi anni una serie di casi clamorosi. E’ stato vietato “Il giovane Holden” di Salinger (dopo l’omicidio di John Lennon, nel 1980: l’assassino ne aveva ricavato messaggi di morte) ma anche “Piccole donne” di Louisa May Alcott. Colpa di messaggio troppo progressista.

Quest’anno in testa ai titoli espulsi dalle biblioteche scolastiche c’era “1984” di George Orwell – vetta raggiunta con il romanzo che racconta il Ministero della verità e il Grande Fratello. Quello vero: non il programma tv che serve ai giovanotti e alle giovanotti in cerca di notorietà, pur senza meriti di nessun tipo, bensì l’occhio che tutto sa e tutto osserva controllando ogni nostra mossa. L’incubo era stato datato invertendo le cifre del 1948 – anno in cui era stato scritto. Lo abbiamo superato, e perfino scavalcato senza suscitare scandalo. 

Sono romanzi ormai classici, finora letti senza conseguenze. Solo che adesso siamo nell’epoca delle “conseguenze”. Ogni cosa deve essere colpa di qualcuno o qualcosa, mai però dell’individuo medesimo che ha commesso il fatto, o si è comportato male. E i libri sono considerati capaci di mettere strane idee nella testa dell’innocente gioventù americana: idee politiche, generi sessuale non conformi ai dettami della religione e dell’anatomia, pensieri di ribellione o di protesta. I libri sono trattati come influencer, solo molto più potenti. E pure i film: come avranno fatto gli spettatori a non buttarsi tutti giù dalla finestra, con l’ombrello di Mary Poppins, non è dato sapere. La wokeness ha completato l’opera, eliminando i personaggi complessi, sfaccettati, non conformi.

Mentre i libri stanno per diventare irrilevanti – guardatevi in giro e controllate se non è vero, restano con grandi tirature solo i romance per fanciulle: amori, qualche volta perfino con contorno di mostri – a credere nel loro grande potere sono i conservatori più conservatori. Assieme ai rivoluzionari più rivoluzionari. Entrambi i gruppi sono convinti che le persone siano gattini ciechi a cui indicare la via. Solo i censori credono ancora che le persone leggano. Magari un libro solo, adottandolo come testo sacro. Siccome neanche loro leggono, non hanno capito che i romanzi sono frivoli, e non danno lezioni.

      

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