Kingsley Amis (foto  Evening Standard/Hulton Archive/Getty Images)

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Misogino e alcolizzato. Kingsley Amis oggi avrebbe cent'anni, ma in pochi se lo ricordano

Antonio Gurrado

Sparito dagli scaffali. I lettori di oggi faticano a superare lo scandalo per i contenuti outré dei suoi libri, e la damnatio memoriae editoriale – mai esplicita ma progressivamente corrosiva – non sembra distinguere le idiosincrasie dell’autore da quelle dei personaggi

"Stanely e le donne”, ad esempio, in Italia non c’è verso di trovarlo. Anche in Inghilterra – dopo l’uscita nel 1984 con susseguente serie tv – era sparito per vent’anni e ora conviene leggerlo in ebook, se non si ha pazienza di scandagliare le rimanenze. Vero anche che, fra i romanzi di Kingsley Amis, è un caso limite: talmente misogino da faticare già quarant’anni fa a trovare un editore americano, tacciato di antisemitismo per una riflessione del protagonista troppo leggermente estesa al pensiero dell’autore. È forse questo il tipo di equivoco sotteso alla misteriosa sparizione di Amis dagli scaffali, per quanto in pieno centenario della nascita: l’anniversario cade oggi. Può bastare all’ostracismo scrivere che la percentuale di uxoricidi dimostra come in fondo i mariti siano dei bonaccioni? O che “le donne sono come i sovietici: se fai sempre esattamente ciò che vogliono, operi per la pace; se ti opponi a qualcosa, stai ricorrendo a tattiche da guerra fredda per perseguire un disegno imperialistico volto a interferire nei loro affari interni”? 

   
E così, niente Kingsley Amis in Italia. Una decina d’anni fa Dalai editore aveva fatto ben sperare con il “Taccuino di un vecchio bevitore”, l’opera prima “Lucky Jim” e il Booker Prize “Vecchi diavoli”, lasciando presagire quanto meno la traduzione dei capisaldi. Macché. Al lettore italofono mancano romanzi come “Take a girl like you”, “The anti-death league”, “Jake’s thing”; niente poesie, niente racconti, niente epistolario né saggi. Fra i libri usati si possono recuperare due biografie, di Zachary Leader ed Eric Jacobs; altrimenti meglio affidarsi al ritratto clandestino che emerge fra le righe dell’autobiografia del figlio Martin, “Esperienza” (Einaudi). Sono pagine che insegnano ad amarlo proprio a causa dei difetti che ne hanno causato il tramonto.

    
Martin gli rimprovera una sconsideratezza sessuale patologica: a lui e a suo fratello adolescenti donò una confezione da centoquarantaquattro preservativi, spiegando di averlo fatto per risparmiare. Una sera portò sua moglie a cena dalla sua amante e dal marito di lei, approfittandone per appartarsi con la signora di una terza coppia presente. Terrorizzato dal buio, dall’altezza, dal volo; innamorato dell’immagine di Ava Gardner al punto da gettarsi prono sul pavimento del cinema in suo onore quando appariva sullo schermo; soggetto a sogni romantici con la Regina (più spinti invece con Margaret Thatcher); persuaso che le droghe leggere fossero un complotto bolscevico per infiacchire l’occidente; sostenitore della necessità di possedere una pistola per difesa personale; convinto che “non importa quante volte, si sposa sempre la stessa donna”.

  
Invitato a un party elegante in una tenuta rurale, all’ospite che gli domandava se desiderasse lavarsi le mani prima di cena rispose: “No grazie, me le sono appena lavate dietro un cespuglio”. Evtušenko un giorno indagò se credesse in Dio e lui rispose: “No, lo detesto”. A chi gli chiedeva cosa più gli piacesse in una donna nuda, replicava: “La faccia”. In piena crisi degli armamenti buttava lì, con ambiguità swiftiana: “Basterebbe chiudere il ministero della cultura per incrementare in modo considerevole il nostro arsenale. Con le sovvenzioni ai poeti si potrebbe provvedere alla manutenzione di un sottomarino nucleare. Il denaro speso per una sola rappresentazione del Rosenkavalier basterebbe all’acquisto di una testata in più”.

  
Del resto era convinto che qualsiasi cosa vera, infilata in un romanzo, diventasse falsa; ma anche che ciascun suo romanzo, pur non autobiografico, rivelasse qualcosa della sua identità. Forse per questo attrito i lettori di oggi faticano a superare lo scandalo per i contenuti outré dei suoi libri, e la damnatio memoriae editoriale – mai esplicita ma progressivamente corrosiva – non sembra distinguere le idiosincrasie dell’autore da quelle dei personaggi. E allora, dove leggere Kinglsey Amis? Colpo di scena, in un romanzo di James Bond, il primo dopo la morte di Ian Fleming. “Il colonnello Sun” apparve firmato da un Robert Markham che non esiste. E’ lui.
 

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