Luigi Meneghello (foto Olycom)

Cent'anni di Luigi Meneghello, con parole sue

Gino Cervi

Il 16 febbraio 1922, nasceva a Malo, in provincia di Vicenza, lo scrittore che impiegò 41 prima di scrivere il suo primo romanzo, quello che lo consegnò alla memoria (relativamente) collettiva

Cent’anni fa, il 16 febbraio 1922, nasceva a Malo, in provincia di Vicenza, Luigi Meneghello. Aspettò 41 anni per scrivere il romanzo che lo fece diventare (relativaente) famoso nelle patrie lettere: Libera nos a Malo (LNAM). Un capolavoro. Seguirono altri libri: I piccoli maestri (IPM, sulla sua esperienza di partigiano e di militante del Partito d’Azione), Pomo pero, Fiori italiani, Il dispatrio (ID, sulla sua scelta di andare a vivere e lavorare, come professore di italiano, in Inghilterra). Recente è la pubblicazione di Spor. Raccontare lo sport, tra il limite e l’assoluto (S).

Qui di seguito un piccolo (incompleto) alfabeto tratto dalle sue pagine.

 

A come Antonio Giuriolo*

Antonio vivo non avrebbe potuto continuare a essere a lungo la fonte d'ispirazione che era stato in passato per le nostre scelte ideologiche e politiche. Quel tipo di suggestione non ha luogo nella vita ordinaria. (IPM)

*Il maestro dei Piccoli maestri, caduto il 12 dicembre 1944

 

B come Bocce

In una corte da bocce un giovanotto prende lo slancio (compare sullo schermo il termine DISCONSA) per tirare una boccia. Si vede la punta della lingua spuntare tra i denti. Occupa ora il campo la boccia sospesa in aria: vortica. Sul piano della corte la boccia centra un’altra boccia (più chiara) e ne prende il posto. Compaiono le parole BOTA RESTA che si vedono articolarsi sulle bocche degli astanti. Ora tutti bevono da tazze di osteria. Il giovanotto ne tiene in mano una, e beve. La tazza viene riempita di nuovo: la bocca tracanna. Compare la parola BAUCO. (S)

 

C come Compagnia

Questo sentirsi insieme, e contenti, è supremamente importante. Si profilava tra gli amici abituali uno schema di rapporti stabili; gli amici diventavano una Compagnia. Pareva di essere non solo al centro del mondo, ma investiti di un privilegio speciale. Per i ragazzi di un paese la Compagnia è l'istituto-madre. E un'associazione libera, un club senza sede e senza regolamento, mai suoi legami sembrano in quegli anni più forti di ogni altra associazione naturale o tradizionale. Sorge ovviamente tra vecchi compagni di scuola, vicini di contrada, coetanei; corrisponde alle varie generazioni, anzi è uno dei modi fondamentali di contare le generazioni in paese. [...]
Negli anni dell'adolescenza e della gioventù la Compagnia è l'istituzione più importante di tutte, l'unica che sembra dar senso alla vita. Stare insieme con gli amici è il più grande piacere, davanti al quale tutto il resto impallidisce.
"Il tempo che si trascorreva lontano dagli amici pareva sempre tempo perduto", dice mio fratello. (LNAM)

 

D come Dialetto

Ci sono due strati nella personalità di un uomo: sopra, le ferite superficiali, in italiano, in francese, in latino; sotto, le ferite antiche che rimarginandosi hanno fatto queste croste delle parole in dialetto. Quando se ne tocca una si sente sprigionarsi una reazione a catena, che è difficile spiegare a chi non ha il dialetto. […] La parola del dialetto è sempre incavicchiata alla realtà, per la ragione che è la cosa stessa, appercepita prima che imparassimo a ragionare, e non più sfumata in seguito dato che ci hanno insegnato a ragionare in un'altra lingua. Questo vale soprattutto per i nomi delle cose. (LNAM)

 

