Elaborazione grafica di Francesco Stati  

Falsi miti

 Chi pensa che l'anno bisestile porti male non ha letto Peter Cameron

Marco Archetti

Wikipedia dà ragione alla credenza popolare, ma Adelphi no, e prova a smentirlo con la pubblicazione del libro Anno bisestile (273 pp., 19 euro), un romanzo dinamico e felicissimo

Anno bisestile. Leap year, l’anno del salto. Ce lo spiegava, a scuola, il sussidiario: anno di 366 giorni, che esiste dacché gli astronomi di Giulio Cesare fissarono la durata dell’anno solare in 365 – e, appunto, 6 ore, sbriciolio con cui, ogni quattro anni, si fa mucchietto e si rimpolpa lo smilzo febbraio, determinando così, rispetto all’anno precedente, il salto di un giorno nelle date successive al 29. 

L’ultimo anno bisestile è stato il 2020, e a giudicare dall’hashtag #maledetto2020 che ha impazzato sui social etichettando luttuosamente le illustri dipartite causa virus (tutte o quasi, diciamo le più glamour), pare sia ancora in auge la credenza che l’anno bisestile porti male. Wikipedia, questa Treccani per cartomanti, lo ribadisce con forza, ricordando che il 2020 ci ha portato il Covid. Invece, in questi giorni, Adelphi porta in libreria Anno bisestile di Peter Cameron (273 pp., 19 euro), un romanzo dinamico e felicissimo, dotato di quattro ruote motrici e slancio unanime dalla prima pagina all’ultima, uno di quelli da consigliare agli amici che vivano un calo del desiderio letterario e desiderino superarlo ritrovando la gioia delle pagine che volano e della narrazione che si dispiega aerea, senza zavorre. 


La storia è ambientata negli anni Ottanta in una New York che sembra “un film sulla fine del mondo, anzi, un film per la tv sulla fine del mondo” e ammicca a una tradizione anglosassone legata anch’essa all’anno bisestile e risalente al Tredicesimo secolo. Stabiliva che le donne nubili potessero dichiararsi agli uomini senza rispettare la precedenza, cioè senza che fossero i maschi a muoversi per primi (in caso di rifiuto e di non acclarata relazione vincolante con un’altra, scattava una multa). La tradizione si radicò anche in Francia e nel Quattrocento divenne legale anche a Genova e Firenze. Peter Cameron parte da qui e orchestra una commedia dell’inevitabile e dell’imprevedibile che, in quattro movimenti, mette in pista quattro coppie e ne segue gli sviluppi “sbagliati”. C’è di tutto: una donna che desidera un figlio e lo avrà da chi meno se l’aspetta; due divorziati che tornano insieme per poi lasciarsi di nuovo ma chissà; riti vudù e signorine sospettate ma insospettabili; un fotografo amatoriale lanciato come un artista che si ritroverà accusato di omicidio; un processo che fa il verso ai legal thriller; bambine sequestrate e adulti restituiti a se stessi.

È una tragedia che degenera in commedia e una commedia che, a ogni pagina, irride la tragedia, mentre il corso della vita porta tutti al fraintendimento continuo e a capire meno di sé e della direzione da seguire – in ogni caso, mai a chiarire, sempre a complicare. Gli eventi martellano e generano l’ovvio con la medesima imperturbabilità meccanica con cui generano l’assurdo, e lasciano i personaggi tra gli stracci, disorientati nell’Andorra sterminata dell’incomprensione. Una vita di semafori tutti gialli. “Io ho la sensazione che sia la vita a confondermi”, dice un personaggio. “Siamo tutti strani agli occhi degli altri”, rimugina un secondo. “Io non ho abbastanza energie per vivere la mia vita”, pensa un terzo. Ma il punto è: chi amiamo? Sempre e solo quelli sbagliati?


Dopo un romanzo rifiutato dagli editori perché per troppe pagine non accadeva nulla – lo ha raccontato l’autore stesso a Pordenonelegge, un mese fa – nel 1988 Peter Cameron ha raccolto l’invito della rivista 7 Days a scrivere e pubblicare a puntate questo Anno bisestile. E alla faccia di chi si autopubblica e ne rivendica le ragioni brandendo presunti diritti alla libertà espressiva (le solite scuse per dilagare senza contraddittorio) ecco dimostrato a quanto servano i paletti e le bacchettate: a ricordarci il dovere di scrivere bene, di scrivere meglio. “Ho fatto accadere un sacco di cose. Mentre lo scrivevo ho imparato a scrivere”, ha detto Cameron. E fu così che uno scrittore rese un ottimo servizio a tutti coloro che amano leggere, a chi ancora osa spassarsela con un libro in mano.

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