Etty Hillesum (elaborazione grafica di Enrico Cicchetti) 

la biografia

Non solo vittima dell'orrore. Etty Hillesum lettrice, scrittrice, studiosa

Giulio Silvano

L'autrice olandese, come Anna Frank, è diventata celebre per aver raccontato la sua esperienza nei campi di sterminio tedeschi. Ma ha dimostrato il suo valore usando la scrittura come arte e non solo come strumento di reportage della Storia. La sua nuova biografia scritta da Judith Koelemeijer per Adelphi

Etty Hillesum è l’Anne Frank dell’Adelphi, meno mainstream della ragazzina nascosta in Prinsengracht 263, più filosofa e meno narrativa. Entrambe olandesi, Frank e Hillesum sono diventate famose per i loro diari e per essere morte nei campi di sterminio tedeschi. Diari che hanno tenuto appena prima di finire una a Bergen-Belsen (a 15 anni) e l’altra ad Auschwitz (a 29 anni). L’altra cosa che le accomuna, e di cui spesso ci si dimentica, è che il diario non era solo un mezzo cronachistico per raccontare quello che stavano vivendo – essere ebree in un territorio occupato dai nazisti. I diari erano una pratica letteraria. Entrambe volevano diventare scrittrici, entrambe credevano nella letteratura anche nel momento della distruzione. Anne Frank, nonostante sia morta adolescente, oltre al famoso diario (di cui sono interessanti anche gli sviluppi editoriali) scrisse anche racconti, e un abbozzo di romanzo, La vita di Cady. Lo stesso diario venne riscritto dalla ragazza per crearne una versione più letteraria con il titolo Het Achterhuis.


Anche Etty Hillesum, appunto, voleva fare la scrittrice. E di questa spinta verso la scrittura come arte e non solo come strumento di reportage della Storia, troviamo ogni elemento in una mastodontica e straziante biografia appena uscita per Adelphi dell’olandese Judith Koelemeijer, dal titolo Etty Hillesum. Il racconto della sua vita. Koelemeijer ha parlato con sopravvissuti che avevano conosciuto Etty e la sua famiglia, ha letto le sue lettere e quelle degli amici, ha scavato nelle esistenze di chi aveva amato la ragazza – come lo psicologo Julius Spier, amico di Jung – e di chi le era stata amica. Ha anche trovato diari inediti di persone che parlano di lei. Etty era una ragazza “che aveva a cuore solo l’attività intellettuale”. Spier scrive di Etty, dopo le prime sedute in cui le legge la mano, che il soggetto “ha un’inclinazione artistica, sa scrivere bene, è dotato di un’intelligenza agile e intuitiva” e “nonostante i numerosi talenti, l’oggetto non ha conseguito risultati in alcuna area”. Etty sogna ad occhi aperti quando è a scuola. Etty adora le lettere a un giovane poeta di Rilke, scritte quando aveva la sua età, per lei “una vera e propria rivelazione”. La colpisce soprattutto la parola Weltinnenraum, che significa “spazio interiore del mondo”. Ricopia citazioni di grandi autori. Nei momenti di tristezza “si rifugiava nei libri e nelle raccolte di poesia”. Sulla scrivania ha la Bibbia e L’idiota.

Quando dovrà partire penserà a come far stare i libri nell’unico zaino che si porta nel campo. Vuole finire le lettere di Rilke prima di partire. La sua identità ebraica, risvegliata dai tedeschi invasori, e la lettura della Bibbia, le lezioni di Spier, e il suo bagaglio librario, la portano a scegliere di condividere il destino del suo popolo. Hillesum si rifiuterà di essere salvata, e passerà gli ultimi giorni ad aiutare le persone in partenza nel campo di transito di Westerbork. Ogni giorno vede migliaia di ebrei come lei partire per Auschwitz su quei vagoni su cui dovrà salire anche lei, con la sua famiglia. Nel campo prova a mettere su una piccola biblioteca.  Quello che ci chiediamo è: leggeremmo i diari di Etty Hillesum se non ci fosse stata la Shoah? Leggeremmo Etty Hillesum – e anche Anne Frank – se non fossero morte nei campi di sterminio? Quando nelle ultime settimane di vita Etty, stremata, scrive di notte una lunghissima lettera raccontando della vita nel campo, dimostra le sue doti. Come commenta Koelemeijer: “Mentre sognava di diventare una grande autrice, in quella lettera dimostrò di esserlo già in tutto e per tutto”. Non è solo cronaca dell’orrore, è un pezzo di storia della letteratura europea.

Di più su questi argomenti: