Musk contro il pensiero unico

Giulio Meotti

È il più ricco del mondo, ma non il ricco che piace. Il guru di Tesla difende Dave Chappelle, cita Tolkien, attacca la cancel culture. E ha paura della denatalità, dell’ingegneria genetica e dell’intelligenza artificiale. Ritratto di un genio controverso

Non è un gigante della tecnologia. PayPal ha una capitalizzazione di “appena” 135 miliardi di dollari, rispetto agli 1,6 trilioni di Amazon e ai 2,8 trilioni di Apple. Eppure occupa una posizione speciale nella mitologia della Silicon Valley. Fondatori e membri di PayPal hanno creato e raggiunto i vertici di molte aziende, guadagnandosi nell’insieme il soprannome di “mafia di PayPal”. Si va da Reid Hoffman, cofondatore di LinkedIn, a tre ex dipendenti che hanno successivamente creato YouTube, Yelp (popolare sito di recensioni) e il social network Yammer. Questa settimana ricorre il ventesimo anniversario dalla quotazione in Borsa di PayPal, un’occasione per cui le aziende della valle del silicio di solito organizzano celebrazioni sfarzose. I dipendenti di PayPal all’epoca si sono limitati a riunirsi nel parcheggio dei loro uffici a Palo Alto, in California, dove l’enigmatico Peter Thiel si è esibito in una serie di partite a scacchi simultanee. Oggi Jimmy Soni, in “The Founders”, racconta questi Padri Fondatori. Chi era arrivato dalla Germania come Thiel, chi dall’Ucraina come Max Levchin, chi dal Canada provenendo dal Sudafrica come Elon Musk. 

 
Quello di maggior successo fra loro se ne è andato dalla colonia californiana accusandola di essere finita in mano a burocrati socialisti, ideologi anti mercato, pro tasse e regolamentazione. Ci voleva un’accusa altrettanto clamorosa, all’altezza della fama del personaggio, il miliardario fuori dai ranghi, il meno rispettoso del protocollo e dei balletti ideologici di quella che lui stesso ha chiamato la “Woketopia”. Così, le autorità di regolamentazione della California hanno appena citato in giudizio Elon Musk per razzismo. Tesla avrebbe discriminato i dipendenti di colore che, nelle fabbriche della casa automobilistica, sarebbero stati paragonati dai colleghi a scimmie e schiavi. La causa amplierà la spaccatura tra il ceo di Tesla, l’uomo più ricco del mondo, e lo stato in cui ha lanciato l’azienda. Tesla ora vale un trilione di dollari, meno di vent’anni dopo che Musk ha deciso di trasformare l’industria automobilistica. 

  
Dopo aver trasferito la sua azienda dalla California al Texas – rifugio di tutti i libertari, gli eccentrici, gli svitati e i provocatori – Musk ha consigliato alla città di Austin di non seguire la strada di San Francisco, istituendo “politiche distruttive come defund the police”, il cavallo di battaglia di Black Lives Matter e dell’estremismo di sinistra. “Austin non sia una imitazione di San Francisco”, ha twittato il miliardario. 

  

    

