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Non sarà nulla di nuovo, come dicono i criticoni, ma Casa Mika è un programma ecclettico (e che piace)

Simona Voglino Levy

Poteva essere un'accozzaglia, si è trasformato in uno spettacolo gradevole. Anche perché non importa cosa faccia, bastano pochi minuti per capire che lo spilungone di Beirut è in grado di fare qualsiasi cosa. 

Un po' varietà un po' teatro. Che vuol dire intrattenimento, ma anche divertimento. Di qualità. E, poi, diciamolo: pure un po’ marchetta, giacché gli ospiti tutti s’intrattengono col bel padrone di casa per promuovere qualcosa. Chi un disco, chi uno spettacolo teatrale. Poco importa, perché quella che sarebbe potuta risultare come un’accozzaglia ha costruito uno spettacolo godibile e armonioso. Adatto a tutti. Grandi, grandissimi e piccoletti hanno certamente potuto trovare uno spazio d’evasione grazie a questo programma.

 

Il padrone di casa è eclettico, capace, opportuno. Si diverte, ci crede. Si crede. Quindi: gli crediamo anche noi.

 

Non importa cosa faccia, a poco dall'inizio dello show è chiaro che Mika è in grado di fare qualsiasi cosa. Dal ballo, al canto, fino al monologo, lo spilungone di Beirut incanta col suo eclettismo ponderato. Lo show è di un uomo solo. Finalmente.

 

Malika – carrè biondo, di rosso vestita – spalanca le danze. Si promuove, giustamente, e poi duetta col presentatore che, per la prima volta, canta un brano intero in italiano. E lo fa bene.

 

Quindi, una sfilza di ospiti, usata come arma dai detrattori più convinti del neonato programma: “Con tutti quei personaggi sarebbe capace anche Barbara D’Urso”, hanno gracchiato. E invece no, ci spiace. Senza nulla voler togliere alla Dama dei pomeriggi del Biscione. Vero: gli ospiti ci sono. Ma vanno saputi accogliere, valorizzare, coccolare. Senza lasciarsene sopraffare. E, infatti, è sempre il bel Mika a tenere salde le redini della scena.

 

Dopo Malika, Pif: regista, ma anche attore e poi “minchione” che può dire qualunque cosa. Vero. Il compendio di storia nostrana pensato per il conduttore straniero, funziona. E magari non soltanto per il conduttore straniero: “Avevamo un duce ed eravamo molto felici. Poi lui si è alleato con un altro dittatore e presi dall’entusiasmo abbiamo dichiarato guerra agli americani che si sono incazzati e ci hanno bombardato. Poi sono sbarcati in Sicilia e noi eravamo molto felici – sai com’è: Italia, Spagna basta che se magna – ha ironizzato facile il regista-attore - “minchione””. “E alla fine gli americani hanno fatto quello che fanno in tutto il mondo: si alleano con un cattivo per sconfiggere un altro cattivo, e in Sicilia è venuto benissimo questo giochetto, tant’è che il pericolo comunismo non c’è più, così il pericolo nazismo, il fascismo c’è ed è rimasta la mafia”. Ecco.

 

Anche Renzo Arbore intrattiene. “E’ lui il primo deejay d’Italia”, ha fatto presente Mika. “Prima di Benny Benassi e David Guetta”, ha poppizzato lo showman in modo efficace.  Quindi, un tuffo nel passato che non stona e restituisce il sapore del varietà dei tempi andati. Quello autentico. Una cantata sulle note di “La vita è tutta un quiz”, premonitrice canzonetta –nell’accezione ottima che il termine può indicare – ci ricorda la dittatura dell’auditel (“nella vita comandi fino a quando hai stretto in mano tu il telecomando”), mai esaurita: gli anni passano, i panel poco indicativi restano.

 

 

Fra gli ospiti anche Sting, in promozione (giustamente), con un fisico che “Signore mie!”, Francesca Renga che funziona sempre, Napoli col suo quartiere Sanità (che tra un po’ ci avrà stufati visto che i media ne hanno fatto una passione, ultimamente). Marco Giallini emblema di virilità catodica – e digitale –con la sua voce romana e baritonale, da poco sul piccolo schermo (cioè: su Rai due) col suo discussissimo vicequestore Rocco Schiavone che si fa le canne e fa incazzare tantissimo i Gasparri e i Giovanardi. Che s’indignano e twittano e dichiarano e denunciano in un’iperbole grottesca, tipicamente italiota.

 

Ben riuscito l’esperimento del Mika tassinaro (non taxista, attenzione). A Roma. L’idea è così divertente che ci parrebbe un buon format a sé stante. I clienti sono veri (così han dichiarato), e pure la coda e il tassametro. La colonna sonora prevalente è Raffaella Carrà. Applausi.

 

Il proprietario di casa maneggia con savoir-faire persino Ugo Tognazzi: “Un uomo irresistibile che ha fatto teatro, tv, Moliere e ha portato la satira politica su Rai Uno, 148 film e una famiglia bellissima”. L’ospite, per forza di cose, non può essere lui, Ugo, ma in compenso c’è il figlio: Gianmarco Tognazzi. Che ci piace comunque.

  

Nell’accozzaglia ben amalgamata, anche Benji e Fede, la passionaccia delle nostre teenager, aspettano Mika per andare a dormire. A letto. Con anche la graziosa Sarah Felberbaum, coinquilina dello showman, a coadiuvare gli equivoci normali che danzano intorno ad un letto riempito da tre uomini e una donna. Divertente il siparietto, a tratti scontato, ma forse semplicemente non ci ha entusiasmato l’espediente narrativo.

 

Insomma: nulla di inedito, come hanno gridato con compiacimento i criticoni. Sarà. Ma a noi questo nuovo esperimento del vecchio è piaciuto molto.

  

Questa sera (martedì 22 novembre) un altro party a casa del festaiolo Mika. Fra gli ospiti: Monica Bellucci, Luca Zingaretti, Emma Marrone e pure Morgan.

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