In libreria
La nevicata del 1985 che ci fa scoprire nostalgici di un'epoca nostalgica
Il nuovo libro di Arnaldo Greco e Pasquale Palmieri racconta della neve improvvisa che ricoprì Roma nel secolo scorso. Fonte di gioia, sbigottimento e fastidio, capace di cristallizzare per sempre il paese e un momento storico
La spettacolarizzazione del clima – che va dai film di Herzog sui vulcani alle foto che Carmen Llera Moravia manda al Corriere coi tramonti romani, dai servizi sui canali limpidi di Venezia al tempo del Covid all’ansia generazionale per il global warming – appartiene all’uomo da prima della scrittura e della ruota. Per centinaia di migliaia di anni il divino ha preso la forma di un fulmine che illumina per alcuni secondi la notte. Anche il dio ebraico diventa un cespuglio infuocato. Resta in noi la meraviglia dei nostri avi cacciatori-raccoglitori, mangiatori di carne cruda, ancora oggi quando postiamo su Instagram una luna particolarmente limpida o i riverberi rosa sul mare. E così quando nell’inverno del 1984 per alcuni giorni l’Italia si ricopre di neve, il popolo è colpito da uno stupore generale, inizialmente gioioso – i bimbi giocano a palle di neve – che poi si trasforma in disagio, e da lì a scontri tra sud e nord (sono gli anni della consolidazione della Lega) e tra partiti e tra classi sociali, tra esperti, e a un mettere in pausa la crescita industriale che in quel periodo sembrava inarrestabile.
C’è chi pratica sci di fondo a Campo de’ Fiori, si pattina in laguna come nelle incisioni settecentesche di Coronelli, gli ospedali italiani sono pieni di persone che si slogano gli arti scivolando sul ghiaccio, il radicchio si vende a peso d’oro e molti proletari vedono la neve di Vacanze di Natale per la prima volta, crolla la scuderia del circo Togni a Milano, mesi dopo si riscontrano boom di concepimenti perché molti si scaldavano come potevano. La “bianca visitatrice” la chiama Enzo Biagi su Repubblica. Come i Burioni diventano star al tempo del Covid, qui, momentaneamente, i meteorologi hanno i loro quindici minuti di celebrità.
Di tutto questo racconta il libro di Arnaldo Greco e Pasquale Palmieri uscito per il Mulino: La nevicata del secolo. L’Italia nel 1985. E sul sottotitolo ci si dovrebbe soffermare, perché il libro è anche, e soprattutto, uno spaccato culturale e politico – in un paese così piccolo le due cose sono spesso indistinguibili – del cuore degli anni Ottanta, del “riflusso”, dei paninari con le cinture El Charro, dell’amaro Ramazzotti e del cinema fantozziano e vanziniano, di Dallas e di Capitan Findus e, quando nevica, dei “coraggiosi esploratori dei paesaggi urbani in Moon Boot, passamontagna e giubbotti Moncler”.
Anche perché questo fenomeno nazionale, come scrivono Greco e Palmieri, “fu l’ultimo di quel tipo”, nella tormenta forse “il ritmo delle stagioni bussava un’ultima volta alle porte”, soprattutto se vediamo tutto con la lente ansiosa di Extinction rebellion. La neve improvvisa, fonte di gioia, sbigottimento e fastidio, cambia di colpo il paesaggio e come la cenere di Pompei cristallizza il paese e un momento storico. Nel 1999 i Bluevertigo di Morgan canteranno Zero, ovvero la famosa nevicata dell’85. Quei giorni di gelo diventano “un principio ordinatore nel fluire caotico dei nostri ricordi”. Meteorologia, studi sui consumi e sulla merce, politica, cinema e tv, nostalgia e pubblicità, c’è tutto in questo libro. Quello che può sembrare un testo su un evento climatico è in realtà – anche – un libro sui media, su come i giornali e le tv hanno raccontato l’evento in diretta, e poi come questi stessi mezzi di comunicazione, a cui si aggiungono col tempo social e quant’altro, raccontano l’evento passato e il suo ricordo. Ma anche sull’impatto che ha avuto sull’immaginario, da Tondelli a Il Male. Cosa ci dice di noi – noi italiani, noi esseri umani – una grossa nevicata della metà degli anni Ottanta e il modo in cui la raccontiamo e ricordiamo? Un sacco. “Nel rievocare il manto bianco che copre l’Italia nel gennaio del 1985”, scrivono gli autori, “scopriamo di essere nostalgici di un’epoca nostalgica”.