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Lo storico che, come Raskol'nikov, si sentiva più Napoleone che insetto

Paolo Nori

Oleg Sokolov ha fatto a pezzi la sua Giuseppina. Orrore a San Pietroburgo

Nella mattinata di ieri, lunedì 11 novembre 2019, si diffonde la notizia di un uomo di 63 anni, ubriaco, che viene trovato in un canale, in stato di ipotermia, aggrappato a uno zaino. E una decina di persone pensano sia bene informarmene. Come mai? Perché quel canale è nel centro di Pietroburgo, e quell’uomo è un celebre storico russo, il più grande esperto russo di Napoleone, dicono, e in quello zaino i soccorritori hanno trovato due braccia femminili e una pistola ad aria compressa; e nella casa dello storico hanno trovato un corpo femminile privo di testa e di braccia e la testa mozzata, che sembra appartenessero alla fidanzata dello storico, una studentessa di 24 anni; i due, dicono, si facevano vedere spesso insieme, lui vestito da Napoleone, lei da Giuseppina Bonaparte. E cosa c’entro io con Napoleone Bonaparte e con gli storici russi? Credo che il motivo che ha convinto un po’ di persone a farmi sapere che era stata diffusa questa notizia abbia a che fare col fatto che la stampa l’ha messa in relazione con “Delitto e castigo” di Dostoevskij.

 

Intanto: questo sembra essere un delitto orribile. Sembra che l’anziano professore abbia ucciso la sua fidanzata, l’abbia fatta a pezzi, abbia provato a occultarne il cadavere buttandone i pezzi in un canale e sia caduto, per sbaglio, in quel canale, che è la Mojka, che attraversa il centro di Pietroburgo e nel quale, all’inizio di “Guerra e pace”, Pierre Bezuchov e i suoi compagni di bisboccia gettano un gendarme con un orso legato alla schiena.

 

Il delitto di Dostoevskij, però, ha molto a che fare con la psicologia del protagonista, Raskol’nikov, uno studente povero che si interroga sul proprio valore: si chiede se lui è come un insetto o come Napoleone e, memore forse di quel che dice Balzac, che ogni fortuna è fondata su un delitto, decide di costruire la propria sull’omicidio di una vecchia, insopportabile, inutile usuraia, e poi di comportarsi bene per il resto della propria vita.

 

Ora, senza conoscere niente della psicologia dello storico russo è impossibile fare dei paragoni, ma ho come l’impressione che qui Raskol’nikov non c’entri tanto. Mi vengono in mente due cose: la prima la scrive il filosofo Boris Groys in un libro intitolato “Politica dell’immortalità”: “Raskol’nikov riflette su che cosa potrebbe voler dire essere Napoleone in Russia, e arriva alla conclusione che essere Napoleone in Russia significa ammazzare la sua anziana vicina. Questa è una deduzione alquanto strana – commenta Groys – se si pensa che fu proprio Napoleone a tentare di fondare il moderno stato di diritto. Ma è proprio la stranezza di questa conclusione a interessare Dostoevskij, perché vi distingue quel fraintendimento che secondo lui è tipicamente russo. E Dostoevskij rivende tale fraintendimento in occidente. La merce occidentale danneggiata viene riconsegnata a Parigi come se fosse autenticamente russa” (la traduzione è di Eleonora Florio).

 

La seconda me l’ha detta una guida della Casa museo di Dostoevskij di Pietroburgo che mi ha detto che, in vicolo dei Falegnami, sempre a Pietroburgo, sul canale Griboedov, nella casa dove abitava Raskol’nikov, gli studenti russi si arrampicano fino alla soffitta del quinto piano e scrivono sui muri: “Raskol’nikov, conosciamo anche noi una vecchia inutile, Irina Petrovna, la nostra insegnante di Letteratura russa, valla a trovare, abita in ulica Vosstanija, casa 11 appartamento 21”.

 

Niente a che vedere con il delitto terribile di cui si è saputo ieri, che non mi sembra né più né meno russo dei terribili delitti del genere commessi dagli italiani, ma magari mi sbaglio.

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