 Strano miliardario, Musk, non è come Jack Dorsey di Twitter con la barba da santone. E non sposa praticamente nessuna delle cause che fanno piacere alla gente che piace, quelli che Musk ha definito gli “enormi cretini che saltano su ogni causa sociale del giorno”.  Ha spostato la sede di Tesla da Palo Alto ad Austin dopo aver litigato con i funzionari della California sul fatto che la fabbrica dovesse rimanere chiusa durante la primavera del 2020 mentre la pandemia di coronavirus era ancora nelle sue fasi iniziali. Quando la deputata dell’Assemblea californiana Lorena Gonzalez si è opposta a lui con un tweet (“fuck Musk”), Musk ha risposto: “Messaggio ricevuto”. Così ha violato la legge, difendendo la riapertura della fabbrica. “Se qualcuno viene arrestato, chiedo che sia solo io”. Quando si è iniziato a insinuare che Musk fosse scettico sui vaccini, lui ha risposto: “La scienza è inequivocabile”, in un’intervista a Time pubblicata in concomitanza con la sua nomina a Persona del 2021 dalla rivista. Tuttavia, Musk ha fatto sua la campagna contro gli obblighi vaccinali. I non vaccinati “stanno correndo dei rischi, ma le persone fanno sempre cose rischiose”, ha detto. “Credo che dobbiamo stare attenti all’erosione della libertà”. Nei giorni scorsi, il miliardario ha paragonato il premier canadese Justin Trudeau a Hitler per il suo atteggiamento contro i manifestanti in protesta contro le restrizioni da Covid. Musk ha postato una foto di Hitler con scritto “Basta paragonarmi a Trudeau. Io ho un budget” (poi ha cancellato il tweet). 

  
Musk è arrivato in Texas mentre il governatore, Greg Abbott, varava la tanto contestata e boicottata (dalle corporation alla Corte Suprema) svolta a destra dello stato sull’aborto. Abbott ha citato Musk parlando delle nuove restrizioni dello stato all’aborto: ha detto che il magnate della tecnologia è favorevole alle sue politiche conservatrici. Musk ha risposto che “preferisce stare fuori dalla politica”. Ma a domanda se non ritenesse Abbott da criticare sull’aborto, ha glissato. Il silenzio in questi casi basta per farne un reazionario. 

  
A Musk piace indossare numerosi abiti: cinico, criptico, cassandra... 

   

La lucida follia  di Elon Musk. Un anarchico libertario con una vena di conservatorismo fiscale. Usa le piattaforme social
 per annunciare accordi privati, non rifugge dalle battute più sarcastiche e offensive

    

Musk è l’erede di Richard Buckminster Fuller, il genio free-lance (“quel giovanotto mi lascia senza parole” disse di lui Albert Einstein) che progettò la cupola geodetica e coniò il termine “Astronave Terra”, predicando la tecnologia come via maestra per il benessere dell’umanità. Imprenditore, inventore, espulso dall’università per “irresponsabilità e mancanza di interesse”, tentò la via degli affari ma a differenza di Musk andò incontro a un fiasco totale. 

   
Padre di sette figli, Musk è un anarchico libertario con una vena di conservatorismo fiscale (“lo stato è semplicemente la più grande azienda con un monopolio sulla violenza, contro cui non hai possibilità di ricorso; quanti soldi daresti a questa entità?”) che si diverte a rilasciare interviste al sito di satira Babylon Bee, dove ha appena scherzato sul fatto di non essere “abbastanza pervertito” per apparire sulla Cnn. “Potresti essere sulla Cnn in questo momento, una vera testata giornalistica”, ha detto il co-conduttore Kyle Mann al magnate di Tesla. Musk ha risposto con una risata esagerata, alzando un sopracciglio alla descrizione della rete colpita da numerosi scandali sessuali, tra cui un produttore accusato di pedofilia. “Purtroppo… non sono abbastanza pervertito, immagino”, ha scherzato il pioniere dei viaggi spaziali. 

   
Musk è solito a battute simili. “Dobbiamo esigere che i più ricchi paghino la loro giusta quota, punto”, ha twittato il senatore socialista Bernie Sanders. Musk è andato a rispondergli: “Continuo a dimenticare che sei ancora vivo”. E il presidente Joe Biden? “Burattino dai calzini umidi in forma umana”. Musk flirta con il populismo (“i politici e i burocrati non eletti che ci hanno rubato la libertà dovrebbero essere coperti di catrame, piumati e cacciati dalla città”), ma le sue donazioni vanno equamente a Democratici e Repubblicani e non ha ancora fatto il salto come l’amico con cui fondò PayPal, Peter Thiel, oggi finanziatore dei Repubblicani. 

