via AFP

L'intervista

“La civiltà occidentale è un essere morente”. Parla Michel Onfray

Giulio Meotti

Il filosofo e saggista francese ci racconta il suo nuovo libro “Anima”, diagnosi sul nichilismo e sull'identità perduta. L'analisi di una fine annunciata e i dubbi su ciò che verrà

“Guardo quest’onda nichilista arrivare verso di noi, come sulla spiaggia vediamo arrivare in lontananza il muro d'acqua che ci cadrà addosso”. Dopo Decadenza (in Italia per Ponte alle Grazie), Michel Onfray consacra un libro al transumanesimo, Anima, in uscita oggi in Francia per Albin Michel. Il racconto dell’ebbrezza nichilista del grande caos dell'identità occidentale per cui non vogliamo più sapere chi siamo. Onfray se la prende con il prototipo di Elon Musk: “Il tempo dell’Europa giudaico-cristiana e del dominio del Vecchio continente sul resto del mondo è passato. Lo spirito si è fatto strada nell’Eden, tra il Tigri e l’Eufrate, nella parte occidentale degli Stati Uniti, la California per la precisione, passando per l’Europa, che ha fatto il suo tempo. La storia si scrive ora nella parte occidentale dell’America, che vede allontanarsi, per dirla con Arthur Rimbaud, ‘l’Europa dai suoi antichi parapetti’, alla velocità di un carro funebre impazzito”. L’Uomo nuovo continua il suo cammino: “Decostruito, eco-responsabile, eco-femminista, eco-politico, eco-cittadino, eco-sostenibile, ma soprattutto merce. La creolizzazione del mondo genera una società di esseri senza stato che galleggiano senza legami o famiglia in un mondo privo di significato”. E ancora: “La barbarie arriva alle nostre porte, equipaggiata come una scintillante e inedita macchina da guerra. Quest’uomo che vuole fare l’angelo farà sicuramente la bestia: dopo il serpente, il cane e la scimmia, l’evoluzione avverrà sotto il segno della medusa, decostruibile e ricostruibile. La decostruzione è iniziata”.

 

Innanzitutto perché un libro sul transumanesimo. “Ho intrapreso un nuovo progetto con una Breve enciclopedia del mondo, la brevità annunciata è un eufemismo dato che ogni volume già pubblicato è più o meno di cinquecento pagine”, dice Onfray al Foglio, che vent’anni fa creò un’università popolare per combattere le idee del Front national di Jean-Marie Le Pen. “‘Cosmo’ è una filosofia dell’essere, ‘Saggezza’ una filosofia pratica, ‘Decadenza’ una filosofia della storia, ‘Anima’ una filosofia dell’anima”. Lei scrive che la storia aborrisce il vuoto. “Anche il vuoto, il nulla, hanno la loro storia”, continua Onfray. Eppure la “civiltà occidentale” ha ancora significato per noi. “Sì, ma come un essere morente ha ancora un significato. La decadenza offre una storia, quella del giudeo-cristianesimo europeo. Anima racconta le avventure dell’anima, la sua vita e la sua morte, dalle Grotte di Lascaux ai progetti transumanisti. Si tratta di analizzare le cellule cancerose di un tumore che testimonia una fine annunciata. Mi faccio oncologo del nostro tempo. Plinio il Vecchio mi fornisce l’apertura di Saggezza: come lui, viviamo ai piedi di un vulcano che inizia un’eruzione che sappiamo ci porterà via. Apro Anima con il primo passo dell'uomo sulla Luna nel 1969: è la data della fine dell’umano e dell’inizio del postumano. E’ in arrivo la reificazione, segno del XXI secolo che, con il pretesto del progressismo, fa sì che tutto possa già essere affittato, comprato o venduto: ovociti di donne povere, uteri di madri surrogate proletarizzate, figli di coppie dai generi fluidi. Il nostro mondo sta crollando mentre ne nasce un altro. Non è né buono né cattivo, non bisogna voler restaurare un tempo antico, è un’utopia reazionaria, ma vivere ai piedi del Vesuvio con i valori romani”.

 

Un suo amico, l’algerino Boualem Sansal, autore di 2084 (Neri Pozza), ci mette in guardia contro l’infiltrazione islamista. “Un popolo è colonizzato solo perché è diventato colonizzabile dopo che la civiltà ha cominciato a tradire i suoi fondamenti: il colonizzatore è meno forte nella sua forza che nella debolezza del colonizzato”, ci dice Onfray. “Il nostro occidente giudaico-cristiano ha fatto il suo tempo, duemila anni, è onorevole, ma ora è come un vecchio maschio dominante, invecchiato, glabro, stanco, storpio. E’ nell’ordine delle cose che un giovane maschio dominante pieno di vigore lo provochi, lo minacci, lo combatta per prendere il suo posto. Un giorno anche questo giovane diventerà vecchio”. In che modo la nostra decadenza influisce sulla vecchia analisi di Samuel Huntington delle nove civiltà in competizione. “Huntington aveva intuizioni geniali, idee giuste e potenti, ma sbagliava a scendere nei dettagli, cosa che lo portò ad abbandonare la metastoria a favore della divinizzazione. L’idea che le civiltà siano costruite sulla spiritualità risale a molto tempo fa, ad esempio a Gioacchino da Fiore nel XII secolo. Si prosegue con Bossuet, Vico e tanti altri fino a Malraux. Ci stiamo muovendo verso una civiltà totale, ma dobbiamo pensare meno in anni o decenni e più in centinaia o migliaia di anni”.

 

Ma per non soccombere alla disperazione, cosa ci resta? “La disperazione implica delusione di fronte alla speranza. Ma sperare è credere e l’ateo radicale che sono non mi fa credere al di là di ciò che vede o di ciò che gli sembra razionale e ragionevole. Non sono un seguace di alcun pensiero magico, nemmeno in politica. Né déi né padroni… Rimane la lucidità e, sì, davvero, non diventare la cinghia di trasmissione del nichilismo. E’ il momento dell’uomo ribelle di Camus”. Nietzsche aveva proclamato ne La gaia scienza del 1882: “Dio è morto”. “Non devi andare nello spazio per rendertene conto”, conclude Onfray. “Che l’uomo avrebbe seguito Dio nella tomba. Michel Foucault annuncia la morte dell’uomo in Les Mots et les Choses nel 1966. L’uomo muore veramente, questa è l’unica grande sostituzione da temere. Il transumanesimo che arriva dopo. E che etimologicamente sarà disumano”.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.