E come Educazione umanistica

Parlare mi era facile: bastava aprire la bocca, e venivano fuori idee, iniziative, programmi, e una volta venuti fuori parevano autorevoli: è un bel vantaggio l’educazione umanistica. Chi sa parlare, comanda. Ma io ce l’avevo con questa educazione umanistica; me ne aveva fatte di sporche. Non volevo comandare; però parlavo. Dicevo: "Non fatevi influenzare da nessuno, e tanto meno da me; fate quello che vi pare giusto"; e tutti dicevano: "Bravo, ostia: facciamo come dice lui". (IPM)

 

F come Filastrocche

Me pare me mare / me manda cagare / el prete me vede / mi taco scoréde.

Oppure: 

Bianco, rosso, verde / color delle tre merde / color dei panezéi / la caca dei putèi.

(LNAM)

 

G come Granaio

La casa ha amplissimi granai, quasi un'altra casa lassù, ventosa e luminosa, cogli alti soffitti sbilenchi. Queste sfere sopramondane hanno più importanza che non si possa dire: si dovrebbe trascrivere tutto in chiave neo-platonica. Era come la Sacrestia nuova di San Lorenzo a Firenze: c'era la zona intermedia delle cose terrene, camere, cucine, cortili; in basso quella oscura dell'Ade a cui davano adito la scala della cantina, la casetta della benzina in orto, e le altre aperture da cui s'udivano gorgogli di cose liquide, sotterranee. Qui in alto c'era la sfera nitida, spaziosa, aperta e nuda dei granai, il mondo scorporato dove emigrano le idee dei giocattoli rotti, degli oggetti spenti; il mondo delle essenze che l'artista ha cercato di riprodurre in pietra serena a San Lorenzo. (LNAM)

 

I come Intaresse

Nei rapporti tra famiglie era quasi onnipotente nel determinare il costume cià che si chiamava l'intaresse, naturalmente in funzione della solidarietà familiare. né le leggi dello stato né i precetti morali della religione avevano — nel modificare questo codice di condotta — la forza che aveva invece il senso del decoro ("no sta ben"), di ciò che riscuote la sanzione della comunità, e che può differire profondamente non solo da quello che prescrive la legge, ma anche da quello che ingiunge la religione. (LNAM)

 

L come Lavoro delle donne

La cura dei bachi da seta era uno di quei lavori supplementari che s'affidavano principalmente alle donne, perché non restassero in ozio: avevano solo da partorire fino a una dozzina di figli, da allevarne mezza dozzina, da cucinare per tutti, lavare, stirare, spazzare, rifare i letti, vuotare i vasi, lavare i piatti, cucire, rattoppare, rammendare, badare alle galline, curare i malati, pregare per il marito, andare in chiesa e baruffare un po' con le vicine. Come riuscissero ad andare anche in filanda non ho mai capito. (LNAM)

 

M come Malga

Io entrai nella malga e la Simonetta mi venne dietro; dava sempre l’impressione di venir dietro, come una cucciola. Aveva i capelli un po’ arruffati, era senza rossetto, ma bella e fresca. La guerra era finita da qualche settimana. Il malgaro ci diede latte nella ciotola di legno, e lo bevemmo a turno. Poi lui disse:

"Ho sentito sparare".

"Sono venuto a ripigliarmi questo qui" dissi. Portavo il parabello in spalla, e l’avevo provato nel bosco. Funzionava perfettamente. (IPM, incipit)

 

O come Oltremanica

Partivo col vago intento di imparare un po' di civiltà moderna e poi tornare e farne parte ai miei amici e ad altri italiani. […]. Contrapponevo la serietà inglese, le ristrettezze in tempo di guerra, le privazioni condivise e accettate come base della vita comune, alla cultura del privilegio che dominava in Italia. (ID)

 

P come Partigiani

Le due colonne si salutavano allegramente, da una parte in veneto, in piemontese, in bergamasco, dall’altra nei dialetti di segno contrario. Pareva che tutta la gioventù italiana di sesso maschile si fosse messa in strada, una specie di grande pellegrinaggio di giovanotti, quasi in maschera, come quelli che vanno alla visita di leva. Guarda, pensavo; l’Europa si sbraccia a fare la guerra, e il nostro popolo organizza una festa così. Indubbiamente è un popolo pieno di risorse. 

