nomine e cultura

Un sacco Fuortes: il pasticcio al San Carlo è meglio di un film di Vanzina

Salvatore Merlo

Il tribunale di Napoli ha reintegrato Stéphane Lissner alla direzione del teatro togliendo il posto all’ex amministratore delegato della Rai, che quel posto l’aveva a sua volta scippato a Lissner

Giorno 15 settembre chi accoglierà il ministro della Cultura al Teatro San Carlo di Napoli, il sovrintendente  reintegrato o quello disintegrato? Ieri pomeriggio, al termine d’un pasticcio politico che sa di ricotta e che è dunque degno delle commedie dei fratelli Vanzina, il tribunale di Napoli ha reintegrato Stéphane Lissner alla direzione del teatro San Carlo togliendo il posto a Carlo Fuortes ovvero l’ex amministratore delegato della Rai che quel posto l’aveva a sua volta scippato a Lissner ponendo il governo, ci sia concessa la forzatura polemica, di fronte a una di quelle offerte che non si possono rifiutare e che tanto piacevano a Francis Ford Coppola: o mi date un teatro o non mollo la Rai. Alla fine, lo sanno tutti, questa faccenda arriverà fino alla Corte costituzionale e sarà, in quelle auguste stanze del diritto, una fine sin troppo nobile per una storia che racconta assai meglio d’una tesi di dottorato cosa sia e cosa è sempre stata la politica “culturale” in Italia.

Dopo le elezioni di settembre 2022 il nuovo governo di destra poggia gli occhi sulla Rai e pensa di fare quello che   fan tutti: controllarla, nominando anche l’amministratore delegato. Solo che l’amministratore delegato in carica, il dott. Fuortes, fa presto capire di non volersene andare. E inizia così una specie di mercato, una contrattazione da bazar di Istanbul. Fuortes chiede la Scala, rifiuta il Maggio Fiorentino, e insomma nel giro di qualche mese si dimostra così affezionato, per non dire “attaccato”, alla Rai che persino la cozza  appariva a quel punto ormai come un mollusco frivolo e farfallone sul quale basti soffiare per vederlo distaccarsi dallo scoglio. Per accontentarlo, verrebbe da dire per “scrostarlo”, quelli del ministero della Cultura  a un certo punto scrivono una legge ad hoc  che libera l’unico posto (occupato) che il signor Fuortes sembrava incline ad accettare essendosi visto rifiutare la Scala dall’intera comunità operistica di Milano (“niente cetrioli romani qui, grazie”).

Dunque al ministero  fanno una leggina, cacciano il sovrintendente in carica (il francese Lissner), provocano una mezza crisi con la Francia e caricano Fuortes sulle spalle del San Carlo. Solo che il testo – voce di corridoio:  “Scritto con le estremità inferiori del corpo” – lo aveva preparato Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura, che in quel momento era troppo distratto dalla lettura dei libri del premio Strega. Sicché ieri, dopo un ricorso, il tribunale ha reintegrato Lissner.  Ecco. Venerdì al San Carlo presentano il libro di Marcello Veneziani su Giambattista Vico. E mai testo fu più adatto, perché sono corsi e soprattutto ricorsi storici.

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.