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Le mille luci

Annalena Benini

L’illuminazione di Roma diventa Led: sarà come aprire un frigorifero, lampioni gialli addio

Camminare nel centro di Roma di sera, la notte, è così bello da togliere il fiato. Riconcilia con tutto quello che in questa città non va, e offre la sensazione, addolcita e resa senza tempo dalla luce gialla dei lampioni, di trovarsi nel posto più bello del mondo. Ci si sente fortunati, davvero, a sbucare in piazza del Pantheon e poi proseguire per piazza Navona, e da lì cercare il fiume, sempre seguendo le luci. Ogni volta si torna a casa con un senso di grandiosità: scompare la spazzatura, spariscono i topi, lo sfacelo, i problemi, e i tacchi distrutti nei buchi fra i sanpietrini diventano solo prove di un’unicità che va meritata. Adesso però cambierà tutto, si tornerà a casa in un altro modo, con un riflesso freddo e secco sulla faccia, con un’impressione diversa, modificata dopo secoli, dei palazzi e dei monumenti. Anche fermarsi su ponte Garibaldi a guardare l’Isola Tiberina sarà diverso. Sta arrivando l’illuminazione Led dentro i centottantaseimila lampioni romani: a luglio sarà tutto pronto ma già in via degli Zingari, ad esempio, la luce è bianca, gelida (anche se nel centro storico la tonalità Led scelta è quella calda, mentre in periferia si sta sperimentando direttamente l’effetto apertura del frigorifero), e le case non sembrano più le stesse, la strada è cambiata. La luce a Led fa risparmiare molta energia, anche se comunque questo progetto è costato a Roma quarantasette milioni di euro. Quarantasette milioni di euro per far sparire, trasformandole in qualcosa di totalmente diverso, le passeggiate gialline e sempre stupefacenti nel centro di Roma.

 

A Central Park, a Manhattan, gli abitanti si sono infuriati contro le lampade a Led con cui sono state sostituite le luci gialle dei lampioni, dicono che quella luce bianca entra dalle finestre e va a ficcarsi direttamente negli occhi e che è tutto così brutto. Forse erano luci troppo forti, forse bisogna soltanto abituarsi all’assenza di giallo, ma come si fa a essere preparati a vedere Piazza del Campidoglio bianca, a bassa temperatura? E’ un’idea romantica quella della luce gialla, e forse è superata, costosa, forse una luce da studio medico è più giusta, moderna, democratica, anche in nome del non inquinamento luminoso (io però in città non sento il bisogno di vedere le stelle, ma il bisogno di vedere la città), però di certo rinunciare al romanticismo, alla bellezza delle strade illuminate di giallo è un grosso cambiamento. Di umore, di ispirazione, di slancio. Togliere la poesia della luce gialla non è una piccola decisione senza conseguenze: la luce ha costruito la sostanza di questa città, delle facciate e delle fontane. Ed è anche evidente che baciarsi sotto un lampione bianco (che quando si romperà verrà sostituito da qualcosa di plastica) non è come baciarsi sotto un lampione giallo. E’ peggio. La luce bianca non regala niente al volto, bisognerà quindi fare più attenzione anche al trucco, bisognerà mettere dei filtri nelle foto, bisognerà dire più spesso: no, andiamo a casa, ho freddo. Il senso di euforia che regala una notte romana sarà comunque raffreddato da questo pensiero secco sulle luci. Che erano così belle, così dolci, che contribuivano a rendere luminoso il motivo per cui le persone di notte a Roma dicono: ne vale la pena.

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  • Annalena Benini
  • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.