Dal Washington Post

Il funerale di Ozzy Osbourne. Un racconto da Birmingham tra fiori, lacrime e metal

Fan in lutto, corna al cielo e fiori neri per il frontman dei Black Sabbath. La città natale saluta il figlio ribelle che ha inventato l'heavy metal: “Era uno di noi. E sarà per sempre una leggenda"

William Booth

Birmingham. I fan del metal lanciavano fiori sul carro funebre nero, mentre una banda di ottoni suonava una cover di “Iron Man”. Migliaia di persone in lutto si sono radunate per assistere al corteo. Hanno intonato “Ozzy!” e alzato le mani nel gesto delle “corna”, mentre il corteo attraversava Broad Street, nel cuore di Birmingham. 

Il mondo ha perso, la scorsa settimana, Ozzy Osbourne: frontman dei Black Sabbath, pioniere dell’heavy metal e padre televisivo noto anche per aver morso la testa di un pipistrello. Ma Birmingham ha perso un figlio della città, un “ragazzo di Brum” e un “eroe della classe operaia” del quartiere di Aston, dove i genitori lavoravano nelle fabbriche e i figli imparavano a suonare la batteria e la chitarra. Nato come John Michael Osbourne, è morto il 22 luglio all’età di 76 anni, a causa di una variante del morbo di Parkinson, probabilmente aggravata da uno stile di vita estremo, fatto di droga e alcol. All’inizio del mese aveva tenuto il suo concerto d’addio – seduto su un trono nero – nello stadio Villa Park della sua città. Grazie al reality show vincitore di un Emmy, The Osbournes, molti americani lo ricordano come un migrante economico approdato a Beverly Hills. Ma il codice postale 90210 non è mai stato davvero casa sua. Ieri è stato sepolto in Inghilterra.

Tracey Beebee, 60 anni, fan da una vita proveniente da un vecchio villaggio minerario a nord di Birmingham, piangeva disperatamente. “In un periodo della mia vita in cui non mi sentivo parte di nulla – come tanti di noi – c’era Ozzy,” ha detto. “Tutti noi un po’ strani non ci sentivamo più tanto strani, grazie ai Black Sabbath.”

I Black Sabbath sono universalmente considerati una delle band fondatrici dell’heavy metal, noti per il loro suono cupo, pesante e rumoroso, influenzato dal blues rock e per i testi che parlano di rovina e distruzione. “Non c’è band più influente sulla musica heavy dei Black Sabbath – una verità che potremmo estendere anche al concetto stesso di pensiero ‘metal’,” ha scritto il critico musicale del Washington Post, Chris Richards, in un recente tributo. “Ossia quello stato di inquietudine giovanile e scetticismo ribollente spesso liquidato dalla cultura pop degli anni ’80 e ’90 come roba da sfigati.”

A Birmingham, la seconda città dell’Inghilterra, i fan attendevano in silenzio il carro funebre, molti vestiti con jeans neri e giubbotti di pelle, sfoggiando vecchie e nuove magliette da concerto, dedicate non solo ai Sabbath ma anche alle band che ne sono derivate, come Cannibal Corpse e Slayer. Nonostante qualcuno nel pubblico sorseggiasse birra in lattina, l’atmosfera era quella di una celebrazione adatta anche ai bambini per il “Principe delle Tenebre”, che amava definirsi “un uomo di famiglia”. Durante le interviste, i vecchi thrasher indicavano con soddisfazione i giovani fan della Gen Z.

“I giovani terranno viva la tradizione,” ha detto John Cooper, 69 anni, fan locale dei Sabbath da una vita e operaio in pensione in una fabbrica di bulloni.

Il suo amico Baz Drew, 53 anni, ha mostrato un tatuaggio sul braccio sinistro: il volto sbiadito di Ozzy da giovane, sotto il quale aveva appena inciso le date di nascita e morte: “1948–2025". “Era di qui, era questo posto”, ha spiegato Drew, aggiungendo con sincerità: “lui stesso probabilmente lo avrebbe descritto come uno slum.” “È rimasto un ragazzo di Brum,” ha detto. “Era umile. Ma era immenso". Il loro amico Chris Carpenter, 51 anni, operaio in una fabbrica di Land Rover, ha mostrato le dita tatuate con le lettere “O-Z-Z-Y". “Era più grande della regina, davvero", ha detto. Tutti erano d’accordo: era una vergogna che Osbourne non fosse mai stato nominato cavaliere da re Carlo III, che peraltro pare fosse suo fan.

La stampa britannica ha rivelato che i due si erano scambiati lettere nel corso degli anni. Osbourne si era esibito al concerto per il Giubileo d’Oro della regina Elisabetta II a Buckingham Palace, nel 2002, suonando “Paranoid". In un episodio meno regale ma altrettanto memorabile, durante un concerto a Des Moines, il 20 gennaio 1982, Osbourne morse la testa di un pipistrello. In seguito scherzò dicendo che quel gesto sarebbe certamente finito nel suo necrologio.

La folla è diventata silenziosa quando la moglie di Ozzy, Sharon Osbourne, e due dei loro figli, Kelly e Jack, sono scesi da un’auto nera per deporre rose accanto alla montagna di fiori lasciata sulla Black Sabbath Bench, vicino al Black Sabbath Bridge, a pochi passi dal Birmingham Museum and Art Gallery, dove è in corso la mostra “Ozzy Osbourne: Working Class Hero".

Ozzy e i suoi compagni di band venivano tutti dal quartiere di Aston. Suo padre era un attrezzista, sua madre lavorava in una fabbrica di ricambi auto. Il bassista Terence “Geezer” Butler abitava poco lontano. La casa della sua famiglia era stata bombardata dalla Luftwaffe durante la Seconda guerra mondiale. Il chitarrista Tony Iommi perse le punte di due dita della mano destra mentre lavorava in una fabbrica di lamiere. La cerimonia di sepoltura di Osbourne è stata privata. Il sindaco di Birmingham, Zafar Iqbal, ha dichiarato che Osbourne ha “messo Birmingham sulla mappa". “Credo sia stato un tributo degno di una leggenda che era brummie fino al midollo", ha detto. “Come nel suo ultimo concerto, è tornato a casa, e noi siamo stati fieri di accoglierlo". David Winser, 20 anni, portava un mazzo di rose rosse con un biglietto scritto a mano per ringraziare Osbourne di tutto ciò che aveva significato per lui, aggiungendo: “Gli eroi si ricordano, ma le leggende non muoiono mai".

Winser suona la chitarra, ha dei sogni e anche una band. Il nome? “Non ne ha ancora uno,” ha detto. Sul marciapiede, Mel Higgins, 21 anni, studentessa, ha raccontato che la sua canzone preferita di Osbourne è probabilmente “No More Tears” del 1991, che il cantante aveva definito “un dono di Dio". Alla domanda su da quanto tempo fosse fan, ha risposto: “Da quando ero una bambina". “Mio padre metteva sempre i dischi dei Black Sabbath", ha raccontato, aggiungendo di essere felice di celebrare una stella che se ne è andata. “Perché, davvero, da Birmingham non viene quasi mai nessuno di famoso", ha detto.

 

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