  
“A proposito, in realtà sono un socialista”, ha scritto Musk. “Solo non il tipo che sposta le risorse dalla più produttiva alla meno produttiva, fingendo di fare del bene, mentre in realtà causano danni. Il vero socialismo cerca il massimo bene per tutti”. E ancora: “Coloro che si proclamano ‘socialisti’ di solito sono deprimenti, non hanno senso dell’umorismo e hanno frequentato un college costoso. Il destino ama l’ironia”.
 

E’ un eufemismo dire che le uscite del ceo di Tesla sono diverse da quelle di qualsiasi altro capo di grandi società per azioni, ha spiegato il Washington Post. Musk risponde a braccio a giornalisti e follower casuali, condivide strani meme, usa le piattaforme per annunciare accordi privati, non rifugge dalle battute più sarcastiche e offensive. La laurea? Completamente inutile, “serve solo per divertirsi”. Salvo poi annunciare l’intenzione di fondare una nuova università, il Texas Institute of Technology & Science. 
   

Quando i talebani hanno preso il potere a Kabul, il 15 agosto 2021, Elon Musk ha scritto: “Il vecchio mondo muore in un tripudio di splendore”. E poi ha postato un brano del capolavoro di Barbara Tuchman sulla Prima guerra mondiale, “I cannoni di agosto” (introvabile in italiano), con echi da Kabul: “Lo spettacolo della mattina di maggio del 1910 era meraviglioso, quando nove re parteciparono al funerale di Edoardo VII d’Inghilterra. La folla, in attesa in silenzio e in soggezione vestita di nero, non riuscì a trattenere sussulti di ammirazione. Tre a tre i sovrani attraversarono i cancelli del palazzo, con elmi piumati, trecce d’oro, fusciacche cremisi e ordini ingioiellati che brillavano al sole. Dopo di loro vennero eredi, altezze imperiali, regine – quattro vedove e tre regnanti – e una manciata di ambasciatori provenienti da paesi senza corona. Insieme rappresentavano settanta nazioni nel più grande raduno di regalità e rango mai visto in un solo luogo e, nel suo genere, l’ultimo. La lingua ovattata del Big Ben scandiva le nove quando il corteo lasciò il palazzo, ma sull’orologio della storia era il tramonto, e il sole del vecchio mondo stava tramontando in una vampata di splendore che non si sarebbe più visto”.
   

Poi, Musk aggiunge: “Nove anelli per uomini mortali”. Tolkien ricorre spesso negli scritti criptici del fondatore di Tesla. Tolkien, il cattolico devoto che indossava giacche di tweed e adorava la messa in latino, disprezzava la modernità e di certo non era un uomo di mondo, con il suo odio verso l’apparato totalitario-industriale di Mordor, a est della Terra di Mezzo: profondamente antisocialista, credeva che l’espansione del peso dello stato dopo la guerra avesse creato delle tendenze pericolose anche in Gran Bretagna. “Non puoi combattere il Nemico con il suo stesso Anello senza diventare anche tu un Nemico”, diceva a suo figlio, “ma purtroppo la saggezza di Gandalf sembra essersene andata con lui nel Vero Occidente (la terra degli Dei, nella mitologia di Tolkien)”. Tolkien è un oggetto di culto fra Thiel e Musk, o come ha scritto Niall Ferguson sul Telegraph, “la Silicon Valley, la parte della California in cui vivo ora, è piena di appassionati di Tolkien. Peter Thiel ha chiamato uno dei suoi fondi in onore del mithril, il metallo immaginario di Tolkien. Un Palantir è una specie di sfera di cristallo nella Terra di Mezzo ed è anche il nome della pionieristica società di big data di Alex Karp”.
   

