Spazio Okkupato

Un atto di fede contro il Covid

Giacomo Papi

Il virus, la paura e la fiducia che si chiede ai cittadini nella politica e nell’efficacia del metodo scientifico

Quando il professor Cacciari appare in tv sembra sempre offeso per l’imperfezione della realtà e del genere umano. Qualche sera fa, osservandolo mentre scuoteva la barba contrariato dalle innegabili contraddizioni insite nelle direttive sulle mascherine, mi sono ricordato di un’altra gran barba, quella del Grande ayatollah Ali al-Sistani, la massima autorità sciita dell’Iraq e una delle massime al mondo. E mi è venuta la curiosità di verificare se in materia di coronavirus e mascherine l’ayatollah sia più o meno offeso del professor Cacciari. Il sito ufficiale di al-Sistani ospita, infatti, una magnifica sezione di Questions and Answers che illumina i fedeli su questioni teoriche e pratiche per aiutarli a regolarsi in questa complicata esistenza. Si va dalla masturbazione al backgammon, dall’aborto al formaggio, dall’omosessualità alle lotterie e alla barba, appunto. Una nuova sezione riguarda proprio l’epidemia. “In nome di Allah Clemente e Misericordioso”, scrive al-Sistani dalla città santa di Najaf, “Prendere precauzioni proporzionate alle dimensioni di questa pandemia senza panico e angoscia. Prendere tutte le precauzioni preventive e le cure basate su quanto stabilito dai medici tenendosi lontani dai metodi antiscientifici”. A un gruppo di fedeli desiderosi di sapere se sia obbligatorio astenersi dal contatto fisico, al-Sistani risponde: “Coloro che temono di infettarsi toccando o assembrandosi ad altri perché ne potrebbero essere gravemente danneggiati, anche se non a morte, devono evitarlo. A meno di non prendere le necessarie precauzioni, tra le quali sterilizzazione, mascherine e guanti così da essere certi di non contrarre la malattia. Chi non aderisce alle istruzioni predette e come risultato si ammala, da una prospettiva religiosa non sarà perdonato”. Per il Grande ayatollah, insomma, l’obbedienza ad Allah non esime dall’obbedienza alla scienza. Anzi. E la sua è la stessa posizione della Chiesa cattolica. I leader religiosi sembrano credere, cioè, alle indicazioni degli scienziati molto più di leader di destra come Trump, Bolsonaro e Salvini, o di pensatori laici di sinistra come Slavoj Žižek, Giorgio Agamben e il professor Cacciari, appunto. Si dirà che il Grande ayatollah se ne frega della sospensione delle libertà democratiche. E’ vero, ma non si capisce perché questa preoccupazione debba sempre tradursi nella minimizzazione o nella negazione del rischio sanitario. L’impressione è che un certo pensiero laico e libertario di derivazione illuminista si concentri sulle insufficienze della politica e della medicina per incapacità di accettare la fallibilità della scienza, l’esistenza del male e l’impotenza dell’uomo. Quando il senso del sacro svanisce si pretende che l’assoluto, il non contraddittorio, sia instaurato sulla terra. L’epidemia ha certamente mostrato l’arbitrarietà e l’insensatezza di molte regole e leggi spesso in contraddizione tra loro, in tutto il mondo, non solo in Italia. Lo stato di diritto e la scienza hanno improvvisamente mostrato i propri limiti, la loro struttura segreta e la loro funzione emotiva. La legge sembra, cioè, regredire spontaneamente alla sua forma più primitiva, che è proprio la religione, i cui dettami non pretendono di azzerare il male e i peccati degli uomini, ma cercano di armonizzarli e regolarli per non sfasciare la società. E’ qui che religione e diritto si incontrano. Le risposte di al-Sistani sul matrimonio, sul tradimento o sull’eiaculazione danzano in equilibrio precario tra la necessità di accettare la fallibilità umana e quella di imporre un minimo di ordine alla convivenza civile. Funzionano, cioè, come le mascherine che non azzerano il rischio, ma lo contengono tenendo alta l’attenzione. Alla funzione sanitaria assommano quella simbolica, come la Quaresima e il Ramadan che invitano alla dieta per impedire che le abbuffate diventino la regola. L’autunno e l’inverno saranno plumbei. Ogni colpo di tosse, starnuto e accenno di febbre provocherà interruzioni, paura e chiusure. Quasi sicuramente aumenteranno i contagi, i ricoveri e i morti. Di fronte a questo panorama angoscioso, ciò che si chiede ai cittadini è un atto di fede (o di fiducia) nelle buone intenzioni della politica e nell’efficacia del metodo scientifico che come si sa è fondato su dubbio ed errore. Si può decidere di credere e sforzarsi di essere prudenti oppure eccepire, minimizzare, negare, gridare al complotto o all’emergenza democratica, comportandosi come le mandrie di gnu che attraversano il Serengeti sapendo che molti saranno sbranati da leoni e da coccodrilli, ma che alla fine la maggior parte riuscirà ad attraversare il fiume. Pur di non accettare l’imperfezione del mondo, insomma, ci si può anche affidare alla fortuna o sperare in Dio, anche quando non ci si crede più. Scarichiamoci Immuni, va là.

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