Come trasportare la nobile Scala nella modernità senza perdere fascino

Maurizio Crippa

Il nuovo sito web, la tv e altre riforme del teatro milanese. Dietro il sipario che si apre per la sua magia, dietro ai concerti sinfonici che evocano glorie del passato, la Scala è diventa una grande azienda moderna e globale

Non sono andati a letto presto, in questi anni. Neppure quando il Covid teneva sbarrate le porte del Piermarini, quando spettacoli e pubblico erano rarefatti. Il Teatro alla Scala, la Fondazione che lo governa, il sovrintendente e direttore artistico Dominique Meyer che ha iniziato il mandato proprio nel 2020, “nel deserto” del lockdown, tutti i settori di una “struttura complessa”, o meglio di una grande azienda culturale (800 dipendenti, più della metà artisti), e il personale tecnico e gli sviluppatori digitali: nessuno ha perso un giorno per portare a termine una serie di piccole e grandi rivoluzioni di cui – come quando si è seduti in platea o nei palchi – gli spettatori godono soltanto l’effetto finale. Ma che dietro di sé hanno una logica “di osmosi”, e anche qualche insegnamento da offrire quando si parla, nel nostro paese non sempre a proposito, di gestione culturale. Rivoluzioni di cui la nuova Torre Botta in via di completamento e che consentirà di riorganizzare gli spazi di tutto il personale e il progetto della “Magnifica Fabbrica” per i laboratori e i depositi del Teatro nel Parco della Lambretta a Rubattino saranno i simboli visibili.

 
Un teatro lirico è ovviamente in primo luogo musica, cantanti e direttori, bellezza. Il programma delle prossime stagioni della Scala sarà annunciato il 29 maggio, ma qualcosa è trapelato e i bene informati hanno attese più che positive. Ma intanto, ieri, Dominique Meyer e il responsabile della Comunicazione della Scala, Paolo Besana, hanno presentato l’ultima novità, che è anche un “riassunto” di un lungo e ben temperato lavoro dietro le quinte. Da ieri è online il nuovo sito web della Scala. Facile nella grafica (tutta la comunicazione scaligera si è rinnovata), completo – dall’organigramma della Fondazione  alle biografie di tutti gli artisti impegnati, nomi e ruoli degli orchestrali, fino alla scheda di ogni spettacolo e alla possibilità di prenotare e acquistare i biglietti senza tortuosi passaggi e in totale trasparenza. In più, l’accesso alla Rivista del Teatro da poco rinnovata e rilanciata e soprattutto La Scala Tv, il nuovo servizio streaming che da pochi mesi permette di seguire tutta la programmazione scaligera. Un “rinnovamento completo della comunicazione”, dicono, anzi un “movimento di riforme del teatro”, spiega Meyer.  

  
Ma dietro a ciò che appare sul boccascena o sulla superficie di uno schermo c’è una filosofia che vale la pena conoscere. In questi anni, oltre agli investimenti nella struttura – tra l’altro, l’efficientamento energetico di un edificio del Settecento, non facilissimo, che ha consentito di non soffrire il caro bollette e una riduzione dei costi delle utenze di circa 2 milioni di euro entro il 2024 – la Scala ha rifatto completamente il suo sistema informatico interno e di comunicazione (prima c’erano quattro sistemi di gestione che non dialogavano), ha semplificato uffici e burocrazie, risparmiando anche tonnellate di carta, ha avviato un rinnovo della Sala – dai tessuti delle poltrone ai nuovi tablet che sostituiranno i display fissi sugli schienali per la lettura dei testi. Un piccolo capolavoro è stato fatto con il cambio del sistema di bigliettazione (perché l’arte è l’arte, ma soprattutto se  è pubblica non deve sfondare i bilanci). Con un attento e innovativo studio dell’occupazione dei posti si è raggiunto un “maggior tasso di saturazione al 90 per cento” negli spettacoli di opera; si è ottimizzata la vendita con una riduzione dei biglietti omaggio e “last minute”, così l’incasso medio a serata è salito a 216 mila euro rispetto ai 194 mila del 2019. Una Scala solo per “i ricchi”? No: la nuova attenzione ai diversi tipi di pubblico ha portato invece a un progressivo “ringiovanimento” (quasi uno spettatore su tre è sotto i 35 anni). Alle formule ormai consuete delle proposte per gli studenti e under 30, si è aggiunto un prolungamento delle offerte per la fascia d’età entro i 35, quella che spesso abbandonava. Ora tutto questo, compreso l’acquisto dei biglietti, sarà ancora più immediato attraverso il sito. Mentre il pubblico internazionale è tornato ai livelli pre Covid. Dietro il sipario che si apre per la sua magia, dietro ai concerti sinfonici che evocano glorie del passato, la Scala è diventa una grande azienda moderna e (perché no?) globale. Un grande teatro (e la Scala è la più importante istituzione culturale italiana) si giudica dalla sua musica e dal prestigio dei suoi allestimenti. Ma ha anche il compito di dimostrare ai cittadini cosa sia una buona gestione, con bilanci virtuosi, capace di programmare sé stessa e anche il futuro del suo pubblico, cioè anche della sua città. 

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"