 

o P come Patria

Che cos’è una patria se non è un ambiente culturale? cioè conoscere e capire le cose. 

(IPM)

 

R come Resistenza

Adesso tocca a noi. […] Naturalmente ci avrebbero presto sterminati, almeno la prima infornata, e poi anche la seconda e la terza. Ma almeno l'Italia avrebbe provato il gusto di ciò che deve voler dire rinnovarsi a fondo, e le nostre lapidi sarebbero oggi onorate da una nazione veramente migliore. (IPM)

 

S come Sera d’agosto

La prima poesia che composi io in italiano era breve e diceva: Ultima sera d’agosto / sotto le brache c’è un mostro.

La insegnai a Bruno, e verso la fine d’agosto, quando i grilli strillano più disperatamente, la cantavamo in cortile, accucciati fianco a fianco sotto la mura del Professore, perché di notte il cesso era considerato troppo lontano per i bambini. In seguito istituii delle anteprime nell’ultima settimana di luglio, quando nelle notti serene cominciano già le prime strillate piene dei grilli. Alla fine del mese si smetteva, per ricominciare nell’ultima decade di agosto. Ricordo l’emozone e il senso di fulfilment che si provava la sera del 31, quando le parole corrispondevano esattamente alle cose, come se l’anno fosse venuto all’appuntamento, e i grilli sembravano impazziti. Tra poche ore è settembre: questo momento non tornerà più per un anno, e non si può fermare. Dopo la sosta sotto la mura del Professore, avanzavamo a saltelli-accucciati per tutta la lunghezza del cortile, cantando il mio lamento per la morte dell’estate. (LNAM)

 

T come Temporale

S'incomincia con un temporale. Siamo arrivati ieri sera, e ci hanno messi a dormire come sempre nella camera grande, che è poi quella dove sono nato. Coi tuoni e i primi scrosci della pioggia, mi sono sentito di nuovo a casa. Erano rotolii, onde che finivano in uno sbuffo: rumori noti, cose del paese. Tutto quello che abbiamo qui è movimentato, vivido, forse perché le distanze sono piccole e fisse come in un teatro. Gli scrosci erano sui cortili qua attorno, i tuoni quassù sopra i tetti; riconoscevo a orecchio, un po' più in su, la posizione del solito Dio che faceva i temporali quando noi eravamo bambini, un personaggio del paese anche lui. Qui tutto è come intensificato, questione di scala probabilmente, di rapporti interni. La forma dei rumori e di questi pensieri (ma erano poi la stessa cosa) mi è parsa per un momento più vera del vero, però non si può più rifare con le parole. (LNAM, incipit)

 

V come Villeggianti della guerra civile

È inutile dire oggi che i calcoli ci saranno stati; chi dice così non ha capito niente dei comunisti di allora; noi invece li abbiamo visti coi nostri occhi, e sappiamo cosa valevano. Venivano in mente per contrasto quei compagni di scuola, a Vicenza e a Padova, che continuavano a occuparsi, forse presso una zia in campagna, di Kierkegaard e di Jaspers, o addirittura di esami universitari, per avvantaggiarsi nella vita e nella carriera, magari con qualche lirica ermetica in proprio, trasudata negli intervalli. Di questi grandi villeggianti della guerra civile, la borghesia urbana ne ha prodotti parecchi; non pochi di loro sono oggi energicamente schierati dalla parte degli angeli, hanno fatto carriera, e speriamo che siano contenti. (IPM)

 

Z come Zamora

Fra tutti il più stupendo

resta sempre zamora

uno così non se n’è visto ancora

gli manca il braccio sanco

ma con l’altro parava

tutto, le cose di punta

e le cose di ranca, ridacchiando.

(S)

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