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estate con ester

Non è necessario essere intelligenti, basta sembrarlo. Basta una tote bag

Ester Viola

Negli anni in cui è arrivata la moda del "quiet luxury" come si fa a manifestarsi migliori degli altri? Si doveva assolutamente trovare un modo. Quindi sono arrivare le borsette di tela, anche dette tote bag 

Siamo rimasti cafoni nell’anima, non c’è proprio niente da fare. Infiniti sono i modi di dire “lei non sa chi sono io” e affliggere il prossimo. Si cerca la formula elegante per prevalere nella federazione umana, ma la formula elegante non esiste. In questi anni di moria di molte vacche è venuto di moda il “quiet luxury”, si definisce così lo stile dei milionari coi soldi accumulati dai nonni, vestiti fatti per far passare inosservati, seta cashmere lino color avena pallida e scarpe basse. No marchio, no logo, no eccentrico, no trasparente, no leopardo, zebra, pitone, no cose strette addosso. E quindi – se siamo in divisa understated – come si fa a manifestarci agli altri migliori di loro?

Si doveva trovare assolutamente un modo, l’uomo è animale complessato per natura, ha bisogno che gli si riconosca valore. E il modo si è trovato. Il biglietto da visita formato A4, la nuova dichiarazione di personalità, la borsetta di tela, anche detta tote bag. Te la regalano dappertutto, ovunque c’è una tote bag in agguato, presto le vedremo anche alle feste del paese. Tote bag con immagine di Sant’Antonio in processione a Luzzano (BN) – che snobismo mastodontico, con quella andrebbe in giro anche Carmelo Bene buonanima. La verità è semplice e quindi fa malissimo: non ce la facciamo, non rinunciamo a farci riconoscere. Ora è rivelatore un pezzo di tela stampato, meglio se arriva da lontano, possibilmente introvabile. Con scritte, sigle e codici per iniziati. Non serve a portare le cose (cosa avremo da metterci dentro? Il giornale? Manco si compra più, il giornale), è lei che porta te.


La tote bag Adelphi
Un bel minimalismo in zona esasperazione, l’ansia da prestazione culturale è forte. Qui non vuoi dire quanto guadagni, ti interessa far sapere il livello profondità. Einaudi non basta. E io penso subito a Berselli che non sapeva ballare: anche con il twist non è andata molto bene. E dire che c’erano tutte le premesse per divertirsi, con le gambe ad angolo. Certe sere, bastava sentire da un jukebox o da un giradischi la voce nevrastenica di Peppino di Capri che attaccava “a St. Tropez” per scatenare un’allegria abbastanza sgangherata. Saranno state le parole incongrue, e quindi eccitanti, sarà stata l’evocazione di St. Tropez, luogo dell’apparizione del bikini di Brigitte Bardot, sarà stata la luna che balla il twist contando le stelle nel ciel, ma era comunque un annuncio di divertimento. E visto alla televisione quel ballo scatenato, con slogatura delle ginocchia appariscente e dimenamento del culo, ci si è detti: e che ci vuole. Ma nessuno, a parte le solite ragazze, era stato poi capace di ballarlo veramente come si deve, il twist. Sicché fu uno schiaffo morale tremendo quando arrivò uno scimmiotto che avrà avuto sì e no otto anni, un probabile secchione, sarà stato il figlio di un avvocato o di un dentista, uno con l’apparecchio ai denti, che si mise a ballare il twist davanti a tutti, con una proprietà e un dinamismo da far invidia, tanto che sembrava che non si sarebbe fermato mai, riscuotendo un successo strepitoso con le ragazze grandi. La più moderna delle quali mi si avvicina e mi domanda: ma tu, non lo sai ballare il twist? E quando io, tutto imbronciato, ho risposto di no, lei mi ha chiesto con un tratto di lieve delusione: e allora che cosa fai? Ho dovuto ricorrere alla bugia suprema: io studio. (E. Berselli, Adulti con riserva) 


La tote BonelliErede/Chiomenti/Gianni&Origoni (e.g.)
Grigia o nera, buona fattura, materiali migliori di certi cappotti, a volte ha pure la cerniera. Comunica che fai operazioni complesse – la nuova frontiera degli avvocati sono gli èm-èn-èi, M&A – fusioni e acquisizioni, quattordici ore di lavoro al giorno, quasi tutte in videoconferenza in inglese, e voglio che lo sappiate. Ogni volta in metropolitana sorrido con ammirazione spostando gli occhi dalla borsa alla faccia per far capire che ho capito, mi sforzo in silenzio di veicolare il concetto: “Ah, lei dev’essere un socio”, cosa impossibile, ma li fai felici.


La tote del New Yorker
Bellissima, cosmopolitissima, ce l’ho anche io. Ti devi abbonare e te la mandano direttamente dall’America! Ci entra dentro tutto, il computerino apple, la mia orrida spocchia e il grande senso della vacuità del tutto.


La tote dell’evento (Biennale, miart, Design Week, Art Basel)
Sì, c’eravate anche tu e il tuo chiattissimo ego. Non per caso, invitati. Ti si nota, ti si nota.


La tote del negozio danese di jeans
Beige chiaro, non si lava mai, consumatina ma fatta apposta. Comunica che spendi moltissimi soldi per sembrare una persona che non ci pensa. Tuo padre non ha la barca, e questo purtroppo mette fine a ogni arrembaggio sociale.

Ormai mi sono convinta. Si stava meglio quando ci interessava più a sembrare ricchi che intelligenti. 

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