in anteprima

A spasso per Arte Fiera

Incontri, interessi e scambi tra gli oltre 140 espositori nei padiglioni di Bologna Fiere, da oggi a domenica 5 febbraio. Dai lavori della super star Romina Bassu alle opere del ginevrino Marc Bauer dai colori di Marta Spagnoli allo stand più bello, secondo noi. Una passeggiata per immagini

Giuseppe Fantasia 

Incontri, interessi e scambi che si intrecciano tra loro. Accade all’Arte Fiera di Bologna, la prima dell’anno in Italia che apre al pubblico oggi fino al 5 febbraio, una 46esima edizione che Simone Menegoi descrive al Foglio usando tre parole: “ripresa, rilancio e riscossa”. Un appuntamento organizzato in pochi mesi dopo l’ultima edizione post-pandemica, “inclusivo e attento alle trasformazioni sociali e ambientali” – ha aggiunto Enea Righi – da lui scelto come managing director – “una manifestazione necessaria per portare la sua sensibilità e competenza alla definizione e realizzazione di un’accoglienza piacevole per i cittadini, turisti, galleristi e altri collezionisti”. Bologna sarà pure in subbuglio per la minaccia attentati dopo i fatti relativi a Cospito, ma ha deciso di reagire al meglio con offerte dentro la fiera e in città, tra gallerie e palazzi privati, creando un piacevole via vai di persone provenienti dall’Italia e dall’estero legate o comunque interessate al mondo dell’arte, pronte a prendere d’assalto i padiglioni 25 e 26 di Bologna Fiere tra gli oltre 140 espositori presenti nella Main Section.

   

Lo abbiamo fatto anche noi in anteprima, cominciando proprio da quegli spazi ricchi di opere che spaziano dal Moderno all’arte post-bellica fino al contemporaneo di ricerca. 

    

Romina Bassu

 

La provincia – sin dal neon con la scritta omonima di Flavio Favelli – la fa da protagonista nello stand dello Studio Sales, la galleria romana di Norberto Ruggeri con Davide Monaldi che si è inventato i citofoni in ceramica con cui chiunque potrà fantasticare. La super star è lei, Romina Bassu, che recupera per le sue nuove opere quella linea queer che aveva iniziato già nel 2014. Ad Arte Fiera presenta L’attesa in cui raffigura un uomo seduto che indossa i tacchi a spillo neri nell’atto di riflettere, una sorta di pensatore alla Rodin ma 2.0 che normalizza l’aspetto emotivo in una quotidianità fatta di gesti semplici, neutrali ed intimi. Accanto ha due ragazze in Swing che, come le altre opere, ha una teatralità in equilibrio, tenuta ben salda dalla fiducia e accoglienza che c’è tra loro, mostrata con i colori freddi della Bassi, in netto contrasto con il contenuto che è più inquietante, ma attira e conquista ogni volta.

 

Il blu ottanio creato da Valerio Berruti la fa da protagonista da Marco Rossi Arte Contemporanea in un’elegante scultura con una bambina che crea giochi di luce sulla parete. La ammira, poco distante, la protagonista di una scultura realizzata in marmo di Carrara e in marmo veronese che ricorda i protagonisti del suo libro pop up, La giostra di Nina Carosello, una magia su carta (con tanto di luce all’interno) pubblicata da Gallucci Editore che riproduce la sua famosa ed omonima scultura che ha fatto il giro del mondo facendo girare la testa – positivamente - a migliaia di persone.

 

I temi centrali che ruotano attorno agli sviluppi culturali e storici e al nostro patrimonio collettivo, sociale e politico vengono svelati come un mosaico nelle opere del ginevrino Marc Bauer, protagonista alla galleria di Gilda Lavia. Siamo a Bologna, ma Antonello Viola, che troviamo allo stand della Alessandro Casciaro Art Gallery di Bolzano, ci porta nelle isole italiane che conosce e gli piacciono di più. Mixando arte, natura e tempo in un astrattismo coinvolgente quanto straniante, l’artista romano trasforma l’invisibile in visibile usando l’azzurro reale, il verde e l’oro che danno spazio all’energia di una rinascita. Il colore c’è anche nelle opere della veronese Marta Spagnoli, alla Galleria Continua. I suoi Umanoidi ci coinvolgono in una danza che è il trionfo e l’enfasi di mani e sguardi. Particolare la serie Maelström, un voluto omaggio a Edgar Allan Poe, ma da quel fenomeno causato dalle maree, grazie a lei, ne usciamo più vivi ed energici che mai. Splendidi davvero gli steli in terracotta Stem che assomigliano a figure umane creati da Agostino Iacurci per la galleria Ex Elettrofonica.

