La Santa Sede ci vede sempre più lungo degli altri e come nelle ultime edizioni della mostra, sia in quella di arte che in quella di architettura, il suo è tra i padiglioni più hot
È inutile, la Biennale è appena cominciata ma già si conosce il vincitore, morale e forse anche materiale, il Vaticano. La Santa Sede ci vede sempre più lungo degli altri e come nelle ultime edizioni della mostra, sia in quella di arte che in quella di architettura, il suo è tra i padiglioni più hot. Chi può battere del resto l’idea di ambientare in un vero penitenziario, per giunta femminile, una mostra che viene spiegata oltretutto ai visitatori da vere carcerate? Così si intercetta anche la nuova coolness carceraria, che è diventata un genere: c’è “Mare Fuori”, naturalmente, la serie Rai di globale successo, e “Il Re”, “prison drama” di Sky con Luca Zingaretti, e poi ci sono i libri di Valeria Parrella “Almarina”, romanzo ambientato nel penitenziario minorile sull’isola di Nisida, e il reportage appena uscito di Daria Bignardi, “Ogni prigione è un’isola”, non serve sinossi.
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Michele Masneri (1974) è nato a Brescia e vive prevalentemente a Roma. Scrive di cultura, design e altro sul Foglio. I suoi ultimi libri sono “Steve Jobs non abita più qui”, una raccolta di reportage dalla Silicon Valley e dalla California nell’èra Trump (Adelphi, 2020) e il saggio-biografia “Stile Alberto”, attorno alla figura di Alberto Arbasino, per Quodlibet (2021).