Cheese - essere fotografi oggi

Diario delle nostre solitudini

Chiara Sgreccia

La video intervista a Gaia Squarci

    "Quando lockdown di marzo è iniziato ero qui a New York, l'ultimo posto al mondo dove avrei voluto essere durante un'emergenza sanitaria". Gaia Squarci,  fotografa che divide il suo tempo tra Milano e New York, dove insegna Digital Storytelling all'International Center of Photography, racconta il suo lavoro e la sua esperienza durante la pandemia. "Per ragioni - dice - che riguardano la struttura stessa della città, la sua densità demografica, il fatto che la metropolitana arriva dovunque e sapevo che sarebbe stato difficile contenere la situazione. Ho capito che stavo vivendo un momento importante nella storia e volevo iniziare a lavorarci ma non avevo idea di come fare. Tra l'altro, come molti fotografi, sono spesso costretta a cercare commissioni a cui non tengo particolarmente, per mantenermi. Con il lockdown sono sparite e forse questo mi ha spinto a lavorare senza distrazioni". Nel suo progetto A diary of confinement, immagini, testi e canzone raccontano uno spaccato intimo della crisi sanitaria in giro per Manhattan, nel Bronx, nel Queens e Brooklyn, ma anche la storia del trasloco della sua coinquilina e della solitudine che si affrontare all'improvviso. Gaia Squarci collabora con l'agenzia Prospekt e con Reuters e ha lavorato per i principali magazine e quotidiani italiani e americani.