Quando un funzionario delle Nazioni Unite ha affermato che solo una piccola percentuale di una fortuna come i trecento miliardi di Elon Musk potrebbe aiutare a risolvere la fame nel mondo, il ceo di Tesla ha risposto direttamente a David Beasley, direttore del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite, dicendo che le forze di pace delle Nazioni Unite nel 2014 avevano abusato sessualmente di bambini nella Repubblica Centrafricana. E poi: “Pubblica le tue spese attuali e proposte nel dettaglio, così le persone possono vedere esattamente dove stanno andando i soldi. La luce del sole è una cosa meravigliosa”.

 

Jill Lepore sul New York Times scrive che il “muskismo” ha origine nel movimento tecnocratico che fiorì in Nord America negli anni Trenta e che ebbe come leader il nonno di Musk, Joshua N. Haldeman, un ardente anticomunista. “Come il muskismo, la tecnocrazia si è ispirata alla fantascienza e si è basata sulla convinzione che la tecnologia possa risolvere i problemi politici, sociali ed economici. I tecnocrati, come si definivano, non si fidavano della democrazia o dei politici, del capitalismo o della valuta”. Il capo di Tesla è un ardente fan delle tecnologie nucleari. “Nel lungo termine credo che riusciremo ad arrivare ad avere l’energia dal sole e dal vento. E bisogna pensare in modo positivo all’energia nucleare, non quella tradizionale, ma quella che è stata rinnovata. Sono rimasto sorpreso da paesi che ultimamente hanno abbandonato il nucleare”. Come la Germania, dove Musk si è appena scontrato con gli ambientalisti aprendo una fabbrica a Grünheide.
 

Se il suo beniamino Nikola Tesla era un emigrato dalla Croazia, Musk è un sudafricano di Pretoria.

   

Musk ce la mette tutta per essere la bestia nera dei benpensanti. Legge Ernst Jünger. I pronomi transgender? “Un incubo estetico”. I consigli a prendere la “pillola rossa” di Matrix. La cancel culture? “Una minaccia per l’umanità”. L’intelligenza artificiale? “Più pericolosa delle armi atomiche”. E la sua ossessione: “Non facciamo più figli”   

     

La sua famiglia è stata accusata di aver tratto profitto dall’apartheid, accuse che il patron di Tesla nega. Lui stesso è stato tacciato di “suprematismo bianco” per aver mostrato con la mano il segno “Ok” (a lungo utilizzato per indicare benessere o approvazione, il gesto è diventato una questione controversa dopo che la Lega anti diffamazione nel 2019 lo ha dichiarato un simbolo di odio). 
L’eccentrico ceo di Tesla è finito poi sotto il fuoco incrociato della comunità Lgbt internazionale per avere espresso la propria opinione contro le persone che specificano i propri pronomi di genere nelle biografie social. In America è consuetudine che le persone affette da disforia di genere, più comunemente noti come transgender, o le “persone non-binarie”, cioè coloro che non si identificano con il genere maschile o il genere femminile, indichino nelle biografie dei profili social il pronome (maschile, femminile, neutro, spesso anche inventato storpiando la propria lingua) con cui vogliono essere chiamati. Chi volesse interloquire con loro avrebbe l’obbligo tassativo – pena l’essere additati come transfobici o qualche altro infamante aggettivo – di utilizzare detti pronomi. “Sostengo assolutamente le persone trans, ma tutti questi pronomi sono un incubo estetico”, ha scritto Musk. 
   