 

Marta Spagnoli

Lo stand più bello? Non abbiamo alcun dubbio: quello della Galleria Poggiali (Firenze, Pietrasanta e Milano). Il patron Alessandro e i suoi due figli Lorenzo e Marco, gli Scilla e Cariddi dell’arte italiana, sono riusciti a creare uno spazio a sé, enorme quanto ipnotico. Le opere di grandi dimensioni, bianche e pure come un’inaspettata nevicata a Gstaad di Claudio Parmiggiani, lasciano senza fiato, abilmente esposte con quelle di Amulf Rainer e la scultura di Erwin Wurm, protagonista di una recente mostra fiorentina ospitata nelle loro due gallerie cittadine e nella scenografica piazza Santa Maria Novella. A stupirvi, nell’altra stanza, le sculture tatuate di Fabio Viale, riflessi, come voi che le ammirerete, negli specchi onirici di Lynchiana memoria di Goldschmied & Chiari, guardate a vista dalle tele coloratissime di Basil Kinchaid. Ogni artista, dai Poggiali, è trattato allo stesso modo e non esistono distinzioni gerarchiche. Ognuno trova spazio e grazie a quei  “magnifici tre”, si sente a casa: accolto, criticato, coccolato ed amato allo stesso tempo, come in famiglia, appunto.

 

Yuri Ancarani è all’ingresso della fiera con un’installazione sul maxischermo in Piazza della Costituzione, prima Led Wall Commission, ma è anche protagonista al MAMbo (Museo d'Arte Moderna di Bologna) con la personale Atlantide 2017-2023. Presto sarà anche al PAC di Milano, ma nel frattempo è qui a far esplodere le emozioni nella Sala delle Ciminiere del museo bolognese, trasformato in una sorta di Cocoricò grazie al curatore Lorenzo Balbi, una rappresentazione onirica e reale di quel mondo a sé che è l’isola di Sant’Erasmo, a Venezia.

 

Il procedimento pittorico di Stephen Rosenthal è sempre il risultato di una ricerca del non visto, del desiderato, del lampo d’occhio e i suoi dipinti – alla galleria bolognese P420 - sono così insoliti che è quasi inevitabile chiedersi come siano nati, abbinati ale opere di Filippo De Pisis come il Vaso di fiori che dipinse nella casa di cura a Brugherio.

 

Gabriella Cardazzo ritratta da patrick Procktor, Palazzo Bentivoglio Bologna 

Ricordano De Pisis anche alcune opere di Patrick Procktor, protagonista dell’imperdibile mostra A View From a Window che gli dedica Palazzo Bentivoglio, luogo speciale e magico. L’attento curatore Tommaso Pasquali è riuscito nell’impossibile: riunire tutte insieme le opere dell’artista amato/odiato da Lucian Freud, facendo una lunga ricerca nei suoi anni londinesi, aiutato molto anche da Ian Massey, autore dell’unica biografia mai pubblicata su questo artista  flamboyant, marxista e snob doc, omosessuale out of the closet e padre di famiglia, viaggiatore in luoghi esotici e assiduo frequentatore di Venezia, presente ovviamente nei suoi acquerelli, ad esempio in uno scorcio particolare da un bar alle Zattere. Splendidi i ritratti all’attrice Jill Bennett e alla gallerista Gabriella Cardazzo, ma anche quelli a Christopher Gibbs, Juliet Benson e un giovane Derek Jarman per non parlare dei nudi, espliciti quanto meravigliosi. In chiusura, il pezzo forte: una vecchia fototessera dell’amico artista scomparso Mario Dubsky accostata a una più recente.L’arte è esaltata grazie a Procktor e noi con lui in questa Bologna più viva che mai.

 

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