Scoprire il Veneto /2

La rivelazione delle terme euganee

Giovanni Battistuzzi

Il passato che ritorna e riemerge dalle acque termali. Mario Soldati e quel passaggio sotto i coni verdissimi dei Colli euganei

Là sotto i coni verdissimi dei Colli euganei c’era finito perché glielo avevano suggerito. Un toccasana, gli avevano detto. Toccasana. Parola gentile per dire che gli anni avanzavano e toccava prendersi cura di se stessi. Aveva sbuffato, pure pensato di cambiare medico. Ma ormai s'era abituato, quasi affezionato. E poi, in fondo in fondo sapeva che il dottore aveva ragione.

 

C’arrivo in un giorno di freddo e umidità stagnante. Aveva oltrepassato una pianura padana invisibile avvolta com’era da una coperta di nebbia fitta e spessa, impenetrabile come un brutto sogno. Un anticipo d’autunno che faceva capolino tra i caldi ricordi di un’estate appena passata. Nel cullare costante del treno provò piacere a vedere ciò che non riusciva a scorgere dal finestrino. Le terme sono cosa che è meglio affrontare con un minimo di fresco, pensava. Non che fosse vero, ma è convinzione tipica di chi nelle acque calde si è mai immerso. Non era il solo pregiudizio che aveva. Averne su questioni ininfluenti è il modo migliore per lasciare la testa libera di pensare alle cose importanti. E lui di cose importanti ne aveva a cui pensare. Primo finire di scrivere quello che aveva iniziato da tempo e che da tempo non riusciva a completare. A volte capitano una serie di avvenimenti che distolgono la nostra attenzione da ciò che vogliamo fare, ce le fanno rimandare. O forse siamo noi, sotto sotto, a voler farci distrarre. Per questo, per non avere distrazioni, decise che l’albergo non era cosa per lui. Non gli interessava rinunciare al lusso e alla comodità, perché gran lodi su questo gliene avevano fatte, e in molti. Certo ci sarebbe entrato per andare alle terme, ma avrebbe dormito altrove, in una casupola che un amico aveva in più e che era vuota da tempo. Una sistemazione tranquilla, isolata il giusto, ma vicino all’abitazione del sior Gianni, alla cucina della siora Anna, che dicevano fosse spettacolare.

 

Nel grigio al di fuori dei finestrini piano piano si iniziarono a intravedere qualche linea, qualche forma, infine addirittura qualche figura. La nebbia si stava leggermente diradando e si distingueva addirittura la scritta MOTEGROTTO TERME sulla facciata interna della stazione. Gli erano sempre piaciuti molto i segnali di buon auspicio. Il sior Gianni era lì ad aspettarlo. Si abbracciarono. Era da tempo che non si vedevano ma di cose, e strambe, ne avevano vissute parecchie assieme. Ma era una vita fa, c’era ancora il fascismo, Roma era ancora poco militare e molto divertente e l’arte era una promessa che aveva tenuto assieme un torinese e un veneto in lunghe notti balorde per i vicoli del centro.

 

Parlarono per ore e ore, ininterrottamente, qualche bottiglia davanti, goti che si svuotavano e come si svuotavano venivano riempiti. Nelle loro orecchie i ricordi di loro due assieme si mescolarono ai passati di loro lontani, entrambi a cercare di portare avanti, al modo migliore, la loro velleità artistica. Non si trovarono poi cambiati molto. Il sior Gianni era il solito testone veneto. E agli occhi del sior Gianni Mario era il solito testone piemontese, solo che ora il suo Mario Soldati era anche il Mario Soldati di tanti, quello dei film, dei libri. “Vedi la differenza tra scrivere e tradurre…”, scherzò con il suo marcato accento veneto.

  

Dalla terrazza del sior Gianni Montegrotto Terme iniziava ad avere colore, mentre la nebbia pian piano si diradava e i suoi palazzi nuovi e i pini marittimi si potevano finalmente far ammirare dagli occhi del nuovo venuto.

 

Nei giorni seguenti Soldati iniziò a riconsiderare un po’ di cose. Prima tra tutte le terme. Immerso nelle acque termali delle terme euganee si iniziò a sentire meglio, a godersi una nuova tranquillità, ben diversa dalle ultime che aveva provato. Nei pomeriggi a zonzo a passeggiare tra i boschi dei colli euganei iniziò a scoprire panorami che non aveva notato, un altro Veneto ben diverso da quello che aveva visto. Aveva scoperto osterie e vini sperduti, ma che dentro avevano storie e novità. Nei piatti della siora Anna e negli altri mangiati o mangiucchiati di qua e di là tra una camminata e l’altra una cucina di cui si era fatto un’altra idea, non sbagliata certo, ma altra sicuramente.

 

Montegrotto Terme la lasciò dopo meno di una settimana, con i problemi che sembravano spariti, tante scoperte fatte e il libro a buon punto. Il treno questa volta lasciò i colli in pieno sole, attraversò una pianura padana visibile e brillante. 

 


 

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