
Come trasportare la nobile Scala nella modernità senza perdere fascino
Il nuovo sito web, la tv e altre riforme del teatro milanese. Dietro il sipario che si apre per la sua magia, dietro ai concerti sinfonici che evocano glorie del passato, la Scala è diventa una grande azienda moderna e globale
Non sono andati a letto presto, in questi anni. Neppure quando il Covid teneva sbarrate le porte del Piermarini, quando spettacoli e pubblico erano rarefatti. Il Teatro alla Scala, la Fondazione che lo governa, il sovrintendente e direttore artistico Dominique Meyer che ha iniziato il mandato proprio nel 2020, “nel deserto” del lockdown, tutti i settori di una “struttura complessa”, o meglio di una grande azienda culturale (800 dipendenti, più della metà artisti), e il personale tecnico e gli sviluppatori digitali: nessuno ha perso un giorno per portare a termine una serie di piccole e grandi rivoluzioni di cui – come quando si è seduti in platea o nei palchi – gli spettatori godono soltanto l’effetto finale. Ma che dietro di sé hanno una logica “di osmosi”, e anche qualche insegnamento da offrire quando si parla, nel nostro paese non sempre a proposito, di gestione culturale. Rivoluzioni di cui la nuova Torre Botta in via di completamento e che consentirà di riorganizzare gli spazi di tutto il personale e il progetto della “Magnifica Fabbrica” per i laboratori e i depositi del Teatro nel Parco della Lambretta a Rubattino saranno i simboli visibili.
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- Maurizio Crippa
"Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.
E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"