l'intervista

"I tori rendono la vita facile a un pittore". Il torero Castella racconta l'amicizia con Botero

Caterina Di Terlizzi

Il rapporto con la tauromachia ha accompagnato tutta la carriera dell'artista colombiano. "Ogni volta che ci vedevamo voleva che gli parlassi di tori, di arene, di luci e di corride"

I tori rendono la vita facile a un pittore. È un’attività che ha molto colore: il vestito di luce, l’arena e il pubblico. È un tema meraviglioso, che dà poesia al dipinto”. La definiva così, Fernando Botero, la tauromachia, quella che disegnava e plasmava e che lo accompagnò per tutta la vita. Era piccolo infatti quando decise di diventare torero, nella sua città natale, Medellin in Colombia. Poi cambiò idea, ma senza mai abbandonare ‘l’aficion’. Da allora, il mondo taurino lo travolse, portandolo a raccontare, disegnare e ingrassare anche tutto l’universo della corrida. Già dalle prime pennellate sulla tela, ecco che tori e matador facevano il loro ingresso nel vortice ciccione delle opere uniche ed inimitabili di Botero. Nel corso dei suoi 91 anni di vita, molti sono stati gli incontri con le figure provenienti dal mondo taurino.

  

 

Uno di questi avvenne negli anni Novanta, nella Plaza de Toros della Macarena di Medellin in Colombia, con il più grande torero francese di tutti i tempi: Sebastien Castella. “Eravamo entrambi in arena, io toreavo quel pomeriggio e lui era venuto a vedere la corrida", racconta Sebastien. "Poco prima di affrontare il toro feroce, mi si avvicinò con grande educazione e personalità, augurandomi buona fortuna. Anche se non parlammo molto, rimasi così colpito dal suo modo di porsi, dalla sua eleganza e dalla sua barba reale. Mezz’ora dopo, gli dedicai davanti a quindici mila persone la mia corrida, brindandogli con la monterà, il cappello nero da torero, il toro che stavo per uccidere. Questo fu il nostro primo contatto”. Riaffiorano nella mente i ricordi sbiaditi dal tempo di quando era un ragazzo. Bastò un’istante tra i due, per dar vita a una meravigliosa amicizia, grande a tal punto da far nascere una delle opere più riuscite di Fernando Botero, un acquarello del torero francese. “Chiesi al maestro di venire a vedere una corrida di beneficenza, lui mi rispose mandandomi un mio ritratto… che onore, pensai”, ricorda il matador e continua “è una rappresentazione perfetta. Non dimentichiamoci che il maestro aveva gran carattere nel creare figure epiche: Questa era la magia, l’essenza della sua arte”.

  

Botero era riuscito a stemperare le doti di Sebastien Castella fra i colori più liquidi, rendendole trasparenti, attraverso velature che spingono l’osservatore a guardare meglio fino a scorgere l’anima del matador. Parigi, Montecarlo, Pietrasanta, Medellin e Madrid, l’ingrediente segreto per una grande amicizia è la tenacia. E così sia Fernando sia Sebastien non facevano mai passare troppo tempo prima di rincontrarsi. “Ci siamo visti tante volte, fino a che non è arrivata la pandemia, fino a che non è arrivata la sua malattia. Adoravamo stare insieme. A cena, tra deliziose Arepas colombiane di mais, farcite con formaggio e uova, lui mi raccontava cosa stava dipingendo e poi, incuriosito, voleva che gli parlassi di tori, di arene, di vestiti di luce e di corride” gli occhi azzurri cerulei di Sebastien si fanno lucidi. “Ho imparato tanto da lui, mi ha ispirato non solo come artista ma come essere umano. Posso dire di essere stato fortunato ad averlo incontrato, ad averlo avuto al mio fianco”.

 

Una delle ultime apparizioni di Fernando Botero a una plaza de toros fu nell’arena romana di Nimes, in Francia. Sebastien Castella dovette sfidare da solo sei pericolosissimi tori dell’allevamento Adolfo Martin e il pittore lo accompagnò ancora una volta. “Mi sosteneva sempre, poi faceva dei bozzetti e a fine corrida me li regalava”, spiega divertito il torero. Il matador Castella confessa anche che la tauromachia non solo appassionò e ispirò Fernando, ma lo aiutò nei momenti più critici della vita. “Quando il padre commerciante morì, a casa sua i soldi bastavano appena per mangiare. Iniziò per necessità a disegnare figure del mondo taurino da poter vendere al pubblico, fuori dall’arena bianca e rossa che ricorda l’architettura razionalista della Macarena di Medellin, una volta finito lo spettacolo”. Con la morte del Maestro Botero si perde l’artista contemporaneo appassionato di tauromachia più conosciuto al mondo. Lascia in eredità un patrimonio di oltre cento opere sull’argomento e un’osservazione ben augurante: “Los toros existìran siempre, porque forman parte de la cultura española y universal”.

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