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Alla seconda puntata Casa Mika annoia un po', peccato

Simona Voglino Levy

Buona la prima (anzi, buonissima). Un po’ meno la seconda. Lo show del cantante inglese su Rai 2 tiene botta ma non fa il botto (parentesi buonista compresa)

Buona la prima (anzi, buonissima). Un po’ meno la seconda. Lo scriviamo con un velo di rammarico giacché ci eravamo affezionati volentieri all’idea che questo bel varietà dal sapore vecchio, eppure nuovo nell’ottima manifattura, avrebbe potuto salvarci i prossimi martedì sera con tisana e copertuzza. E, invece. Può darsi ce li allevierà, tenendoci comunque buona compagnia, ma senza regalarci l’entusiasmo del primo appuntamento.

Il programma continua a tenere botta. Ma non fa il botto. Non funziona Morgan, primo ospite della soirée. Esagitato e fuori tempo, ci ha dato conferma del fatto che sia ormai più adatto a fare il giudice in tv che non il cantante. Si esibisce insieme a Mika e la performance finisce a rotoli. Nel vero senso della parola. Con i due che ruzzolano dentro un prato artificiale con tanto di fiorelloni a suon di battute a facile doppio senso.

Buona l’apertura dello show con il racconto di Carolina, “Una persona che incontravo alla periferia di Miami (pronunciato come si legge, bontà del caro Mika) quando io cercavo di fare il musicista, mentre lei era una prostituta”, ha raccontato il padrone della casa più in voga del mese. “Un giorno Carolina non c’era più, ma una parte della sua anima è rimasta dentro di me e ho scritto questa canzone per lei”: la festa si scatena su Love Today. E persino a noi sembra di essere lì a dimenarci sulle note del fu tormentone Mikiano.

Quindi, Emma Marrone insaccata in un vestituzzo floreale intona “Domani è un altro giorno”, in duetto col proprietario di casa. Dopo Morgan, ci voleva.

Il monologo di Mika sul vero amore richiama al tema della puntata: Peace & Love. “Non so che cosa è, ma so cosa non è”, attacca il cantante libanese: “Non è quello delle regole, dei divieti, dei sermoni ma quello che senti e quando arriva lo riconosci perché non assomiglia per niente a quello che ti hanno raccontato: non conosce vergogna e mai chiede scusa”. E via con la sua “The origin of love”.

Sempre fortissima la “piscologa” che sbaglia le ultime vocali di qualsiasi parola, interpretata dalla magistrale Virginia Raffaele: “Ma lo sai che è bella sta frociata: la fai tutte le settimane?”, interroga l’amico.

Si apre la parentesi buonista che all’esordio era stata dedicata al Rione Sanità (ormai una superstar), con la Banda Rulli Frulli che durante il terremoto in Emilia ha perso il locale in cui faceva le prove. “Suonano strumenti fatti da loro: cestelli della lavatrice, bidoni della spazzatura, c’è persino una chitarra costruita con una grondaia caduta durante la tragedia”, spiega il conduttore.

A noi non entusiasma la retorica salvifica del vip buono che regala un momento di felicità al comune mortale, meglio se grato e sfigato, ma ci rendiamo conto che il meccanismo televisivo lo brami.

Ed ecco che esce da un frigorifero: Monica Bellucci. L’entusiasmo del pubblico si spreca ancora prima che lei abbia proferito sillaba (forse per questo?). Retorica a buon mercato su ciò che conta davvero, cioè gli affetti e l’amore (maddai?). E via con l’applauso. Ovvio. Il dialogo è modesto, la serenata di Mika fra insalata e pomodori sulla riga falsa di “Je t’aime moi non plus”, poco credibile.

Ci piace Rapahel Gualazzi, il ragazzone della premiata scuderia Caselli con la sua estate di John Wayne. E anche i suoi imbarazzi, poco televisivi.

Vince ancora la versione taxista di Mika, questa volta a Napoli alle prese col cambio manuale. Insieme a Virginia Raffaele, il pezzo forte.

Infine, Luca Zingaretti (che, signore mie!), i giovani Joan Thiele e Michele Bravi e un bell’omaggio a Dario Fo: “Uno dei primi amici che ho avuto in Italia”, ha raccontato il conduttore. “Volevamo fare un programma nel quale il mondo finiva e noi ci ritrovavamo in un magazzino pieno di oggetti e lo ricordavamo com’era. Ora sono rimasto solo, il mondo non è veramente finito ma è diventato più piccolo da quando non ci sei tu: ciao Dario, buonanotte, dormi bene amico mio”.

La musica è finita, gli amici sono andati. E le nostre palpebre calano. E’ quasi mezzanotte e spegniamo la tv, questa volta con entusiasmo castrato rispetto all’esordio.

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