l'intervista

La Pimpa compie 50 anni, e Altan disegna ancora il mondo

Dalla fantasia alla satira, il disegnatore ci racconta cinquant'anni di cambiamenti culturali e politici: tra satira e illustrazione per l'infanzia, il suo resta uno sguardo attuale sulla realtà. Intervista al Napoli Comicon

Gianluca De Angelis

"I politici ormai si fanno la satira da soli". Francesco Tullio Altan lo dice con la calma feroce di una vita fatta di vignette, ironia, dissenso e cagnoline parlanti. La Pimpa, la celebre cagnolina a pois, compie 50 anni e, mentre l’Italia inciampa ancora nei suoi paradossi, disegnare l’assurdo resta un modo per provare a capirla. Con Altan, al Napoli Comicon, riflettiamo insieme sulla memoria, sull’immaginazione e sul futuro, in una conversazione che ricorda il valore della lentezza creativa, la forza della satira in un tempo senza regole, e il destino della fantasia nell’era dell’Intelligenza Artificiale. "Io penso ci sia ancora spazio per l’immaginazione lenta della Pimpa, quella fatta di semplicità", dice. "E sono felice di vedere che abbia ancora tanti lettori. Sono più piccoli, ma in fondo i bambini non sono così diversi da quelli di 50 anni fa".

 

Ha attraversato tante fasi di questo paese, trasformazioni culturali e politiche. Cosa è cambiato nel modo in cui si può, non si può, o si dovrebbe fare satira rispetto agli anni ‘70?

"Per ora si può ancora fare satira, ma non so per quanto. Prima nella politica c'erano delle regole, una struttura. Ora molte cose sono basate sul sentito dire e sulla menzogna. Sembra che i politici si facciano la satira da soli".

   

A proposito, il Pd di Elly Schlein è la sinistra che ha deciso che non vuole vincere?

"Questo è un problema storico della sinistra. Nel 1975, lo stesso anno in cui sono nate le prime vignette di Cipputi, c'era un forte movimento della classe operaia e il Pci stava rimontando. È stato un attimo di speranza, ma è durato poco".

  

Le sue vignette hanno una critica tagliente che però si interseca anche a una grande empatia. Come si trova il bilanciamento?

"I miei personaggi sono quasi tutti sgradevoli, ma nutro per loro un grande affetto. Faccio parte anch'io di quell’umanità e non voglio giudicare dall'alto. Il problema è che siamo tutti difettosi in qualche modo, ma c'è chi tenta di resistere e c'è chi invece si abbandona al difetto come se fosse una virtù".

 

Parlando proprio di umanità: le Intelligenze Artificiali sono un argomento all'ordine del giorno. Ogni stile rischia di essere piegato agli algoritmi: e se un domani l’IA imparasse a disegnare come Altan?

"Questi mi sembrano strumenti potenti per la ricerca medica, ma meno interessanti per l’arte. Lo scopo del lavoro che facciamo io e tanti miei colleghi è quello di trovare dei nuovi punti di vista, è fondamentale! L’AI, invece, gioca solo con quello che conosce. Che trovi nuovi spunti mi lascia qualche dubbio".

 

Una cosa interessante, presente anche nel volume “Bulle e Pupi” pubblicato da Coconino Press, è il suo sguardo anticipatore nel ritrarre le donne: spesso hanno l'ultima parola, sono lucide, ironiche…

"Beh, nella realtà sono così! Sono cresciuto con molte donne – mia madre, le mie sorelle – e credo di conoscerle un pochino, anche se non è facile farlo per davvero. Ho fiducia in loro: sono più consapevoli del mondo, delle necessità delle persone. Purtroppo, però, sono vittime di quei disgraziati degli uomini".

 

La sua carriera è costellata da una serie di personaggi iconici ma se, oggi, dovesse inventarne uno per l'Italia contemporanea, come sarebbe?

"Sai che ogni tanto ci penso? Però non mi viene in mente. È un momento di tale scollamento che si fa fatica a orientarsi anche solo in una vita normale, figurati per inventare".

   

Il mondo sembra davvero al collasso: l'identità è al centro di infinite discussioni, il ruolo politico è confuso, ma secondo lei il compito dell'ironia è ancora quello di cercare di disinnescare?

"Il suo ruolo è quello di provare a salvarsi, in qualche modo. Di trovare qualche punto di vista diverso. Non credo che possa cambiare le cose in senso costruttivo, purtroppo, però può aiutare a resistere un po' di più. Quello sì".