Una scena de "Il favoloso di Amélie"

Sabotaggi di coppia

Piccole vendette coniugali, utili quando non si ha troppa voglia di litigare

Mariarosa Mancuso

Jean-Claude Kaufmann studia i nervosismi, le irritazioni e i dispetti della vita degli innamorati. Dalle calze alla luce da spegnere, un'anatomia della più dolce delle rabbie

Amélie – nel “Favoloso mondo di Amélie”, diretto dal regista Jean-Pierre Jeunet – è specializzata in “vendette dolci”: all’odioso droghiere Collignon sostituisce le pantofole, ben in ordine sullo scendiletto, con un paio dello stesso modello e colore, ma di misura più piccola. A volte i suoi dispetti sono così teneri che sbloccano le fissazioni: ruba il nano da giardino a cui il padre è tanto affezionato, affidandolo a una hostess che gli scatta polaroid su sfondi esotici e manda cartoline di saluto che il genitore colleziona, scacciando la depressione. Jean-Claude Kaufmann è un sociologo francese che studia le coppie, con ricerche sul campo. Parecchi anni fa – tempi meno precari in terra di Francia –  aveva stabilito che una coppia può dirsi tale quando compra insieme una lavatrice, smettendo di portare i panni sporchi dai rispettivi genitori. Poi ha studiato il primo mattino che vede la futura coppia svegliarsi nello stesso letto e far colazione. Dopo una microsociologia sul seno nudo, e uno studio sulle donne sempre in cerca del Principe Azzurro (servirebbe un aggiornamento dopo le truffe sentimentali nigeriane, che seguono un preciso copione) Kaufmann è tornato alla vita in due. Studiando i nervosismi, le irritazioni, e ora i dispetti sulla falsariga di Amélie. Titolo: “Petites vengeances - ou les trahisons positives dans le couple” (éditions de l’Observatoire).

 

Tradimenti è una parola grossa. Sono le ripicche che lui o lei infliggono all’altro che ha commesso un torto. Tenendole segrete, non confessandole neppure alle amiche o agli amici. Con le dovute eccezioni. Nel libro, che sintetizza 600 interviste sul tema delle piccole vendette coniugali, troviamo la moglie contrariata che riunisce gli insegnanti della scuola dove insegna nella “sala fumatori” (“sono i colleghi più simpatici”) e li intrattiene raccontando difetti & malefatte del consorte, tra le risate generali. Chi ha visto la serie “The Marvelous Mrs Maisel”, riconosce la situazione. Anni 60: lui la tradisce con la segretaria che non sa usare il temperamatite, lei per ripicca al Greenwich Village, diventa una stella del cabaret grazie alle disavventure coniugali, e fa amicizia con Lenny Bruce. “Vendicarmi, io? Mai successo”. E’ la prima risposta, poi scavando qualcosa viene fuori. Non tutti e non sempre hanno voglia di litigare, e per certe piccolezze neanche vale la pena. Resta la voglia di far sbollire la rabbia, e di fare un dispetto al coniuge, senza che lui lo sappia: anche molto amato, è comunque una creatura diversa da te. Kaufmann fa l’esempio di chi tuffa il proprio cucchiaino nella marmellata, e chi mette nel vasetto un cucchiaino unico. In Francia basta per uno scontro culturale, come il taglio a spicchi del camembert (le fisime nostre in materia di cibo sono peggio, grande materiale per i dispetti).

 

“Non chiude mai una radio né una luce” dice la Bella di Lodi nel romanzo di Alberto Arbasino, parlando del bel meccanico Franco. Se non è la luce da spegnere, è il tubo del dentifricio a far litigare. La prima vendetta “amorosa” è un bel broncio. Poi la scelta è ampia. Fingere che la tv non funzioni quando c’è la partita: serve una certa destrezza, e certe volte per arrecare disturbo basta scegliere quel momento per passare l’aspirapolvere. Grandioso il capitolo “calze”, già affrontato da Kaufmann in “Petite philosophie de la chaussette”. Calze buttate nella spazzatura invece che in lavatrice. O deposte sul tavolo della colazione. In un crescendo, c’è il capitolo “sabotaggi”: il letto è rifatto, ma tra le lenzuola c’è la schiuma da barba. O il sale nel caffè, o i piatti esotici conditi con la salamoia dei cetriolini.

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