
Il magnifico testacoda del sognatore di auto Neil Young contro il fascio Musk
Long may you Tesla. Il rocker e lo scontro con l’auto elettrica ed ecologica per antonomasia (e il suo costruttore). Va bene l'ecologia, ma prima la democrazia
L’acceleratore pigiato verso la bandiera a scacchi degli ottant’anni, e non sentirli, la nuova band di talentuosi giovanotti con cui gira in tour e sta per sbarcare in Europa si chiama Chrome Hearts, nome che rimanda a una delle più celebri hit giovanili, Long may you run: “With your chrome heart shining / In the sun / Long may you run”. Che non era una canzone d’amore, ma di addio alla sua prima auto: un carro funebre Buick del 1948 trasformato in van per la sua band (ribattezzato Mort) il cui cuore meccanico aveva malinconicamente finito di battere nel parcheggio di un motel, lassù in Ontario. Le automobili hanno sempre rappresentato molto nella vita di Neil Young, hippie e nomade per tutta la vita. U’intera collezione di auto storiche, Cadillac, Pontillac, Buick: “Ho comprato le mie auto per la loro anima, portano con sé i loro ricordi. Per me le mie auto sono tutte vive”. Ma non tutte, non per tutti. Giunti alla curva del fatidico 2025, éra di Trump e peggio ancora di Elon Musk, il sogno libero delle automobili può trasformarsi in un incubo, in un nemico.
Qualche giorno fa al Greek Theater di Los Angeles, concerto benefico, ha imbracciato la mitica Old Black elettrica e ha intonato una rivisitazione di This land is your land, mitologia di Woody Guthrie: “Se sei fascista compra una Tesla”, ha cantato. Altro che supercar trumpiane: “Come on Ford, come on GM / Come on Chrysler, let’s roll again”. Da vero farmer democratico, che ha in odio il big business, la sua nuova canzone è un appello a un’America newdealiana per rialzare la testa: “Costruite qualcosa di speciale, che serva alla gente / Costruite qualcosa che non uccida i nostri bambini / Costruite qualcosa che vada a energia pulita”.
Grande combattente, Neil Young. Del resto già nel 2016 aveva mandato gli avvocati a quel tycoon fascistone di Trump, che aveva osato usurpare Rockin’ in the free world per la sua campagna elettorale. E adesso gira con Joan Baez a Bernie Sanders per risvegliare i tramortiti dem americani. Però, per chi lo conosce, è magnifico anche osservare il testacoda sognatore tra lui e Elon Musk, anzi tra lui e la Telsa, l’auto elettrica ed ecologica per antonomasia. Che il rocker che gira il mondo con il tour “Love Earth” dovrebbe invece apprezzare. Tra i sogni a quattro ruote del cantautore canadese c’è stato per lungo tempo quello di costruire un’auto ecologica, che funzionasse con carburante vegetale a con un look hippi-vintage. Il progetto della Lincvolt. Fondò una vera e propria azienda per convertire una Lincoln Continental del 1959 in un veicolo ibrido a biocarburante, investì cifre folli, cercò di coinvolgere le case automobilistiche.
Nel novembre 2015 con la Lincoln Continental 1959 affrontò un viaggio lungo la Pacific Coast Highway, perfino un film promozionale.
Ma a un cero punto la LincVolt prese fuoco nel suo super hangar con le auto da collezione, il progetto naufragò. “Ho fatto molti errori grossolani: le cose non sono così solo perché ci credi o perché desideri che siano così”. Ma se avesse funzionato, e qui sta il motore di tutto, “il pianeta sarebbe stato più sicuro senza guerre per il petrolio, più pulito senza l’inquinamento. Non è andata così”.
Un’utopia che, un tempo, avrebbe potuto condividere anche con quel “fascista“ di Musk. Perché in fondo, un’altra volta ancora, quell’utopia hippie della West Coast degli anni 60 ha qualcosa da spartire, seppure in testa coda, con le utopie digitali di quattro decenni dopo. Long May you run, o long May you Tesla. Ma per Neil Young, la democrazia e l’amore per la gente viene prima, e vale molto di più.
Let’s roll again, e se compri una Tesla, anche se salvi il pianeta dall’inquinamento resti un fascista. Ma in fondo, l’unica cosa elettrica che deve continuare a funzionare, nei sogli di Neil Young, è la sua la Gibson Les Paul del 1952, la Olb Black che ruggisce ancora.

un cortese avvertimento