Lettere rubate

"L'età fragile" che è di tutti, nel nuovo romanzo di Donatella Di Pietrantonio

Annalena Benini

 

L'amaro intreccio familiare e il trauma rurale. Un romanzo che scava nell'aspro legame tra persone e luoghi, rivelando la fragilità della vita moderna. Un'opera intensa e precisa che svela la lotta femminile contro forze brutali e antiche

Il disordine che trovo al mattino mi ricorda che non sono più sola. Amanda è tornata, mi guardo intorno e inciampo nelle sue tracce: sul bracciolo del divano il piatto con un pane smozzicato, e nel bicchiere un residuo di bevanda. La coperta è ammucchiata in un angolo, accanto al libro rovesciato sempre sulle stesse pagine.

 
Donatella Di Pietrantonio, 
“L’età fragile” (Einaudi, 190 pp.)

 

L’età fragile è il titolo esatto per questo romanzo in cui la difficoltà di entrare profondamente nella propria vita riguarda tutti: Amanda, la figlia universitaria tornata in Abruzzo da Milano, senza più voglia di fare né di sentire; Lucia, sua madre, strattonata tra i bisogni di un padre anziano, rurale, duro e il ritorno di questa figlia con il buio sul volto. Lucia è la protagonista e la voce narrante, è separata e vive un tempo immobile di grande stanchezza interiore. Stanchezza di dover pensare a tutti, stanchezza di non sapere pensare a sé. E anche  la grande fatica di avere cercato di cancellare il passato, il trauma della sua giovinezza: tre ragazze scomparse, proprio sulla terra di suo padre, proprio quel giorno in cui lei invece, allegra e ribelle, è andata al mare. Proprio quando era il momento di prendersi il mondo e non di soccombere.

Donatella Di Pietrantonio torna con slancio e profondità nei luoghi anche interiori del rapporto aspro tra persone e luoghi: il mondo rurale che tradisce l’idillio e che quando viene aggredito dal male (il male dell’uomo) reagisce dimenticando, rimanendo in silenzio, lasciando crescere i rovi sopra i ricordi. Anche Lucia, nelle sue età fragili, ha preferito rimuovere piuttosto che andare incontro al dolore. Adesso però il passato ritorna ed è tutto ancora intatto: la notte, i fucili in spalla degli uomini che cercano le ragazze, la durezza di un padre capace di maggiore affetto con gli altri uomini che con sua figlia, le preghiere e lo svenimento di una madre soprannominata la Sceriffa. “Ogni tanto guardavo verso i carabinieri e lei tra loro, per ricordarmi che era successo davvero. Tutto quel male, arrivato dove io e Doralice da bambine ci eravamo nascoste e cercate, con le labbra sporche di fragole. Per mio padre era il posto più sicuro del mondo. Più dell’autobus affollato che mi portava al mare, o della spiagga con la gente così spogliata. Laggiù sì che per lui era pieno di pericoli. Invece l’aveva tradito il suo bosco”.

Le certezze  crollano, ma anche l’idea allegra di una vita moderna  viene paralizzata dall’evento. Leggete questo romanzo intenso e preciso, in cui i piani temporali si intrecciano e cambiano lo sguardo, e in cui le donne lottano contro una forza brutale e antica (“uomo nei campi, femmina in casa”). Eccole tutte insieme: il passato oscuro del mondo, ma anche il presente, sempre meno fragile.

Di più su questi argomenti:
  • Annalena Benini
  • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.