C’è stata a lungo una tensione per i diritti nella Silicon Valley, esemplificata da James Damore, un ex ingegnere di Google che ha scritto un promemoria sostenendo che il motivo per cui ci sono meno ingegneri donne sono le differenze biologiche piuttosto che la discriminazione. Il manifesto di Damore contro la “cassa di risonanza ideologica” della Silicon Valley, dove ci sono idee “troppo sacre per venire messe in discussione”, gli è costato il posto. Stessa cosa è successa a Brendan Eich, programmatore creatore della lingua del web (il JavaScript), amministratore delegato di Mozilla solo per undici giorni, licenziato a causa di mille dollari donati alla campagna in favore del “sì” al referendum della California per vietare i matrimoni gay. A difenderlo ci ha pensato Andrew Sullivan, icona gay, giornalista inglese trapiantato in America che fu uno dei primi a dichiararsi omosessuale, secondo cui Eich è stato “scotennato da attivisti gay, trattato da eretico”. In questo clima Musk twitta “pronouns suck”. Questo dopo averci addotto sulle sue letture: “Quasi finito ‘Nelle tempeste d’acciaio’ di Ernst Jünger. Intenso. Ottimo libro”. Quasi si divertisse a dare sui nervi ai benpensanti. 
 

Come dimostra il meme Trudeau-Hitler, Musk supera spesso le linee rosse comunemente accettate. “Prendete la pillola rossa!”, ha scritto. Si riferiva a una scena di “The Matrix”, il film  di fantascienza in cui l’eroe, Neo, interpretato da Keanu Reeves, ha la possibilità di prendere una pillola che gli permette di vedere la verità. Il mondo che pensa sia reale si rivela una menzogna in cui il suo corpo è intrappolato in una fattoria dove le persone vengono utilizzate come batterie umane. Prendere la pillola blu gli avrebbe permesso di tornare a vivere nella bugia ignorante ma beata, prendere la pillola rossa lo avrebbe lanciato in un viaggio attraverso una realtà brutale ma appagante. 

 
“Onestamente, Musk sta diventando un ostacolo e il consiglio di Tesla deve prendere seriamente in considerazione l’idea di estrometterlo”, ha scritto Markos Moulitsas, autore di “The Resistance Handbook: 45 Ways to Fight Trump”. “E lo dico da orgoglioso proprietario di una Tesla e da fanatico di SpaceX che apprezza davvero ciò che ha costruito”.

 
Il 19 maggio 2020, Musk twitta: “Cancellate la cancel culture”. E da lì parte un’altra sua battaglia contro il movimento americano che decostruisce, riscrive e cancella pezzi di storia e cultura occidentale. Musk ha detto che l’ideologia woke, quella del fanatismo politicamente corretto e della cancel culture, è “una delle più grandi minacce per l’umanità”, “divisa e odiosa” e “un virus mentale”. Per il boss di Tesla i benpensanti hanno messo a repentaglio anche la comicità: “Ci sono un sacco di tabù e propaganda. E non è divertente. Fare dell’umorismo dovrebbe essere ok in una società. Invece l’ideologia woke vuole fondamentalmente renderle illegale. Voglio dire, vogliono zittire Dave Chappelle. E’ pazzesco”. Chappelle è l’autore scorrettissimo di un documentario su Netflix accusato di “transfobia” per aver detto che “ogni essere umano in questa stanza, ogni essere umano sulla Terra, ha dovuto passare attraverso le gambe di una donna”. Musk non disdegna di farsi fotografare con Joe Rogan, il popolarissimo conduttore finito nei guai per dei podcast No vax e costretto a cancellare un po’ di vecchie puntate dove usava la parola “negro”. 

 
“Non abbiamo tempo di aspettare che le accreditate università statunitensi si correggano da sole, così ne fondiamo una noi”. Con queste parole Pano Kanelos, esperto di William Shakespeare ed ex rettore del St. John’s College di Annapolis, ha annunciato l’8 novembre la fondazione dell’Università di Austin. L’ateneo dovrebbe costituire una cura per i mali dell’istruzione americana dei nostri giorni: cancel culture, censura e politicizzazione della scienza. L’università, che ha già reclutato molti dissidenti dell’establishment accademico come l’americano Peter Boghossian e l’inglese Kathleen Stock, ha già raccolto dieci milioni di dollari in donazioni private, sono state esaminate oltre mille domande per posti di professore e quest’anno verranno avviati i primi corsi. Nell’elenco dei donatori figura anche Elon Musk. 

