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L'incommensurabile quoziente di carattere e personalità dei bassotti

Giuliano Ferrara

Sono irritato per le classifiche sull’intelligenza dei cani: l’intelligenza è degli umani, non dite bestiate, ma hanno carattere, ciò che non sempre si può dire degli individui di tipo umano

Ci sono i cani, e i bassotti. Sono irritato per le classifiche sull’intelligenza dei cani: poodles, labrador, pastori. I cani non sono intelligenti, ovviamente, sennò scriverebbero, parlerebbero, dipingerebbero, metterebbero in scena, dirigerebbero orchestre, leggerebbero vecchi libri. Niente di tutto questo. Non sono nemmeno diversamente intelligenti, come direbbero la Bonino o la Boldrini. Non si segnano, non vanno a messa, non sanno cosa sia l’amore carnale, quello spirituale men che meno, non votano. In questo ha ragione Langone, che per il resto del suo disprezzo per gli animali è come si direbbe “un cane”. Ma hanno carattere, ciò che non sempre si può dire degli individui di tipo umano. Pietro Ingrao, il poeta, diceva che, insieme alle piante, gli animali, specie quelli domestici (aggiungo io) sono il vivente non umano, e che va custodito con cura. Aveva ragione. I bassotti sono testardi, affettuosi, aggressivi, rumorosi, curiosi, e le bassottine in ispecie vengono quando le chiami. Non si può chiedere di più al carattere proprio di un cane.

Se non che i caratteri sono diversi. Il vecchio bassotto di mia madre, morto a Capodanno, era solitario, introverso, nevrotico, amabile ma scontroso con tutti. E’ durato vent’anni. La madre delle mie bassottine, e di quelle che stanno a Napoli e ai Parioli, e di quella scomparsa a New York per malattia autoimmune, e di quello che sta a Firenze, la madre di sei creaturine grandi poco più di un pugno di capperi alla nascita, è scoglionata. Vive con due figlie, che ama e detesta, in casa mia. Veniva a lavorare con me. E’ buona, come sanno i redattori del Foglio. Una sua figlia che sta con mia moglie e Linda e me ha la coda tronca, è tecnicamente non bellissima, ma è dolce come lo zucchero e vuole sempre stare in braccio a papone. L’altra, nera come suo padre, che è morto azzannato da un alano, dunque la mamma è vedova, è timida, scontrosa, e bellissima, come la Garbo. E lo intuisce col carattere, di essere così bella e preziosa. Non vedo come si possano classificare caratteri così originali e spavaldi, malinconici e felici, certo non si possono confrontare con i caratteri dei cani.

 

I cani, puah. I bassotti, volevate dire. Mangiano poco, non hanno sempre fame, corrono abbastanza, passeggiano con eleganza, danno la caccia alle lucertole per gioco, dormono della grossa un sacco di ore a notte e di giorno. Sono felici quando vanno dal parrucchiere per lo stripping. Felici e vanitose. Amano andare al ristorante, il che capita spesso. Sono sempre con qualcuno che le bada. Hanno a disposizione una terrazza in primavera e in estate assolata e calda. Piace loro la vista, ma come per me, con moderazione. Conoscono New York, hanno visto la neve, amano la campagna. Non leggono, ma tengono compagnia quando si legge. Si fanno fotografare per strada senza complessi. Parlano a segni. Rumoreggiano e abbaiano quando gli va, spesso. Sì ho avuto anche pastori, uno di cui ero perdutamente innamorato, trovatello, che viveva con me quando ero solo, e Jack Russel e altri bastardi. Mica male. Bei cani. Bene educati. Li seguo dappresso e raccolgo la loro cacca, mica sono D’Alema. Li seppellisco nel giardino di campagna, li piango con moderazione perché non hanno il diritto di morire eppure muoiono anche loro come morirò io, e molti altri, però cristiani. Hanno un carattere colossale, con cui in pochi possono competere. Sono i bassotti. E le bassotte. Una volta il professor Sartori mi raccontò che a Sankt Moritz i Bassetti avevano dei bassotti che scendevano barcollando sui sentierini ghiacciati. E lui, toscanaccio linguacciuto, disse: i bassotti dei Bassetti sono alticci.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.