
Foto Ansa
alla mostra del cinema
I pezzi “Nevergreen” di De Gregori celebrati nel recital a cura di Stefano Pistolini
Dalle serate intime all’Out Off di Milano, le canzoni meno note dell'autore italiano rivivono sullo schermo. “Nevergreen” è il film diretto Pistolini, con ospiti e memorie fuori dal tempo
Con i telefoni fate quel che vi pare. Non me ne frega niente”. Davanti a un simile atto di liberalità – o di sovrana indifferenza da artista – non sappiamo se gli spettatori di Francesco De Gregori all’Out Off abbiano osato tirare fuori i cellulari. Erano 200 ogni sera, tra ottobre e novembre 2024, in un piccolo teatro che consentiva l’occhiata censoria da parte dei vicini. Titolo del recital – non sapremmo come altro chiamarlo – “Nevergreen”. Le canzoni mai diventate celebri, se non addirittura “perfette sconosciute”, spiega Francesco De Gregori con un po’ di tenerissimo rimpianto. Forse meritavano anche loro di diventare famose come quelle nell’album intitolato “Rimmel”, che oggi compie 50 anni e viene festeggiato con un’edizione speciale – su supporti digitali e fisici per i nostalgici – e con un Rimmel Tour che proseguirà fino ai primi mesi del 2026.
Stefano Pistolini aveva lavorato con Francesco De Gregori per “Finestre rotte”, presentato alla Mostra di Venezia nel 2012. “Nevergreen” uscirà al cinema dall’11 al 17 settembre. La sua regia lascia tutto lo spazio alla musica, e ai prestigiosi ospiti passati dall’Out Off per salutare l’amico artista, magari fare un duetto con lui. Si comincia con “Sento il fischio del vapore del mio amore che l’va via”. Brano popolare che racconta la partenza per l’Albania – probabilmente risale alla spedizione italiana del 1914. E una morosa che teme di essere già maritata (di forza) prima del suo ritorno. Francesco De Gregori è in scena da solo con i suoi musicisti e una corista, nell’intervallo passa a trovarlo il sindaco Giuseppe Sala che malinconicamente discorre di “meriti non riconosciuti” (era prima della morìa di architetti).Il tempo di cantare “Quattro cani” (per strada) e arriva al teatrino Malika Ayane, per ribadire che “l’amore è mascalzone”. Intanto, con l’occhio di chi nella vita ha visto troppi film – però le canzoni di Francesco De Gregori le ricorda quasi tutte, anche le “nevergreen” – osserviamo i dettagli. I berretti e i cappelli che l’artista cambia a ogni spettacolo. Malika Ayane, imbattibile, ricorda di aver pianto con certe canzoni tutte le sue lacrime adolescenziali, e vuol formare un gruppo di auto-aiuto nel pianto.
Francesco De Gregori ha due fedi matrimoniali al dito, una ricorda la consorte scomparsa. Arriva Elisa, che gli ha proposto qualche titolo, ma poi finiscono per cantare “Can’t Help Falling in Love” (in bianco e nero). Arriva Jovanotti, anche lui con cappello, porta i jeans con risvolto come Jack Kerouac nelle foto. Si dicono “faccia da cappello” frase che diceva anche la mia mamma, però su fanciulle e signore. Arriva un altro brano “storico”: “Cadevano le bombe come neve / il 19 luglio a San Lorenzo”. La corista bionda sparisce, arrivano Ligabue e Zucchero (altra esibizione di cappelli, stavolta con la penna). “Buffalo Bill” fa la sua esibizione. Francesco De Gregori indossa la giacca blu damascata. Si chiude con “Buonanotte Fiorellino”. Il pubblico, per grazia ricevuta, accenna passi di valzer.