 
Uno strano tecnocrate, Musk, che ha avuto un contezioso pubblico con la sua ex moglie, Amber Heard, sugli embrioni congelati dalla coppia. Ma da anni, forse sapendo che la sindrome di Asperger di cui lui stesso soffre potrà un giorno essere scartata in vitro, denuncia l’ingegneria genetica, perché dice di non saper come evitare “il problema di Hitler”. Quando l’innovatore miliardario stava decidendo cosa voleva fare della sua vita, si è posto la domanda: “Cosa influenzerà di più il futuro dell’umanità?”. Ha fornito cinque risposte: esplorazione dello spazio (e colonizzazione), energia sostenibile, Internet, intelligenza artificiale e capacità di riprogrammare il codice genetico umano, o genoma. Musk teme che l’intelligenza artificiale possa porre fine alla razza umana – che potrebbe “evocare il demone” – e conosciamo il suo lavoro con Tesla, PayPal e SpaceX, che rappresentano le sue avventure più famose nell’energia sostenibile, Internet e lo spazio. Ma perché Musk non si è avventurato nell’editing genetico? I miliardari della Silicon Valley sono tutti dediti alla ricerca per sconfiggere la morte, non escludendo l’impiego del Crispr, uno strumento di editing genetico incredibilmente potente ed efficace, ma accusato di eugenetica. Quindi, quando Tim Urban di “Wait But Why” ha avuto la possibilità di intervistare Musk, gli ha chiesto se la “riprogrammazione genetica” fosse qualcosa a cui avrebbe mai rivolto la sua attenzione. La risposta di Musk è stata che non era una “battaglia tecnica”, ma una “battaglia morale”. “Sai, lo chiamo il problema di Hitler. Hitler era tutto incentrato sulla creazione dell’Übermensch e della purezza genetica, come si fa a evitare il problema di Hitler? Non lo so”, ha detto Musk. 

 
Walter Isaacson, che sta scrivendo la biografia di Musk, ha appena pubblicato “The code breaker”, dedicato al Crispr, la tecnologia che ha permesso di modificare il genoma umano. Nella primavera del 2014, quando la battaglia sui brevetti Crispr si stava già surriscaldando, Jennifer Doudna, che per il Crispr ha vinto l’ultimo Nobel per la chimica, ebbe un sogno. Più precisamente, un incubo. Un ricercatore le chiese di incontrare una persona che voleva saperne di più sull’editing genetico. Seduto di fronte a lei, con carta e penna, c’era Adolf Hitler. “Voglio capire gli usi e le implicazioni di questa straordinaria tecnologia che hai sviluppato”, le disse. “Abbiamo creato una cassetta degli attrezzi per i futuri Frankenstein?”, si chiese Doudna. “O uno strumento per i futuri Hitler?”. Isaacson, come Musk, ne è affascinato e impaurito: “Dovremmo alterare la specie per rendere l’umanità meno suscettibile ai virus? Sembra un vantaggio meraviglioso, soprattutto in mezzo alla pandemia. Ma che dire del tentativo di sbarazzarsi della sordità o della cecità? E i depressi? Perché non andare oltre e consentire ai genitori di migliorare i propri figli, dando loro un quoziente intellettivo più alto, muscoli più forti, maggiore altezza e una tonalità preferita di pelle e capelli?”.

 
Elon Musk ha creato “Neuralink”. Neurotecnologia di frontiera. Il dispositivo è un impianto, un Link, che viene montato sul cervello umano tramite fili collegati alle regioni del cervello associate al movimento. Il collegamento attivo consentirà agli utenti di controllare un computer o un dispositivo portatile. In un mondo in cui molti hanno difficoltà a collegare un telefono a un’auto tramite Bluetooth, quello di Musk sembra il solito volo pindarico. Ma lo stesso si disse delle sue auto elettriche, di Space X e all’inizio anche di PayPal. Intanto gli animalisti accusano Musk di aver ucciso delle scimmie usate per i test di Neuralink. 

