Foto di Ramez E. Nassif su Unsplash

il 25 e 26 luglio 2025

Strumento al servizio dell'anima o prigione dello spirito? Un festival filosofico

Costantino Esposito

Il nostro corpo è quello che più ci dà da pensare. Dalla sua liberazione dalle gabbie del moralismo, all'ossessione edonistica e salutistica della nostra epoca, è sempre più esposto al rischio dell'estrazione. Questo è il tema della seconda edizione del Piccolo Festival di Filosofia a Santa Maria di Leuca

Il nostro corpo è quello che più ci dà da pensare. Sembra un paradosso, per il fatto che abitualmente il corpo è annoverato tra i fenomeni materiali e si fa “sentire” da noi attraverso gli istinti e i bisogni, le emozioni e le passioni. Insomma qualcosa che proviamo dalle nostre viscere, un’esperienza immediata, non riflessa, altra rispetto alle nostre facoltà spirituali. Insomma il corpo sarebbe la componente “animale” che diventa umana solo se accompagnata e integrata dalla razionalità. 


Ma si tratta di una divisione di piani e di compiti che sebbene non errata rischia di non vedere la stoffa propria dell’esperienza degli esseri umani, in cui accade una stupefacente ma in gran parte ancora enigmatica unità del corpo e dell’anima, per usare il termine più gravido di storia tra quelli contrapposti al corpo. Un’unità che non è semplicemente la risultante di un’addizione (corpo+mente), ma una vera e propria compenetrazione della dimensione corporea e di quella spirituale. Prima ancora di cercare teorie filosofiche, psicologiche o neurofisiologiche di appoggio, basterebbe forse prestare attenzione a quello che la nostra esperienza quotidiana ci attesta. 


Sappiamo tutti che il nostro corpo ci parla, anzi ci chiama costantemente alla coscienza, a partire dal semplice dato di fatto che quando lo avvertiamo a livello percettivo – nella fitta acuta di una ferita come nel sublime godimento sessuale, per citare solo due casi emblematici tra le migliaia di altri – lo sentiamo con tutto noi stessi. Non conosciamo il dolore o il piacere solo come fatti irrelati rispetto a noi o da noi solo teorizzati, ma conosciamo quello che essi ci fanno o non ci fanno essere. Come scriveva alla fine del Settecento il poeta William Blake, “il corpo è la parte dell’anima che si percepisce con i cinque sensi”. Ma si potrebbe ribaltare il rapporto e dire che l’anima pensa sempre in quanto è una facoltà incarnata in un corpo umano. E difatti quando possiamo dire di essere riusciti a “capire” davvero qualcosa di noi stessi e del mondo, se non quando abbiamo avuto la possibilità di “patire” in noi e su di noi quello che ci stava di fronte?


Se le cose stanno così, per capire cos’è il corpo dobbiamo porre una domanda anch’essa inusuale: non solo che significa per noi “avere” un corpo, ma che significa “essere” un corpo. Da Aristotele a Tommaso d’Aquino, da Agostino a Cartesio, da Spinoza a Nietzsche il corpo è sempre stata una delle poste in gioco più rilevanti della filosofia. E’ solo uno strumento a servizio dell’anima, o peggio ancora una prigione per lo spirito? O al contrario è la condizione concreta per il pensare e il conoscere proprio degli individui razionali? Più precisamente, chi è il soggetto che “ha” e soprattutto “è” il proprio corpo? La risposta sarà nel dualismo mente-corpo o nel monismo per cui anche la coscienza sarebbe un prodotto dell’evoluzione biologica?


Ma il corpo non si lascia ridurre facilmente. Negli ultimi settant’anni la sua liberazione dalle gabbie del moralismo ha portato a gabbie forse anche più ferree, come quelle della biopolitica, in cui la legge del desiderio cede alla legge dell’ordine igienico (da Foucault a Sloterdijk). Pur essendo diventato un’ossessione edonistica e salutistica della nostra epoca, il corpo è sempre più esposto al rischio dell’astrazione. Tuttavia ha sempre una chance per resistere e “significare” l’io: esso infatti è il segno più acuto della nostra finitudine, cioè del fatto che siamo nati nella carne e nel sangue. E proprio per questo siamo esseri aperti alla trascendenza verso l’“altro” da noi. 

 


 

“Che significa essere un corpo?” è il tema della II edizione del Piccolo Festival di Filosofia ideato da Costantino Esposito, che si terrà a Santa Maria di Leuca (LE) il 25 e 26 luglio 2025, alle 19.00, sulla terrazza dell’Albergo Maris Stella. Al Festival parteciperanno otto “filosofi” chiamati a riprendere la storia e il lessico del corpo nella nostra tradizione e a cogliere le sfide più acute nel nostro presente a livello antropologico, neuroscientifico e digitale. 
Info: [email protected]

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