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Anonimo inglese

I nazisti arrivarono eccome in Gran Bretagna. Una storia rimossa

Nel film “Ghosts of Alderney”, Piers Secunda racconta un episodio dimenticato della Seconda guerra mondiale: è vero che il paese non capitolò, che Londra resistette, che vinse la guerra, ma non è vero che l'Inghilterra non fu mai invasa da Hitler

Ai primi di Giugno del 1940, la Gran Bretagna del neo Primo ministro Winston Churchill, è alle prese con una poco onorevole ritirata da Dunkirk, città sulla costa della Francia dove sono ammassate le truppe inglesi mandate in aiuto dell’Europa nelle mani di Hitler. I tedeschi hanno a sorpresa sfondato le linee difensive e si stanno per prendere tutta la Francia. Churchill pensa che sia meglio riportare a casa quei soldati: potranno essere più utili nel caso di un’invasione nazista della Gran Bretagna, data per imminente. La storia di Dunkirk, con i civili che usano le loro barchette per andare a prelevare i militari inglesi sotto le mitragliatrici della Luftwaffe, è un pezzo così coraggioso di storia della Seconda guerra mondiale che ci hanno fatto pure un film da Oscar. C’è un altro pezzo di storia, però, vicino a Dunkirk senza nessuna gloria e che anzi è stato cancellato di proposito dagli inglesi. Poche settimane dopo, quando la Francia del nord è persa, sei navi della Royal Navy approdano nel porticciolo della lillipuziana Alderney – poco più di uno scoglio sul canale della Manica – per evacuare i 1500 cittadini inglesi che vivevano sull’isola, parte delle Channel Islands, territorio britannico a tutti gli effetti anche se più vicino alla Francia che alla madrepatria: erano stati avvisati solo poche ore prima di preparare le valigie.

 

Con i suoi abitanti in fuga, Alderney viene occupata dai nazisti: è l’unica isola della Manica a subire quella sorte, l’unico lembo di Gran Bretagna a essere occupato dai nazisti. Nessuno sa che durante la guerra la Germania conquistò anche il suolo inglese e non solo: ci installò, a mo’ di sfregio, anche un campo di concentramento, nel cuore di quel paese che, unico, si era opposto al Terzo Reich. Per cinque anni, la storia della minuscola e sconosciuta Alderney è la storia della ferocia bestiale nazista. Mentre Churchill nel War Cabinet tuonava contro chi voleva trattare con la tigre, mentre la loro testa era nelle sue fauci, e invitava il paese a combattere su ogni spiaggia e in ogni strada, la medesima Gran Bretagna tollerava l’onta che sul suo suolo migliaia di ebrei soffrissero pene indicibili e venissero sterminati: dei 67mila ebrei deportati dalla Francia, 5mila furono trasferiti sull’isolotto di Alderney. Furono detenuti in quattro campi di lavoro, dove i prigionieri  costruivano attrezzature per un eventuale attacco alla Gran Bretagna – piano sempre caldeggiato da Hitler. E poi nella fase finale strutture difensive contro una possibile invasione alleata (come poi fu poi, ma sulla spiaggia della Normandia). C’era però anche un altro campo, ad Alderney, che non era di lavoro, e dal 1943 era gestito dalle SS: il Lager Sylt era un campo di concentramento vero e proprio. Alderney è stata la Auschwitz d’Inghilterra. Anche se non sono mai state trovate tracce di camere a gas come in Polonia, i numeri sono da olocausto: più di mille persone furono uccise, un prigioniero su cinque non è sopravvissuto. Le condizioni di vita erano disumane, tra fame e freddo: molti prigionieri erano malati e non c’erano dottori.

 

Ogni giorno, qualcuno moriva di stenti. Non bastasse, la crudeltà di Otto Hoegelow, il maggiore a capo dell’isola, raggiungeva picchi indicibili: chi era sorpreso a rubare patate, mossa disperata per la fame, veniva giustiziato. I cadaveri venivano poi appesi a testa in giù come bersagli per alleviare la noia dei soldati tedeschi di stanza: miravano alla testa. I nazisti mettevano pezzi di vetro dentro alla già misera razione di cibo dei prigionieri, per torturali. Molti cadaveri erano caricati su camion e poi gettati da una scogliera. Altri sono stati buttati in fosse comuni. Tutte queste efferatezze vennero alla luce solo il 9 maggio del 1945: quasi un anno dopo che le truppe di Eisenhower e Montgomery erano sbarcate in Normandia, i soldati liberarono, con enorme ritardo, anche le isole inglesi della Manica, che erano a un tiro di sputo dal luogo del D-Day. Il capitano britannico Theodore Pantcheff, uno dei primi a sbarcare ad Alderney stilò un resoconto intitolato “Atrocità commesse dal 1942 al 1945”. Non solo il rapporto non fu mai pubblicato, ma è stato pure fatto sparire: in Gran Bretagna non ce n’è traccia. Se ne conosce l’esistenza perché, per caso, nel 1995, una copia, l’unica esistente, fu trovata a Mosca in un archivio: i russi sapevano dell’esistenza del campo. 

 

L’omertoso silenzio della Gran Bretagna è facile da capire: Alderney è una macchia nella storia del paese, avvelena la narrazione del paese unico a opporsi alla follia nazista, baluardo di democrazia e libertà. E’ vero che il paese non capitolò, che Londra resistette, che vinse la guerra, ma non è vero che la Gran Bretagna non fu mai invasa da Hitler. La Germania si prese un pezzo di paese, seppur minuscolo, insignificante e remoto, e, come sfregio agli inglesi, ci costruì pure il lager più lontano del Reich. E per il quale nessuno è stato mai incriminato, né nessun governo ha mai fatto una denuncia. Anni fa ci fu un’inchiesta pubblica, condotta dal Barone Pickles, membro della camera dei Lord, ma anche quella è stata insabbiata. Ora la vicenda trova nuova linfa grazie a un lungometraggio girato dallo storico, attivista e artista Piers Secunda: ha passato gli ultimi anni a girare un documentario sull’isola, ancora oggi un luogo inaccessibile, raccogliendo prove e testimonianze della strage nazista. Il risultato è “Ghosts of Alderney”, un film di quasi due ore che si guarda come una docuserie di Netflix, ma colpisce allo stomaco come un film dell’orrore. 

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