 
Musk è stato uno dei primi investitori nel britannico DeepMind, che è considerato come uno dei principali laboratori di intelligenza artificiale del mondo. La società è stata acquisita da Google per seicento milioni, facendo guadagnare non poco a Musk. Ma appena due mesi dopo l’acquisizione di DeepMind, Musk ha avvertito che l’intelligenza artificiale è “potenzialmente più pericolosa delle armi nucleari”, suggerendo che il suo investimento era stato fatto perché era “preoccupato dove fosse diretta la tecnologia”. Musk ha anche contribuito a creare un nuovo laboratorio di ricerca sull’intelligenza artificiale, OpenAI. Ma poi ha dichiarato che l’intelligenza artificiale potrebbe essere la causa “più probabile” di una terza guerra mondiale. Il suo commento è arrivato in risposta al presidente russo Vladimir Putin, che ha affermato che il primo leader globale nell’intelligenza artificiale sarebbe “diventato il sovrano del mondo”. Poi ha detto che questa intelligenza avrebbe distrutto il lavoro. “Ci sarà sicuramente un’interruzione del lavoro”, ha detto Musk. “Perché quello che accadrà è che i robot saranno in grado di fare tutto meglio di noi... voglio dire tutti noi. Questo è davvero il problema più spaventoso per me”. 

 
L’economista Tyler Cowen lo ha accusato di aver dato il via a un preoccupante futuro in cui ci sarà un divario enorme tra ricchi e poveri. In quello scenario, i grandi progressi dell’intelligenza artificiale condurranno all’eliminazione di molti mestieri che oggi danno lavoro a tante persone. A prosperare in quel nuovo ambiente saranno persone molto intelligenti e capaci di lavorare in sintonia con le macchine. Quanto alle masse dei disoccupati? Be’, molti di loro finiranno a lavorare per i ricchi come tate, governanti e giardinieri.
Ma mentre tutti i ceo americani investivano in intelligenza artificiale, Elon Musk già affermava che “è più pericolosa della Corea del Nord”, paragonando l’adozione dell’intelligenza artificiale alla “convocazione del diavolo”, aggiungendo che “come in tutte le storie, c’è un tizio con pentacolo e acqua santa sicuro di controllare il demonio, ma non funziona così”. Musk è così, parla come Leon Bloy.  
“Ci stiamo dirigendo rapidamente verso una super intelligenza digitale che supera di gran lunga qualsiasi essere umano”, afferma il patron di Tesla in un documentario sul tema, arrivando a scontrarsi con l’amministratore delegato di Facebook Mark Zuckerberg, che ha definito le oscure previsioni di Musk “irresponsabili”. Rispondendo a Zuckerberg, Musk ha affermato che la comprensione da parte del collega della tecnologia della minaccia rappresentata dall’intelligenza artificiale “è limitata”. Musk ha pagato perché il documentario “Do You Trust This Computer” fosse pubblicato gratuitamente su YouTube. “E’ un argomento molto importante e influirà sulle nostre vite in modi che non possiamo nemmeno immaginare in questo momento”.

 
Il Papa dell’elettrico ha un’ossessione personale: “Sarò franco, la civiltà si sente un po’ fragile in questi giorni”, ha appena detto a un evento di Space X. Musk è l’unico miliardario che denuncia l’inverno demografico, la carestia delle nascite. Lo scorso 10 gennaio ha twittato: “Se l’allarmante crollo del tasso di natalità continua, la civiltà morirà davvero con un lamento in pannolini per adulti”. Sì, legge anche T.S. Eliot.  

