Dalla pagina Facebook del museo Macro di Roma 

creatività irregolare

Non solo mostre, lo shopping può soddisfare la vostra sete di avanguardia

Costantino della Gherardesca

Al Macro di Roma arriva la prima antologica dedicata all'artista e stilista Cinzia Ruggeri, quella dell'iconico abito ziqqurat nell'83. Se non bastasse, il suo spirito risuona nella moda e nelle fotografie di Eli Russell Linnetz, direttore creativo per star del calibro di Kanye West e Lady Gaga

Al giorno d’oggi, per ritrovare l’intelligenza di certi artisti italiani d’avanguardia degli anni Sessanta e Settanta, bisogna andare a una mostra o tocca prendersi un vestito. La prima soluzione è semplice, visto che il 14 aprile è stata inaugurata al Macro di Roma Cinzia says…, la prima antologica dedicata all’artista, stilista e designer Cinzia Ruggeri (1942-2019). Nata a Milano, Ruggeri studia come pittrice, ma cresce a stretto contatto con la moda: lavora nell’azienda di abbigliamento di suo padre e nel 1972 fonda Bloom, il suo marchio. Le sue creazioni sono difficilmente classificabili, perché si trovano spesso al crocevia dei suoi molteplici interessi. Nei suoi abiti, infatti, confluiscono pittura e design, come nell’iconico abito ziqqurat in seta verde del 1983, mentre nella sua arte è facile trovare abiti e accessori di ogni tipo. Ruggeri aveva una spiccata propensione all’irregolarità e alla mescolanza, sfuggiva alle classificazioni e, soprattutto, creava dal nulla. A lei non interessava fotografare una scena: voleva crearne una tutta sua. Viveva nel futuro.

E se la mostra al Macro non dovesse spegnere la vostra sete di avanguardia, allora c’è lo shopping, perché lo spirito di Ruggeri risuona nella moda e nelle fotografie di Eli Russell Linnetz, direttore creativo per star del calibro di Kanye West e Lady Gaga e creatore del marchio di moda ERL. Certo, Linnetz non è highbrow come Ruggeri, né mi sembra capace di creare dal nulla e vivere nel futuro come lei: per Linnetz, come per tutti noi, il futuro è morto. Ecco perché il suo immaginario mischia presente e passato, con riferimenti fotografici e cinematografici che partono dagli anni Sessanta.

Linnetz è più lowbrow di Ruggeri, ma ha la capacità di assorbire e brandizzare tutto quello che ha intorno a sé. Infatti Comme des Garçons ha subito voluto ERL nella sua orbita.

Linnetz è nato nel 1990 in California e lì ha piantato le sue radici. Il suo immaginario colorato, sensuale e canagliesco si ispira all’atmosfera e alla fauna umana della sua adorata Venice Beach. A differenza di Ruggeri, Linnetz non ridisegna il mondo a partire da zero, ma amplifica dettagli, come i look un po’ dimessi dei jock di Venice, fino a trasformarli in linee, colori, tendenze universali. I ragazzi a cui si ispira per le sue creazioni non sono patinati, il loro erotismo non è sanificato: hanno abiti lisi, rovinati dal sole, la loro sensualità è calcolatamente sgraziata. Girando per Venice Beach, Linnetz assorbe dettagli: un jeans tenuto insieme con lo spago, una felpa scolorita… Dettagli che, a seconda di chi li osserva, possono rivelare o nascondere una profondità immensa di contenuti, come le pagine di un codice miniato o come in Off the shelf, una serie di fotomontaggi in cui Martha Rosler ha accostato copertine e dorsi di libri scelti tra quelli che aveva in casa, creando un dialogo tra testi diversi, ricontestualizzandone i rispettivi contenuti.

La capacità di Linnetz di codificare e ricodificare la scena umana e culturale in cui vive è davvero esemplare, al punto che nel gennaio 2022 è stato chiamato da un marchio popolare come Guess per ridefinire il brand Guess Usa, un ramo dell’azienda dedicato alla creazione di prodotti premium e a collaborazioni con celebrità.

Anche Hedi Slimane ha da tempo l’occhio puntato sulla California. Senza mai trascurare la sua predilezione per la qualità dei tessuti, Slimane ha ripreso lo stile degli skater e dei musicisti underground di Los Angeles, soprattutto nelle sue creazioni per Celine. Lo fa con sincero trasporto, ma sta pur sempre raccontando la vita di qualcun altro, tanto che qualche californiano verace potrebbe quasi accusarlo di appropriazione culturale, visto che Slimane è pur sempre un cinquantenne francese di origini tunisine, e non un giovane skater di Sacramento.

Linnetz, invece, non ci offre una visione documentaristica di Venice Beach, non ci restituisce una versione cinéma vérité del disagio californiano, ma ricrea un’atmosfera. Che poi è quello che l’arte dovrebbe fare, e poco importa se si tratta di un quadro da appendere alle pareti o di una giacca da appendere nell’armadio.

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