 
Era il 2017 quando il fondatore di PayPal e Tesla pubblicava un tweet sorprendente sulla popolazione mondiale. Musk ha espresso la sua preoccupazione rispetto al crollo del tasso di natalità. “La popolazione mondiale sta andando sempre più velocemente verso il collasso, ma pochi sembrano accorgersene o preoccuparsene”, scrisse allora. Stava commentando un articolo del New Scientist intitolato “Il mondo nel 2076: la bomba demografica è implosa”. Poi Musk è andato sulla Cnn e ha citato i paesi più in crisi: “Giappone, gran parte dell’Europa, Cina”, osservando che in molti di questi luoghi il tasso di natalità “è solo la metà del tasso di sostituzione”. Ha spiegato al giornalista della Cnn che le piramidi di popolazione invertite portano a situazioni economiche insostenibili. “Sta per crollare tutto, non può stare in piedi”. 

 
Nel 2019, Musk era sul palco con Jack Ma alla Conferenza mondiale sull’intelligenza artificiale a Shanghai, quando ha detto: “La maggior parte delle persone pensa che abbiamo troppe persone sul pianeta, ma in realtà questa è una visione obsoleta. Il problema più grande che il mondo dovrà affrontare tra 20 anni sarà il crollo della popolazione. Non l’esplosione. Il crollo”.  A dicembre, Musk ha usato le stesse parole al consiglio annuale dei ceo di Wall Street. “Tante persone, comprese quelle intelligenti, pensano che ci siano troppe persone al mondo e pensano che la popolazione stia crescendo senza controllo. E’ completamente l’opposto. Per favore, guardate i numeri. Se le persone non hanno più bambini, la civiltà è destinata a sgretolarsi, ricordatevelo”. Musk giorni fa è tornato a parlarne sui social: “Dovremmo essere molto più preoccupati per il crollo della popolazione”. 

 
Se Warren Buffett legge saggi di finanza, Jeff Bezos è un fan di Kazuo Ishiguro, Tim Cook divora biografie e Jack Dorsey i romanzi di Ernest Hemingway, Elon Musk si distingue anche per il suo autore preferito. William Golding, lo scrittore inglese che esplora le paure primordiali, il Nobel autore del “Signore delle mosche”, l’indagine del rapporto dell’uomo con il male, la storia dei piccoli naufraghi, indifesi contro la parte oscura della propria mente quando fondano la loro “repubblica ideale” e tiranneggiando gli uni sugli altri. Monito anarchico contro le illusioni socialiste e democratiche. 

 
Ma soprattutto Musk è stato influenzato dalla serie “Foundation” di Isaac Asimov. “E’ una specie di versione futuristica del ‘Declino e della caduta dell’impero romano’ di Edward Gibbon” ha scritto. “Ipotizziamo che tu viva al culmine dell’Impero Romano, che cosa faresti, quale azione potresti intraprendere per ridurre al minimo il declino? Le lezioni della storia suggerirebbero che le civiltà si muovano in cicli. Puoi rintracciarlo abbastanza indietro: i babilonesi, i sumeri, seguiti dagli egizi, dai romani, dalla Cina. Ovviamente siamo in un ciclo ascendente in questo momento e si spera che questo rimanga il caso, ma potrebbe non essere così. Potrebbero esserci alcune serie di eventi che causano il declino”. Era il 2013 e da allora il nuovo Tesla si è fatto ancora più pessimista. “La lezione che ne ho tratto è che dovresti provare a intraprendere azioni che potrebbero prolungare la civiltà, ridurre al minimo la probabilità di un’età oscura e ridurre la durata di un’età oscura, se ce n’è una”. 

 
Elon Musk, il “folle” allarmato dalla Babilonia che ha contribuito a creare. Jay Leno un giorno si è fatto un giro in auto con Musk su un nuovo prototipo di Tesla. “Quando arriverà l’apocalisse, sarai felice che sia a prova di proiettile”, dice ridendo Musk al comico. “Vogliamo essere i leader dell’apocalisse”.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.